Sabato 27 Luglio 2024
BEATRICE BERTUCCIOLI
Cinema e Serie Tv

‘La vita che volevi’, Vittoria Schisano: "Io, trans e madre libera di essere vera"

Da domani su Netflix la nuova serie tv scritta e diretta da Ivan Cotroneo. La protagonista: "Finalmente un racconto senza alcun pregiudizio"

Vittoria Schisaro con Ivan Cotroneo

Vittoria Schisaro con Ivan Cotroneo

Se non la vita che voleva, certo il ruolo che aspettava. "Ho amato così tanto questo personaggio – dice Vittoria Schisano – che in me ci sarà sempre un pezzettino di Gloria". È la protagonista de ‘La vita che volevi’, la serie in sei episodi, creata e diretta da Ivan Cotroneo, prodotta da Banijay Studios Italy, da domani 29 maggio su Netflix, con Vittoria Schisano prima protagonista transgender di una serie.

Gloria vive serena a Lecce quando la raggiunge Marina, un’amica dei tempi dell’università, a Napoli, quando Gloria era ancora Alessandro. Da quella loro relazione di quindici anni prima – rivela Marina – è nato Andrea, ora un adolescente. "Con Monica Rametta, con cui ho scritto tante altre serie, spesso di cisgender, volevamo raccontare la storia di una donna che aveva fatto un percorso di transizione – spiega Cotroneo – quindi una donna Amab (Assigned Male At Birth, maschio assegnato alla nascita ndr.), nata in un corpo maschile, anche per sfatare una serie di luoghi comuni sulle persone transgender. E ho scelto Vittoria perché infonde verità al personaggio".

Vittoria, quanto si è riconosciuta in Gloria?

"È vero che un attore regala la propria verità ai personaggi che interpreta ma c’è anche un regalo che il personaggio fa all’attore. C’è sempre uno scambio. Dopo questa serie mi sento cambiata, più adulta, anche più centrata. Come se si fosse chiuso un cerchio e oggi fossi pronta a correre il rischio di piacere o non piacere, permettendomi comunque il lusso di essere vera. Ed è paradossale quanto una persona possa raccontare la sua verità, attraverso la verità di un personaggio".

Difficile, quindi, staccarsi da Gloria?

"Quando sono finite le riprese, sono rimasta in Puglia ancora un mese perché amavo avere Gloria addosso. Volevo essere ancora un po’ lei, perché stavo veramente bene nei suoi panni. Mi faceva sentire sicura, forte. Lei è un caterpillar mentre io non ho paura di mostrare le mie fragilità. Ivan mi telefonava e mi diceva: ‘Torna a Roma, non sei Gloria, sei Vittoria’. Morale della favola, ho comprato una casa in Salento e adesso mi divido tra il Salento e Roma".

È stata un’esperienza speciale?

"Mentre giravamo, sentivamo che non era solo lavoro. Eravamo tutti certi che quello che stavamo facendo era molto importante. Spero che questa serie possa far riflettere molte persone e che arrivi lì dove un certo tipo di politica, un certo tipo di cultura, vuole ancora creare distanze. I diritti sono di tutti. Se non sono di tutti, sono privilegi. Sono molto grata a Ivan e a Monica non solo come attrice, perché un ruolo così importante non l’avevo mai interpretato, ma proprio come donna Amab, perché finalmente vediamo una donna non con gli occhi del pregiudizio ma così come dovremmo essere visti noi tutti: non per le nostre identità, non per le nostre scelte personali, ma per le azioni che ognuno di noi compie ogni giorno".

A Cannes è stata premiata per la prima volta un’attrice transgender, Karla Sofía Gascón, insieme alle alle altre interpreti femminili del film Emilia Pérez. Le ha fatto piacere?

"È un premio importantissimo perché è un premio come migliore attrice, non un premio speciale. Spero crei un precedente, così come spero che crei un precedente La vita che volevi. Ho rifiutato tanti ruoli prima di questo, e in alcuni momenti ho pensato di non voler più fare questo mestiere. Quando ho iniziato a lavorare, vent’anni fa, non mi riconoscevo in nessuna storia. La donna transgender era sempre una sex worker o un’emarginata, bullizzata o peggio. Io sono una professionista, pronta per essere una suora come una puttana, una santa, una serial killer come una madre".