Jamie Lee Curtis è entrata al Dolby Theatre dalla porta principale, candidata per la prima volta dopo 45 anni anni di brillante carriera, costellata di successi. L'intransigente ispettrice delle tasse Deirdre Beaubeirdre – logorata da una vita tra le scartoffie, con una Jamie irriconoscibile dalla pancia posticcia, il look sciatto e l'improbabile caschetto bianco – nel film rivelazione dell’anno ‘Everything Everywhere All at Once’. Un ruolo che le è valso la vittoria del premio Oscar come migliore attrice non protagonista. E non solo. La magistrale interpretazione quest’anno ha fatto il pieno di candidature: dai Golden Globe ai Bafta, i Critics' Choice Awards e i Grammy Awards. E due Screen Actors Guild Awards.
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“Hollywood è il posto in cui sono nata e so bene quanto può essere crudele, quando inizi a invecchiare”. Ma, a quanto pare, l’età non è un freno per Jamie. Da ex Scream Queen, simbolo del cinema horror degli anni ‘80, a seducente protagonista di pellicole di successo, con un corpo scolpito da fare invidia, Jamie Lee Curtis ha scelto la strada meno scontata per Hollywood: sfruttare il suo talento e lavorare sul cambiamento. “Più mi piaccio per quello che sono, meno ho voglia di essere qualcun altro”, ha detto orgogliosa la nuova Jamie, dal taglio cortissimo e il capello grigio che sembra fatto apposta per lei. Ecco la parabola di una strepitosa attrice 64enne, passata da essere icona sexy a scrittrice di libri per bambini, ed ora nuovamente regina del cinema con il film rivelazione dell’anno.
Il cinema nel Dna
“Volevo fare la poliziotta, per questo ho studiato giustizia criminale”. Ma poi il Dna è stato più forte di tutto e al cinema non ha potuto dire di no. La 64enne Jamie Lee Curtis – baronessa Haden-Guest per avere sposato nell’84 il Christopher Guest, quinto barone della dinastia – è di nobile stirpe hollywoodiana. Fa parte della ‘Hollywood Royalty’, l’aristocrazia del cinema americano, il suo è un pedigree di razza. Il padre è Tony Curtis, uno dei divi hollywoodiani di maggior successo negli anni '50 e '60, protagonista di capolavori del calibro di ‘A qualcuno piace caldo’ di Billy Wilder, coppia televisiva di successo con Roger Moore in ‘Attenti a quei due’. E la madre, la prima delle sei mogli di Curtis, è Janet Leigh, resa immortale da Alfred Hitchcock con la celebre scena della doccia in Psycho.
Scream Queen: gli esordi horror
Come la madre, anche Jamie Lee Curtis ha iniziato la sua carriera dai film horror. È stata Laurie Strode in Halloween – la saga horror che dal ‘78 al 2022 ha collezionato otto serie, due remake e una trilogia sequel – diventando la Scream Queen (come si dice in gergo) più famosa di sempre. “Avevo fatto la comparsa in qualche telefilm, ma è stato John (Carpenter, il regista del primo Halloween, film cult del 1978, ndr) a vedermi per la prima volta come un’attrice. È stato grazie a lui che ho capito di non essere solo una ragazza carina, ma di poter fare questo lavoro sul serio” ha raccontato Jamie Lee Curtis. “E dire che odio gli horror: non capisco perché uno debba andare al cinema per spaventarsi” ha aggiunto con la sua ironia.
Da leggenda sexy a stella di Hollywwod
Il successo non si è fatto attendere, Jemie Lee è diventata subito una leggenda. Non solo per il suo innato talento, ma anche per il magnetismo sexy e il corpo scultoreo che le è valso lo pseudonimo di ‘The Body”. Un genio creativo e un carisma travolgente. Tra le sue interpretazioni di successo, ‘Una poltrona per due’ (1983) – ha vinto il Bafta nei panni dell’improbabile prostituta Ophelia – ‘Un pesce di nome Wanda’ (1988), ‘Blue steel - Bersaglio mortale’ (1990) e ‘True lies’ (1994), che le è valso un Golden Globe per l’interpretazione di Helen Tasker. Ha vinto un altro Golden Globe per il ruolo da protagonista nella serie televisiva ‘Anything but Love’(1990) e nel ‘98 il suo nome è stato inserito nella celebre ‘Walk of Fame’, la strada delle stelle di Hollywood. Nel 2021 le è stato consegnato il Leone d'oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia e l’anno scorso ha ricevuto il plauso della critica per la sua interpretazione nel film ‘Everything Everywhere All at Once’, per il quale si è aggiudicata due Screen Actors Guild Awards nella sezione migliore attrice non protagonista e miglior cast.
La cocaina, l’alcol e il riscatto
“Mio padre Tony non è stato un papà come gli altri, forse perché non era interessato a esserlo. Con lui ho provato la cocaina. È stata l’unica volta, ma è successo con lui”. È stato un padre assente, Tony Curtis, come lo sono spesso le star. La dipendenza è il vero tallone di Achille della famiglia Curtis: il fratello Nicholas è morto per un’overdose di eroina a 23 anni, mentre Jamie è stata dipendente – è stata lei stessa a definirsi “ addicted” – da alcol e antidolorifici per due lunghi e devastanti decenni. “Nessuno lo sapeva, tranne il mio spacciatore”, ha trivelato. Fino a quando un’amica le ha detto: “Ti senti favolosa, ma in realtà sei una donna morta”. Ed è arrivata la svolta. “È stata lei a salvarmi”. Da quel momento è iniziata la rinascita: si è disintossicata ed è entrata nei gruppi di recupero, che continua a seguire anche oggi che è sobria da vent’anni. Jamie Lee Curtis è mamma adottiva di due figli: Annie (1986) e Ruby (1996). É sempre stata al loro fianco, soprattutto ha sostenuto la figlia minore nel suo percorso transgender: “Grazie a Ruby, ho capito che la vita è una metamorfosi continua”.
I libri per bambini
Jamie Lee Curtis, oltre ad essere una produttrice – ha all’attivo quattro film, tra cui la trilogia del sequel di Halloween – è anche una scrittrice di favole per bambini. Ha pubblicato una trentina di libri, tra titoli originali e tradizioni in diverse lingue. I bambini sono la sua passione, ha perfino raccolto 50 milioni di dollari per aiutare i piccoli in difficoltà. “Sono il prodotto di moltissimi divorzi: mia madre si è sposata 4 volte, mio padre 6. Ho sempre avuto a cuore le infanzie tormentate”, ha raccontato l’attrice. La prima favola l’ha scritta a 30 anni, dieci anni dopo è arrivata la scelta di disintossicarsi. “È lì che ho trovato la mia voce. La combinazione di quelle storie e la strada verso la sobrietà è ciò che mi ha fatto comprendere la mia vera forza”.