Giovedì 3 Ottobre 2024
MANUELA SANTACATTERINA
Cinema e Serie Tv

‘Citadel: Diana’, Matilda De Angelis è una spia in una Milano distopica

La serie action in sei episodi sarà disponibile dal 10 ottobre in streaming su Amazon Prime Video

Matilda De Angelis in 'Citadel: Diana'

Matilda De Angelis in 'Citadel: Diana'

“È la storia della liberazione emotiva di una ragazza”, racconta l’attrice parlando del capitolo italiano della serie prodotta dai fratelli Russo. Dal 10 ottobre in esclusiva globale su Prime Video. Nel cast anche Filippo Nigro e Maurizio Lombardi. “È stata la parte più divertente. Non abbiamo la possibilità molto spesso in Italia di interpretare personaggi del genere, senza distinzione tra uomini e donne”. Matilda De Angelis parla così delle acrobazie realizzate sul set di “Citadel: Diana”, la serie targata Prime Video - dal 10 ottobre sulla piattaforma - prodotta da Cattleya (parte di ITV Studios) e Amazon MGM Studios, con la produzione esecutiva di AGBO dei Fratelli Russo (“Avengers: Endgame”, “The Gray Man”). “Sono stati quattro mesi di preparazione alla EASTUNT di Emiliano Novelli, un luogo magico. Mi ero prefissata l’obiettivo di fare il 90% degli stunt e ci sono riuscita. Nella costruzione del personaggio la parte fisica era imprescindibile. Diana è una sorta di supereroina addestrata per essere una macchina da guerra. Escludere quella parte della preparazione per me sarebbe stato impensabile. Vengo da un passato da ginnasta e mi

sentivo in grado di portarlo nel mio presente”.

“Quando ti propongono un progetto del genere devi avere la giusta consapevolezza e follia. Ci chiedevano una serie local che potesse parlare al pubblico italiano ma avesse un respiro internazionale”, racconta Arnaldo Catinari, regista dei sei episodi. “I fratelli Russo non sono mai venuti sul set. Abbiamo avuto molta libertà creativa. Per le scene d’azione non mi sono mai fatto lo scrupolo di chiedermi se le avremmo realizzate come loro. Erano sequenze action raccontate a modo nostro. Anche perché mi piacciono le scene d’azione coreografate. Sono molto più vicino alla scuola di Hong Kong rispetto a quella americana. Abbiamo realizzato una serie action analogica. Non è John Wick - che è meraviglioso - ma preferisco lavorare alla vecchia maniera. E Matilda è stata la compagna perfetta”.

Capitolo italiano in sei episodi legato alla “serie madre” con protagonisti Richard Madden e Priyanka Choprache – di cui è in corso la produzione della seconda stagione -, Citadel: Diana ci trasporta nella Milano distopica del 2030 in cui il Duomo è stato distrutto e si discute di controllo militarizzato, telecamere a circuito chiuso e liberalizzazione delle armi. Matilda De Angelis interpreta la Diana del titolo, un spia di Citadel sotto copertura rimasta intrappolata tra le linee nemiche come infiltrata in Manticore, un’organizzazione rivale a cui fa capo in Italia l’Ettore Zani di Maurizio Lombardi - “Mi sono ispirato a grandi personaggi come Raul Gardini o all’avvocato

Agnelli. Quelle persone che hanno fatto la grande impresa italiana”, racconta l’attore – in lotta per la supremazia contro le altre famiglie europee.

“I parametri per la serie erano due: il primo era rispettare la mitologia delle due agenzie e l’origin story, il secondo era essere fedeli alla propria visione, indipendenti”, racconta Gina Gardini, showrunner ed executive producers del progetto e nome dietro il successo di titoli come “Suburra” e “Gomorra”. “Con questa libertà assoluta abbiamo navigato all’interno del progetto. Ogni due settimane, per divertirci, con gli altri showrunner e sceneggiatori delle tre serie ci scambiavano idee su zoom. È stato bellissimo perché da un lato abbiamo trovato sottilissimi Ester Egges, dall’altro miglioravamo le nostre storie”.

Il mondo in cui si muove Diana è fortemente influenzato dalla tecnologie, da armi “intelligenti” e non rilevabili ma, al contempo, profondamente debitore a un’atmosfera retrò. “Il nostro obiettivo era quello di creare un prossimo futuro estremamente realistico, avvicinabile e incredibilmente spaventoso”, confessa la showrunner. “Inoltre volevamo fare una serie anche molto radicata nella sua identità italiana. Volevamo creare un’immagine che uno spettatore, nel vederla, avrebbe potuto dire: “Tra cinque o dieci anni potrebbe accadere anche qui?”. Nel creare questo prossimo futuro non volevamo entrare in generi che non ci appartenessero. È da qui che è nata l’idea visiva di usare il passato del nostro Paese, sia architettonico che storico, da tradurre trasversalmente in tutti i reparti. In quest’ottica mostrare il Duomo distrutto era un simbolo forte tanto quanto quello per me, da americana, della Torri Gemelle cadute”.

“La prima idea è stata quella di raccontare il futuro con il mondo del passato come fece Elio Petri ne ‘La decima vittima’. Così ho pensato: "Perché non mischiare la nostra tradizione con un futuro dispotico ma super tecnologico?”, le fa eco Catinari. “La protagonista è una donna in un momento specifico della sua esistenza. L’ho pensata visivamente come un piccolo esserino che attraversa le piazze dipinte da Giorgio de Chirico”. Divisa tra quello che ha perso e la “prigione” in cui è costretta, tra Citadel e Manticore, Diana è un personaggio scisso. “È estremamente sfaccettata, contiene una dualità costante”, dichiara Matilda De Angelis. “Fa il doppio gioco e ha un doppio taglio di capelli che le restituisce due profili differenti. Nella serie raccontiamo due Diana, quella del passato e quella del presente che, in qualche modo, è anche quella del futuro. Dovevo per forza restituirle una grande emotività. C’era bisogno di un motore che giustificasse tutto quello che lei fa e, ovviamente, doveva essere qualcosa di profondamente emotivo: la famiglia che ha perso e quella che vuole ritrovare, rappresentata dalla sorella”.

Per farlo deve abbandonare i traumi passati e tornare a far fluire le emozioni che le era stato insegnato a reprimere dal suo mentore, Gabriele, interpretato da Filippo Nigro che afferma: “L’aspetto interessante del mio personaggio è che vive nello spazio mentale, nel ricordo di Diana. È come una nuvola di un percorso parallelo”. “Nonostante tutta l’azione, credo che Citadel: Diana sia la storia della liberazione emotiva di una ragazza”, dichiara Matilda De Angelis. “È bello che sia raccontata da una donna, perché sono tutti temi che fanno parte della nostra cultura. Quelli  dell'oppressione, della soppressione e della liberazione, sia personale che collettiva. É

stato un lavoro emotivamente molto stimolante. Non mi era mai capitato di dover interpretare quasi due personaggi in uno. Diana mente tutto il tempo ed è sia un’eroina che un’anti-eroina. Non è né essenzialmente buona né essenzialmente cattiva”.

Mentre il 10 ottobre debutterà in tutto il mondo Citadel: Diana e il prossimo 7 novembre Citadel: Honey Bunny, capitolo indiano del global franchise con protagonisti Varun Dhawan e Samantha Ruth Prabhu, possiamo già pensare ad un secondo capitolo? “Non sappiamo nulla del futuro”, ammette candidamente Arnaldo Catinari. “Al momento ci viviamo il gusto, la gioia e il piacere di aver fatto questa serie”.