“Qualsiasi riferimento a persone vive o morte non è puramente casuale”. Una frase, scelta per accompagnare la prima serie tv scritta e diretta da Alfonso Cuarón, che ne sintetizza alla perfezione l'attitudine, la sottile ironia, il rovesciamento di significato. La sua stessa ragione d'essere. Presentata alla Mostra del Cinema di Venezia 2024,’Disclaimer - La vita perfetta’ arriva su Apple TV+ dall'11 ottobre e si attesta come una delle migliori serie tv dell'anno oltre che riprova della qualità altissima che caratterizza le produzioni originali della piattaforma. La stessa di “Pachinko – La moglie coreana”, “Ted Lasso” o “Scissione” solo per citarne alcune.
Uno di quei titoli imperdibili da consigliarsi a vicenda tra amici con i quali provare a immaginare e supporre dove andrà a parare il racconto man mano che, ogni settimana, i nuovi episodi vengono rilasciati. Prodotta da Esperanto Filmoj, la casa di produzione del regista messicano, Dirty Films, Anonymous Content, “Disclaimer” vede protagonista un cast all star capeggiato da Cate Blanchett attorno a cui ruotano i personaggi di Sacha Baron Cohen, Kodi Smit-McPhee, Lesley Manville Louis Partridge, Leila George e Kevin Kline. Un grande ritorno per l'attore che negli ultimi anni non aveva avuto da grande e piccolo schermo l'attenzione che merita.
Tratta dal romanzo omonimo di Renée Knight del 2015, la miniserie racconta la storia di Catherine Ravenscroft (Blanchett), acclamata documentarista investigativa che ha costruito la sua carriera sullo scovare e rendere noti i segreti altrui. La sua è una vita apparentemente serena. Stimata professionista di base a Londra con un marito che pende dalle sue labbra e un figlio adolescente con il quale non sempre è in sintonia. Ma quell'equilibrio raggiunto nel corso di venti lunghi anni rischia di andare in pezzi quando la donna riceve per posta un romanzo di autore sconosciuto, The Perfect Stranger, in cui riconosce nella descrizione della protagonista femminile se stessa e ciò che aveva vissuto due decadi prima nel corso di una vacanza in Italia.
Un fatto taciuto a chiunque che, se rivelato, potrebbe distruggere la sua reputazione. In quelle pagine si fa riferimento alla relazione di Catherine, all'epoca già sposata e con un figlio di cinque anni, con un giovane di nome Jonathan (Partridge), conosciuto su una spiaggia italiana. L'identità dello scrittore anonimo si scopre ben presto essere quella del padre del ragazzo, Stephen (Kline), desideroso di vendetta dopo la morte del giovane imputata proprio a Catherine.
Divisa in due parti (i primi quattro e gli ultimi tre episodi), “Disclaimer” è accompagnata da un massiccio uso di voice over e si muove su tre linee temporali differenti. La prima è quella del presente in cui la protagonista riceve il romanzo, la seconda si muove tra il passato e l'oggi concentrandosi sui genitori di Jonathan, il loro dolore e il desiderio di far conoscere al mondo le colpe di Catherine. La terza ci catapulta indietro di vent'anni a quando la protagonista e il ragazzo si sono incontrati consumando la loro passione.
Illuminata dalla fotografia di Emmanuel Lubezki e Bruno Delbonnel, la miniserie è una riflessione sulla narrazione e su come ogni storia raccontata non sia mai oggettiva ma piena di sfumature. Lo stesso avvenimento, come tanto cinema e serie tv ci hanno insegnato, cambia in virtù di chi lo racconta. Come se Alfonso Cuarón volesse mettersi in guardia dalla sua stessa storia. Perché la verità non è mai assoluta. Può assumere varie forme, essere omessa, alterata, stravolta. E forse, chissà, nemmeno esiste davvero.