Venerdì 17 Gennaio 2025
BEATRICE BERTUCCIOLI
Magazine

Christian De Sica: "Finalmente buono e perbene"

Protagonista del film in uscita “I limoni d’inverno“ "Recitando, stavolta ho potuto essere me stesso".

Christian De Sica: "Finalmente buono e perbene"

È un Christian De Sica che non ti aspetti. Perché al suo 113º film di una carriera di successi ottenuti a colpi di risate e anche di battutacce, si misura con un personaggio drammatico e perbene. Nel film I limoni d’inverno di Caterina Carone è Pietro, professore di Lettere in pensione, malato, che passa molto tempo a prendersi cura delle piante del suo terrazzo. Di fronte al suo, c’è un altro terrazzo e quando arriva una nuova inquilina, Eleonora (Teresa Saponangelo), sposata ma in crisi con il marito, nasce tra loro una profonda intesa. Quasi un amore, platonico, che fa sentire entrambi meno soli. Presentato ieri alla Festa del Cinema di Roma, I limoni d’inverno sarà dal 30 novembre nelle sale.

De Sica, aveva voglia di cambiare registro?

"Sono stato molto contento di interpretare un personaggio così drammatico, un malato di Alzheimer. Per un comico è veramente una festa. Ho sempre fatto personaggi negativi, misogini, maschilisti, perché si ride con il demonio, non con San Francesco. Avevo interpretato un personaggio drammatico anche nel film di Pupi Avati Il figlio più piccolo, ma era un padre mascalzone. Mai avevo interpretato un personaggio buono, una persona perbene come credo di essere. E quindi ho cercato di non recitare, di essere me stesso. Perché io sono un po’ così, come Pietro, con le mie timidezze, la mia fragilità. E ho seguito il consiglio di mio padre".

Che cosa consigliava il grande Vittorio De Sica?

"Tu non cercare di dire bene la battuta, a effetto, ma guarda negli occhi la persona che hai davanti, ascolta e rispondi. E vedrai, spiegava, che le risposte saranno perfette, vere".

Un film di personaggi positivi.

"Avevo proprio voglia di fare un film così, in cui si parla di rispetto tra un uomo e una donna, di bontà, di amore, di amicizia. Spero che questo film faccia venire voglia anche ad altri registi di raccontare il bello, il buono, il bene che c’è nel nostro paese. Non se ne può più di vedere violenza e cose orrende. Dov’è l’Italia in cui Aldo Fabrizi diceva contento: “Oggi è domenica! C’è il pollo?“".

Ha chiuso con le commedie?

"Ho appena finito di girare una commedia per Netflix, Ricchi a tutti i costi, con Angela Finocchiaro, e a Natale uscirà Un altro Ferragosto di Paolo Virzì. Ho fatto una partecipazione nella serie di mio cognato (Carlo Verdone ndr), Vita da Carlo 2. Aurelio De Laurentiis mi ha chiamato, mi ha detto: “Ho visto che c’è una bella intesa tra te e Carlo, viene a fare la terza serie“. Gli ho detto: te ne accorgi adesso, dopo trent’anni? Non faccio la terza serie, facciamo un film, I cognati. Da giovane ero legato a lui con contratti di cinque anni, per fare i film di Natale che mi hanno dato denaro, successo, notorietà ma era anche una gabbia dorata. A volte sono rimasto fregato, come quando Tornatore aveva scritto per me L’uomo delle stelle, e non l’ho potuto fare perché stavo girando Natale a Rio, e l’ha fatto Sergio Castellitto".

Con il politicamente corretto è più difficile far ridere?

"La comicità nasce dalla cattiveria, per cui essere politicamente corretti è una cavolata. Se facessi oggi i film che ho fatto in passato, mi arresterebbero”.