Giovedì 24 Ottobre 2024
SILVIO DANESE
Cinema e Serie Tv

Elisabetta Sgarbi “L’isola degli idealisti“ fra normalità e follia

Il nuovo film dell’editrice e cineasta in concorso alla Festa del cinema. Due fuggiaschi nel Delta del Po accolti da una famiglia colta e beffarda .

Elisabetta Sgarbi “L’isola degli idealisti“ fra normalità e follia

Una scena del film L’isola degli idealisti. . A fianco, Elisabetta Sgarbi ieri a Roma

Fuggiaschi per furti nella notte brumosa, i fidanzatini Beatrice e Guido raggiungono in barca un fazzoletto di terra nel deserto d’acqua del Delta, dove vengono accolti o imprigionati (è da discutere) dalla colta e beffarda famiglia Reffi, che propone una sfida: i Reffi non chiamano la polizia, ma Guido e Beatrice devono accettare l’educazione all’onestà e redimersi. Illuministica e presuntuosa sfida, ieri nel romanzo di Giorgio Scerbanenco scritto nei primi ‘40, come oggi nel film di Elisabetta Sgarbi, noir a mezz’aria tra un certo cinema di genere e una matura poetica. Scerbanenco: "Particolari di un programma scientifico per la riabilitazione di una donna e un uomo".

È L’isola degli idealisti, appunto. O forse è l’attitudine, e il senso, di una civiltà? Nella sontuosa villa di scalee e passaggi segreti, dipinti e pianoforti, citazioni e servitù, una dimora/personaggio altera e imprevedibile, i Reffi sembrano una sorta di combinazione dissacrante e divertente tra La scuola di Atene di Raffaello e la casa degli Usher di Poe, ma secondo l’intima biografia artistica di una cineasta che sa plasmare l’oggettivo (l’intreccio) per esprimere il soggettivo (un vissuto), la passione profonda per l’arte, i luoghi e la famiglia.

Cura e cultura, spazi e primi piani, luce e dettagli, specchi e nebbie: sono le immagini a parlare di un amore al lavoro, con una équipe di fedeli e fidati (dal cosceneggiatore Eugenio Lio alla fotografia e montaggio di Maldonado). E bisogna conoscerli tutti questi Reffi, presi dalla loro occasione di virtù e supremazia: il vecchio ironico patriarca (Renato Carpentieri), i figli Carla scrittrice di incerto successo (Michela Cescon) e Celestino medico radiato "tutto intelligenza" (Tommaso Ragno), e i cugini frustrati (Mimmo Borrelli, Chiara Caselli). Perché tra loro e Guido, il ladro a vocazione artistica (Renato De Simone) e Beatrice, conturbante spavalda, e fragile orfana (Elena Radonicich), cresce un gioco di ruoli dove è da interpretare chi vince. Beatrice a Celestino: "Io sono una ladra. E lei è un illuso".

In concorso alla Festa di Roma, tratto liberamente dall’omonimo romanzo, perduto, ritrovato dopo decenni e pubblicato qualche anno fa (La nave di Teseo), distribuito da Fandango, questo “isolotto“, il suo mistery, ricalca con intenzione un modello di investigazione teatrale, già nella recitazione scandita e, come dire, indifferente allo standard della naturalezza: da un momento all’altro ci si aspetta che chiunque possa commettere omicidio. In questo senso è un thriller d’attori.

Dice Elisabetta Sgarbi: "La citazione colta, che sta nel dna dei Reffi, come i quadri appesi alle loro pareti, e il dialogo corrente si amalgamano, si dissimulano l’un nell’altro, senza scalini significativi, in una lingua vagamente artificiale. I Reffi sono stranieri al mondo, non parlano lo stesso dialetto del mondo. Non dovevano pensare di vivere nella realtà. O meglio, la realtà, per loro, inizia oltre l’Isola. Quella dei Reffi non è la realtà ma un teorema della realtà. Loro, prima di tutti, sono ‘gli Idealisti’. L’isola delle Ginestre, dove è situata Villa Reffi, è il segno tangibile della separazione dal mondo. Lo scarto tra normalità e follia, tra osservanza e trasgressione, tra serietà e ironia, è in mano agli attori".