Mercoledì 19 Marzo 2025
PIERO EGLI ANTONI
Cinema e Serie Tv

‘Gangs of Milano’ è fiction ma anche realtà

La serie di Sky ambientata nelle periferie della città. Droga, prostituzione, violenza: quasi un ritratto (esasperato) in presa diretta

Una foto di scena di Gangs of Milano, la nuova serie tv in otto puntate in onda da venerdì su Sky e su Now

Una foto di scena di Gangs of Milano, la nuova serie tv in otto puntate in onda da venerdì su Sky e su Now

Milano, 19 marzo 2025 – Non è il Bronx. E non è neanche Kabukicho di Tokyo. È Milano. Milano? Sì, Milano. Almeno quella città rappresentata in Gangs of Milano, fiction in otto puntate in onda da venerdì su Sky e su Now. Una Milano dove ci si droga, ci si prostituisce, si spara, si mena, si spaccia – certo una Milano che non piacerà al sindaco. Una Milano, per la verità, girata per metà a Torino - “La film commission di Milano ha pochi soldi”, si è lamentato Nils Hartman, Executive Vice President Sky Studios per l’Italia. Ma torniamo alla serie, seguito ideale di Blocco 181, di tre anni fa, anche se con un salto temporale che presenta nuovi personaggi.

Lo scopo è raccontare, enfatizzandolo, il clima delle estreme periferie della metropoli, il degrado ma anche la voglia di riscatto dei giovani – spesso immigrati di seconda generazione – che cercano una nuova vita attraverso la musica – il rap – o in altri modi meno leciti. I recenti episodi di cronaca – le violenze dei “maranza”, la morte di Ramy inseguito da una pattuglia dei carabinieri, i traffici loschi della Gintoneria – sembrano avvalorare il clima plumbeo della serie. Ma gli stessi autori – sceneggiatori e regista – mettono le penne avanti: “È solo fiction, non è un documentario e non abbiamo pretese sociologiche”.

Due attori sono esordienti, Fahd Triki e Noè Nouh Batita, loro la periferia l’hanno conosciuta davvero. “Da piccoli, mamma ci metteva i sacchetti alle caviglie perché era pieno di siringhe”, raccontano. “È strano andartene via dal tuo Paese per trovare le stesse difficoltà qui”. Quando gli chiedono se le periferie oggi siano cambiate molto, Noè risponde con sincerità: “Veramente adesso abito a Citylife. Ma posso dire una cosa: in periferia ci si aiuta molto di più. A Citylife si fa fatica persino a salutare, se tieni aperta la porta a un vicino è difficile che ti ringrazi”. Interviene lo sceneggiatore Paolo Vari: “Le periferie sono cambiate perché negli ultimi anni lo stato sociale è arretrato, e nelle periferie lo senti subito. Ognuno cerca di arrangiarsi come può, chi occupa le case, chi fa musica, chi cerca modi meno legali. Milano è una città a misura di un altro tipo di abitante, è una città che sta espellendo i meno ricchi. Però in periferia c’è anche tanta voglia di affermarsi”.

Interprete di eccezione è Salmo, pioniere del rap italiano, che impersona Snake, ricercato per tentato omicidio, che si rifugia in un gigantesco alveare umano gestito da cinesi in attesa di ricevere un falso passaporto da Arturo, cioè Alessandro Borghi. Protagonista di scene alquanto violente, racconta: “Avevo la controfigura, ma mi divertivo troppo, quando ti capita un’occasione così? Infatti sono pieno di cicatrici. Il mio sogno è recitare in un film tutto azione, senza nemmeno una battuta”.

Che differenza esiste tra un rapper e un attore? “Sono due poli opposti. Recitare è la distruzione dell’ego, mentre il rap vive per il proprio ego”. Quanto assomiglia Salmo a Snake? “Diciamo il 3 %. Snake è un ossessivo compulsivo dell’ordine, io sono un disordinato completo. Lui ama la violenza, io la odio”.

Salmo, oltre a recitare, si è occupato anche della colonna sonora: “Abbiamo suonato i pezzi come se fossero degli anni ‘70. La musica è importante, ma la musica che accompagna i sentimenti è meravigliosa”. La gang suona per noi.