I cibi ultra processati, ovvero trasformati a livello industriale sostituendo gli ingredienti tradizionali con alternative più economiche e additivi – stabilizzanti, emulsionanti, gomme, lecitina, glucosio, oli di diverso tipo – sono sempre più presenti nella nostra alimentazione. Purtroppo però, creano dipendenza e implicano gravi rischi per la salute e l’ambiente. A sottolinearlo, Chris van Tulleken, medico e scienziato inglese, pluripremiatogiornalista della BBC, autore del libro Cibi Ultraprocessati. Come riconoscere ed evitare gli insospettabili nemici della nostra salute.
"I cibi ultraprocessati – spiega – hanno due caratteristiche principali: sono molto morbidi e molto calorici. La combinazione di questi due elementi fa sì che ne mangiamo quantità maggiori e assumiamo molte più calorie prima di raggiungere la sazietà. Inoltre, il loro alto contenuto di sale, zuccheri e grassi e le sostanze non nutrienti che contengono, come dolcificanti ed emulsionanti, hanno un impatto negativo sulla salute provocando obesità, cardiopatie, sindrome metabolica, tumori, depressione".
Perché sostituire gli ingredienti tradizionali?
"Perché mettere nello yogurt delle vere fragole, che marciscono facilmente e sono costose, quando si può sostituirle con dell’etil metil fenile glicodato, aroma di fragola e colorante rosso? Così si risparmia denaro e si produce più cibo".
Che relazione c’è tra cibi ultraprocessati e ambiente?
"Basta guardare gli ingredienti di cui sono composti, principalmente una decina - riso, mais, soia, olio di palma o di girasole e un po’ di carne, maiale, manzo e pollo - cui si aggiungono coloranti e additivi. È un sistema che appare efficiente, perchè il prodotto finale è a buon mercato e le industrie guadagnano molto, ma per l’ambiente è terribile perché si abbattono foreste e si emette CO 2 . Senza parlare della plastica delle confezioni e dei pesticidi usati per l’agricoltura. Inoltre un quarto del cibo che produciamo viene sprecato". Cosa si può fare?
" Vorrei che questi prodotti fossero etichettati correttamente, che quelli peggiori venissero tassati, che ci fossero delle avvertenze sulle confezioni, che fosse vietata la loro pubblicità e che il cibo vero fosse più disponibile e più accessibile economicamente, così da avere la possibilità di scegliere e di decidere di mangiare più sano. So che non è facile, ma un buon punto di partenza sono le avvertenze sulle confezioni".
C’è qualche strategia per evitare le trappole dell’industria alimentare?
"Leggere la lista degli ingredienti. Molto probabilmente vi accorgerete che è un prodotto ultraprocessato. Quando si ha questa consapevolezza, è più facile decidere di comprare cibo vero, perché si sa che è la cosa più giusta per il nostro benessere".