Martedì 24 Dicembre 2024
MARIANNA GRAZI
Cinema e Serie Tv

Disney: finché live action vuol dire successo

Dopo Mufasa, ecco Biancaneve e Lilo & Stitch. Ma la moda dei vecchi cartoni trasformati in film umani/digitali inizia a mostrare segni di crisi

Un classico Disney per Natale? Al cinema o davanti alla tv è una tradizione ormai consolidata, che unisce grandi e piccini, ma anche chi con i film dell’azienda dei sogni è cresciuto. Lo dimostra il fatto che in Italia il botteghino ha premiato Mufasa - Il re leone, prequel della pellicola del 1994, con 4 milioni e mezzo di euro di incassi nel weekend prenatalizio. Ma si può parlare davvero di successo per il nuovo live action (tutto in digitale) della major? Negli Stati Uniti, dove si confronta con la concorrenza animata di Sonic 3 è, in realtà, l’ennesimo flop: il giovane Mufasa non ha ruggito come sperava la casa di produzione: appena 35 i milioni conquistati in Nord-America. Sintomo che qualcosa non ha funzionato, e non da ora, nonostante l’insistenza con cui la Walt Disney sforna questi remake.

Sono lontani i tempi in cui Glenn Close incantava – con quel brivido di malignità che ha lasciato il segno – il pubblico nei panni di Crudelia De Mon, ne La carica dei 101, quello sì un adattamento coi fiocchi del film di animazione del 1961. E non ce ne voglia Emma Stone, che ha reso degnamente la follia che alberga nella mente della cattiva di pellicce vestita in Crudelia (2021), prequel della serie ’maculata’ e uno dei pochi live action che hanno davvero funzionato in sala. Come era stato, dieci anni fa, con Maleficent, interpretato da una straordinaria Angelina Jolie, nei panni di Malefica, la fata cattiva della Bella addormentata Disney. Anche in questo caso si tratta di una storia inedita rispetto al film di animazione a cui si è ispirato.

A metà strada si pone invece il primo live action del 2010, Alice in Wonderland, firmato da Tim Burton. Per questo film la critica si spaccò in due tra delusi ed entusiasti, ma di fatto il film funzionò bene in sala. Merito di quel pizzico di genialità e soprattutto di quel qualcosa in più che ha attirato l’attenzione degli spettatori, assuefatti alla visione dei classici e risvegliati dalla novità.

Tra le riproposizioni fedeli agli originali animati, che non hanno deluso al box office, ci sono Cenerentola, firmato da Kenneth Branagh nel 2015 e La bella e la bestia (2017) con Emma Watson protagonista della fiaba corale, apprezzata in particolare per la colonna sonora, le canzoni e i costumi molto simili a quelli pensati nel 1991.

Tra i flop più clamorosi c’è invece il riadattamento di un film che ha per protagonista un’altra principessa: Mulan, del 2020, diretto da Niki Caro e distribuito – causa pandemia di Covid-19 – direttamente sulla piattaforma streaming Disney+. Ma anche Dumbo (2019) o l’ennesimo Pinocchio (su Disney+ dal 2022) non saranno ricordati come eccezionali remake in digitale o tecnica mista. E la prima Sirenetta nera interpretata da Halle Bailey? Senza infamia e senza lode. Lodi che invece si era meritato Il libro della giungla di Jon Favreau nel 2016, record di incassi e tra i migliori live action in termini di accoglienza del pubblico e della critica.

Tirando le somme dei 19 film realizzati finora con questa tecnica dal 2010 a oggi, emerge sicuramente che non basta riproporre la stessa storia vista e rivista non solo a Natale, per rendere efficace il remake. E chissà che cosa ci aspetta in futuro, con una lunga lista di progetti già avviati o in produzione: primi su tutti Biancaneve e Lilo & Stitch (in uscita rispettivamente a marzo e a maggio 2025). Riproporre le vecchie storie, modernizzate e in live action, è stata un’operazione che finora ha garantito la sopravvivenza in tempi di magra da storie inedite di animazione alla major, ma basta davvero l’assuefazione del pubblico adulto e non a fare della Disney ancora la casa di produzione dei nuovi sogni?