Giovedì 2 Gennaio 2025
GIOVANNI BOGANI
Cinema e Serie Tv

Claudia Gerini: "Siamo tutti un po’ matti. La fragilità ci rende umani"

Il film e la lectio magistralis: "Gli attori del teatro patologico sono angeli salvatori" "Nel thriller “Il corpo“ sono una moglie un po’ vittima e un po’ carnefice".

Claudia Gerini, 53 anni, in una scena di 'Io sono un po’ matto, e tu?'

Claudia Gerini, 53 anni, in una scena di 'Io sono un po’ matto, e tu?'

Capri (Napoli), 31 dicembre 2024 – In sneakers e maglione, neanche un filo di trucco, Claudia Gerini se ne va per le strade di Capri, portando in giro la propria popolarità come se fosse un ciuffo di capelli ribelle, che non è necessario nascondere, far scivolare dentro un foulard. Claudia fa la spesa, cammina in piazzetta, e a chi la riconosce – tutti, praticamente – non nega un sorriso, una parola, un gesto di complicità. E poi via, verso il promontorio di punta Tragara, dove si vedono i Faraglioni, e il tramonto. Claudia Gerini a Capri ha ricevuto ieri il premio come miglior interprete femminile del festival Capri, Hollywood. Al festival, ha presentato due film: Il corpo di Vincenzo Alfieri, un thriller con un magnifico, malinconico detective interpretato da Giuseppe Battiston, e Io sono un po’ matto, e tu? Un film nel quale un nutritissimo gruppo di attori italiani interpreta ciascuno un personaggio affetto da una patologia. Il film è diretto da Dario D’Ambrosi, il fondatore del "teatro patologico", che fa terapia attraverso la performance scenica.

Claudia, nel film ‘Il corpo’ interpreta una moglie di un ragazzo molto più giovane, in un rapporto nel quale non si capisce mai chi domini l’altro…

"Sì: sono una moglie più adulta di un giovane marito aitante, bello, di grandi aspirazioni. Un uomo che non riesco a controllare, a manipolare, in un gioco in cui non si capisce mai chi sia la vittima e chi il carnefice…".

Il corpo del film è il suo. Con una scena di nudo.

"Eh, è vero: ho ‘generosamente’ dato il mio corpo nudo in una scena, nella quale appaio come cadavere. Non spoilero niente, perché all’inizio del film sono morta: poi succedono mille cose…"

In ‘Io sono un po’ matto, e tu?’ ha lavorato con un gruppo incredibile di attori.

"Claudio Santamaria, Stefania Rocca, Edoardo Leo, Vinicio Marchioni, Stefano Fresi, Raoul Bova, Marco Bocci: tutti noi interpretiamo una persona affetta da una patologia. Tutte le patologie non sono da nascondere, da ghettizzare. Tutto nasce da un grande progetto, di introdurre la teatro terapia insieme o anche al posto della terapia farmacologica, per far sì che questi ragazzi abbiamo uno sviluppo sano. Gli attori del teatro patologico sono gli ‘angeli salvatori’ del personaggio in questione".

Alla Luiss ha tenuto una lectio magistralis sulla fragilità. Che cosa ha capito, che cosa ha voluto raccontare?

"Che viviamo in una società dell’apparenza, della performance, del successo anche un po’ finto. Ma invece sono importanti anche la fragilità e l’umanità, che ci permettono di leggere il mondo in modo molto più profondo. Non dobbiamo mostrarci eroi a tutti i costi".

Sostiene anche associazioni che difendono i diritti dei bambini in luoghi disagiati del mondo.

"Ho lavorato con HelpCode e con Action Aid: grazie a queste due associazioni sono andata in Tanzania, negli angoli più sperduti, lontano da Dar Es Salaam, in villaggi poverissimi dove i bambini rischiano di patire l’analfabetismo e la fame. E dove le donne non sono libere di studiare, di avere una vita propria, fanno chilometri per prendere l’acqua al pozzo o per accudire i bambini, in una società patriarcale a livelli estremi".

Fra i prossimi film in cui la vedremo, ‘U.S. Palmese’ dei fratelli Manetti.

"È una commedia di quelle che, dopo averle viste, pensi: ma allora il mondo può essere un posto buono! Per girarlo, ho dovuto imparare il dialetto di Palmi. Sono una poetessa calabrese, in un film splendidamente interpretato da Rocco Papaleo. E sono in attesa dell’uscita di una serie Netflix che si chiama Sara, tratta da un libro di Maurizio De Giovanni, nella quale recito insieme a Teresa Saponangelo. È un thriller con sfumature psicologiche e poliziesche".

Che momento sta vivendo?

"Felice. Mi piacerebbe solo prendere parte a qualche produzione che esca dai confini dell’Italia: ho fatto delle cose negli Stati Uniti, come ìJohn Wick 2ì, e ho notato il rispetto di tutto l’ambiente per gli attori, per il mestiere, per la professionalità. In Italia ti fai in quattro per interpretare ogni genere, ce la metti tutta, e sembra sempre che tu non abbia fatto niente. Negli Stati Uniti c’è una serietà e un rispetto del lavoro che non ci sono in nessun luogo al mondo".