'Everything Everywhere All at Once' ha fatto il pieno di Oscar. Ma quali sono la bellezza e la potenza di questo film? Il primo punto a suo favore è che l’opera scritta e diretta da Daniel Kwan e Daniel Scheinert (alias i Daniels) cala nel potente scenario fantascientifico del multiverso, tutto azione wuxia e colpi di scena, il melodramma esistenziale – e l’apologo sul potere salvifico dell’amore – vissuto da una madre cinese, interpretata magistralmente dall'eroina conclamata dei film action asiatici/hollywoodiani l'adesso sessantenne Michelle Yeoh, nella pellicola povera madre disperata immigrata negli Usa e dalla sua famiglia in crisi economica e affettiva.
Everything Everywhere All at Once: dove vederlo in streaming e al cinema
La crisi affettiva riguarda il rapporto col marito, ma soprattutto con la figlia: è su questo cardine che si sviluppa tutto il film, che trova i suoi momenti più alti nelle parti finali, ovvero quando si evidenziano le dinamiche sentimentali che legano e allontanano le due donne, nel rapporto diretto tra la madre e la figlia ribelle (poiché gay, e impaurita per la sua scelta sessuale dalle reazioni della sua famiglia sino-americana e ipertradizionalista). Per assurdo, le parti più toccanti del film _-aldilà delle straordinarie performance di Michelle Yeoh, sessantenne attrice malese di origini cinesi superstar grazie alle sue performace in "007 Il domani non muore mai "(1997) e "La tigre e il dragone" (2000), ex Miss Malesia, ex ballerina eletta da Rotten Tomatoes la "più grande eroina d’azione di tutti i tempi", da circa vent’anni al fianco dell’ex boss della Ferrari Jean Todt, già in carriera il record di attrice asiatica più pagata e qui a proprio agio nel vagare da un universo a un altro, calandosi in ogni “genere“ cinematografico possibile, il dramma e il super-action, il musical e il grottesco _ sono quelle che riguardano il rapporto diretto tra la madre matura Michelle e la figlia adolescente interpretata da Stephanie Hsu. Entrambe, in uno dei multiversi in cui vengono catapultate, si ritrovano rappresentate come due sassi: è, per assurdo, forse il momento più alto del film, con un sasso che dice all'altro: "Non dovresti essere qui, in grado di muoverti", e l'altro: "non ci sono regole, ti prendo". Quando uno dei due sassi deciderà di buttarsi dal precipizio dov'è in attesa del suo destino, l'altro sasso - dopo un po' - sceglierà a sua volta di seguirlo. Sono madre e figlia, in quell'eterno rincorrersi tra universi diversi: "da soli siamo tutti inutili", dice la madre al suo amico pseudo-Ratatouille in un universo parallelo. "Qui tua figlia potrebbe avere solo minime particelle di senso", dice la ragazza alla madre nell'universo "normale" in cui le due si trovano e confliggono. E la madre Michelle le risponde: "Vuol dire che apprezzerò anche le minime particelle di tempo: diamoci una possibilità".
Un sasso cade, l'altro sasso si butta. Madre e figlia si abbracciano: la figlia dice alla madre "Possiamo ancora andare alla tua festa?", la madre le risponde: "Possiamo fare tutto quello che vogliamo, niente è importante". Tantomeno una pioggia di Oscar.