Venerdì 10 Gennaio 2025
REDAZIONE MAGAZINE

Diamanti di Ozpetek (record di incassi nelle vacanze), spiegazione del finale

Ozpetek batte tutti e supera sè stesso con un film dedicato alle donne dal finale aperto

È stato Diamanti di Ferzan Ozpetek il film più visto a cavallo delle vacanze natalizie del 2024. Il quindicesimo lavoro del regista turco, uscito nelle sale il 19 dicembre scorso, ha raggiunto entro il 6 gennaio il traguardo di 10.657.945 di euro di incassi e di un milione e mezzo di presenze. Un riconoscimento che ha premiato un sinergico lavoro di squadra di un cast stellare e affiatato costituito prevalentemente da personaggi femminili.

Ozpetek batte anche sè stesso

Non è un segreto, in effetti, che il film sia interamente dedicato alle donne e, nei giorni che hanno seguito la fine delle vacanze, il grande successo non si è arrestato. Il box office, in effetti, ha registrato un’ulteriore crescita consentendo a Diamanti di raggiungere, nella giornata dell’8 gennaio, l’incasso record complessivo di 10.915.067 euro. Una cifra che ha permesso a Ozpetek di superare sé stesso: nel 2003 infatti, il regista si era fermato “solo” a 10.813.406 euro di incassi con La finestra di fronte. Diamanti è, quindi, attualmente il suo film più visto, nonché il secondo lungometraggio italiano più visto nel post-pandemia, preceduto solo da C’è ancora domani, il pluripremiato esordio da regista di Paola Cortellesi che potrebbe addirittura concorrere agli Oscar.

Diamanti: trama e cast

Il lungometraggio parte con un regista (interpretato dallo stesso Ozpetek) che spiega alle sue attrici di voler fare un film per celebrare le donne e le scene del cast attorno al tavolo in fase di lettura del copione sono ricorrenti. La maggior parte della pellicola, però, ha un’ambientazione diversa: lo spettatore si ritrova all’interno di una sartoria degli anni 70. Qui, donne di ogni età, sono a lavoro per realizzare gli abiti di un film che si preannuncia come un enorme successo. Dall’atelier passano attrici di teatro e di cinema, sarte neofite o grandi costumiste e persino una cuoca che fa da balia a tutte le altre. Tutte queste figure femminili così diverse si trovano a unire le loro differenze per lavorare come una squadra e creare un capolavoro.

Gran parte del successo del film si deve di certo alla presenza di un cast nutrito che vede alcune delle più grandi attrici italiane (molte delle quali non sono alla prima esperienza con Ozpetek) lavorare all’unisono. Le protagoniste sono Lunetta Savino, Carla Signoris, Vanessa Scalera, Geppi Cucciari, Nicole Grimaudo, Anna Ferzetti, Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Kasia Smutniak, Aurora Giovinazzo, Sara Bosi, Milena Mancini, Paola Minaccioni, Giselda Volodi, Milena Vukotic, Loredana Cannata, Mara Venier ed Elena Sofia Ricci.

Un finale che lascia spazio alle interpretazioni

Proprio al personaggio di Elena Sofia Ricci o, meglio, all’assenza del suo personaggio, si lega il finale del film. Nel corso delle scene in cui il regista dialoga con le “sue” donne, l’attrice dichiara infatti di non poter prendere parte alle riprese perché ha necessità di aiutare e sostenere un’amica in difficoltà. E, in effetti, il suo personaggio – la fondatrice della sartoria e madre di Alberta e Gabriella (interpretate da Luisa Ranieri e Jasmine Trinca) – non compare ed è la trama a spiegarci che la donna è morta anni prima. Sul finale, però, Elena Sofia Ricci – fasciata in un abito che sembra realizzato d diamanti, proprio come il titolo del film – si prende la scena e accompagna Ozpetek in una passeggiata all’interno del set vuoto.

Cosa rappresenta il finale di Diamanti?

Probabilmente Elena Sofia Ricci rappresenta, in questa sequenza, la donna e la madre, ciò da cui tutto parte. La sua immagine, quasi eterea, incarna l’ispirazione stessa che non deve avere un volto o un ruolo ma solo disegnare un’essenza.

La passeggiata nei luoghi del film ormai vuoti e abbandonati che il regista compie, mentre la sua musa gli ricorda che nel cinema non è tanto importante ciò che si vede ma ciò che si riesce a sentire, dimostra, inoltre, un dualismo che unisce il set e la vita. E cioè che anche quando tutto finisce – quando i ciak sono terminati o le botteghe svuotate – ogni cosa va avanti. Il tempo passa, la vita scorre ma qualcosa resta: la bellezza e la grandezza dell’arte.

Non passa, inoltre, inosservato il ritrovamento da parte di Ozpetek nelle sequenze di chiusura di una sfera portafortuna che, nel film, appartiene a Simone, il giovanissimo figlio della modista dell’atelier. Questo fa supporre che il bimbo che si vede spesso in scena sia in realtà il regista stesso. Così come il bambino resta ammaliato di fronte a ciò che si crea nell’atelier e serve a realizzare un film, Ozpetek è affascinato dalla bellezza delle sue muse e dall’immensità del cinema, che egli ha scelto come mondo a cui appartenere.