Sabato 28 Settembre 2024

Ciak sulla poesia Le lotte e la libertà di Patrizia Cavalli

Alle Giornate degli Autori l’omaggio alla scrittrice "Un viaggio nella sua casa. E nel suo mondo interiore" .

Ciak sulla poesia  Le lotte e la libertà  di Patrizia Cavalli

Ciak sulla poesia Le lotte e la libertà di Patrizia Cavalli

Si intitola Le mie poesie non cambieranno il mondo il documentario dedicato a Patrizia Cavalli che è stato presentato alla Mostra del cinema di Venezia, alle Giornate degli autori. Il titolo non è casuale: Le mie poesie non cambieranno il mondo era il titolo della prima raccolta poetica di Patrizia Cavalli. Era il 1974, e Patrizia Cavalli si affacciava per la prima volta al mondo letterario.

Adesso, la sua voce torna a parlare attraverso un documentario realizzato dalla futura direttrice del Salone del Libro di Torino, Annalena Benini, e dallo scrittore e sceneggiatore Francesco Piccolo. Il documentario, prodotto da Domenico Procacci e Laura Paolucci di Fandango, è divenuto anche un omaggio all’artista, scomparsa il 21 giugno scorso, a 75 anni. La rivediamo nelle immagini del documentario. Una donna che diceva di "sentire fisicamente la poesia": un percorso fisico, qualche cosa che le saliva dal cuore alla testa, e poi – diceva – le attraversava tutto il corpo. Patrizia Cavalli, per molti la più importante voce della poesia italiana degli ultimi quarant’anni, diceva di obbedire solo al proprio istinto. Una straordinaria libertà che è stata la cifra costante del suo vivere.

Grande appassionata di teatro, traduttrice di Molière e di Oscar Wilde, entrata nella cinquina del Campiello nel 2000 con il suo unico libro di prose, Passi giapponesi (Einaudi), Patrizia Cavalli è autrice di raccolte come Il cielo e L’io singolare proprio mio.

Nel film troviamo lo sguardo di Patrizia sul mondo, sulla poesia, sull’amore. Il percorso di una donna sempre in lotta con la "nemica mente", un’esistenza difficile da incasellare in una definizione. Il racconto di quando, poco più che ventenne, approdò a Roma da Todi, dove era nata nel 1947. L’incontro con Elsa Morante, che la tenne a battesimo per poi, da amica, laurearla “poeta“, non poetessa. E il montaggio che mostra, inesorabile, il passaggio del tempo, dalla forza della giovinezza alla fragilità: dalle fotografie di repertorio alle ultime interviste.

Nel corso 77 minuti, il film – che arriverà nelle sale il 14 settembre – esplora il mondo poetico di Patrizia Cavalli anche attraverso il suo mondo fisico: nelle sue stanze, tra i suoi cappelli, i libri, le poltrone, il tavolo del soggiorno, la grande foto di Elsa Morante, nel posto in cui ha vissuto "da quando ha iniziato a scrivere poesie – raccontano gli autori –. il posto che coincide con la sua scoperta del mondo e con la vita esteriore e anche interiore. È stato un incontro tra amici, soprattutto all’inizio, quindi era giusto mostrarne anche il backstage, la costruzione del film, i cambi d’umore e di idea. Abbiamo seguito Patrizia Cavalli con fiducia e lei si è fidata di noi", dicono Benini e Piccolo. "Il nostro è un racconto visivo senza formalità o gabbie rigide: il racconto del cammino di una donna geniale e totalmente libera, che ha detestato la solitudine. Un film sulla libertà di essere e vivere come ti pare. Non ci sono codici esistenziali a cui Patrizia Cavalli aderisca: i codici sono soltanto suoi, li ha creati lei", affermano i due autori.

Ma c’è anche, a Venezia, un altro omaggio alla Cavalli. È il cortometraggio This Is How a Child Becomes a Poet di Céline Sciamma, la regista francese di Ritratto della giovane in fiamme. Anche la Sciamma entra nella casa abitata dalla Cavalli a Roma, e con una macchina fotografica inizia a creare un film, fra ricerca documentaria e contemplazione, e lo fa sulle note di Chiara Civello, cantautrice jazz che insieme alla Cavalli compose, nel 2012, un librodisco dal titolo Al cuore fa bene far le scale. Il corto, 16 minuti, cattura gli spazi abitati dalla Cavalli, con delicatezza, rispetto, commozione. Ancora una volta.

Giovanni Bogani