La sua ultima apparizione sul grande schermo era stata in Non morirò di fame (2023) di Umberto Spinazzola, un film sugli sprechi alimentari in cui interpretava il clochard Granata. E l’anno prima era stato il fidanzato anziano della figlia 27enne del protagonista de Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti.
Il grande attore e regista polacco Jerzy Stuhr è scomparso ieri all’età di 77 anni. In Italia era conosciuto al grande pubblico per i suoi ruoli nei film di Nanni Moretti, con il quale aveva stretto una lunga amicizia. Ne Il caimano (2006) aveva interpretato Jerzy Sturovsky, un produttore polacco. In Habemus Papam (2011) era stato il portavoce del papa, Marcin Raijski.
La sua carriera, però, era cominciata negli anni ‘70 in teatro. Cresciuto allo Stary di Cracovia, più avanti era stato rettore dell’Accademia teatrale della città per due mandati (1990-1996 e 2002-2008). Allievo di grandi registi come Andrzej Wajda e Jerzy Jarocki, Stuhr si era fatto conoscere in opere come Delitto e castigo e I demoni di Dostoevskij.
Il suo esordio alla regia teatrale risale al 1985 con il monologo Il contrabbasso di Patrick Süskind, del quale era anche interprete. Poi, l’approdo al cinema con Krzysztof Kieślowski, che lo aveva scelto fin dai suoi primi film di finzione, e col quale ha collaborato fino alla morte di quest’ultimo, nel 1996. Insieme hanno lavorato a La cicatrice (1976), La tranquillità (1980), Il cineamatore (1979), Decalogo (1989) e Tre colori - Film Bianco (1994).
Anche l’esperienza di Stuhr come regista è stata segnata dal rapporto con Kieślowski. Dopo aver diretto Spis cudzołożnic (1995), Storie d’amore (1997) e Sette giorni nella vita di un uomo (1999), Stuhr ha firmato la regia di una sceneggiatura inedita di Kieślowski, Il grande animale (2000), che il suo mentore gli aveva regalato.