Roma, 17 gennaio 2025 – Lunedì 20 gennaio 2025 sarà il Blue Monday, considerato il giorno più triste dell’anno. Questa data simbolica è un invito a riflettere non solo sui fattori climatici e psicologici che rendono l’inverno un periodo duro da affrontare, ma anche sul rapporto complesso che molte persone hanno con la felicità.
Sensi di colpa, sindrome dell’impostore, preoccupazione per il futuro e i cambiamenti della vita, perfezionismo: sono tanti i fattori che possono alimentare la cherofobia, una forma di ansia anticipatoria che ci priva della gioia, persino quando è a portata di mano. Come possiamo superare le barriere che ci impediscono di vivere pienamente le piccole e grandi felicità della vita? Scopriamolo.
Che cos’è la cherofobia?
La cherofobia, dal greco chairo, “rallegrarsi” e phobia, “paura”, è una condizione psicologica caratterizzata dalla paura di essere felici. Chi ne soffre tende a evitare situazioni che potrebbero portare gioia o emozioni positive. A livello interiore, senza averne consapevolezza, agisce un condizionamento fondamentale: la convinzione profonda che alla felicità debbano inevitabilmente seguire eventi negativi, una condizione che riguarda un numero di persone più alto di quanto si possa pensare. Sebbene non sia riconosciuta come disturbo mentale nel DSM-5, la cherofobia oggi è oggetto di crescente interesse scientifico e può influire profondamente sulla qualità della vita di chi ne soffre.
Quali sono i sintomi principali?
Le persone che sperimentano la cherofobia mostrano comportamenti di evitamento verso attività sociali, feste o situazioni potenzialmente piacevoli. Tra i sintomi più comuni si riscontrano l’ansia legata all’idea di essere felici e pensieri ricorrenti che associano la felicità a conseguenze negative. Simili pensieri possono alimentare atteggiamenti pessimisti, favorire l’isolamento sociale e, in alcuni casi, portare al rifiuto di partecipare ad attività gioiose.
Da dove nasce la paura della felicità?
Le cause della cherofobia possono variare da individuo a individuo. In molti casi, questa paura è radicata in esperienze traumatiche del passato, spesso risalenti all’infanzia. Eventi dolorosi successivi a momenti felici possono portare a una generalizzazione emotiva, spingendo la persona a credere che ogni gioia sia il preludio di un’esperienza negativa. Non solo: fattori culturali, educativi e religiosi, insieme al clima vissuto nell’ambiente sociale e familiare, possono contribuire a consolidare questa convinzione.
Come si può affrontare la cherofobia?
La terapia cognitivo-comportamentale è spesso consigliata per aiutare i pazienti a ristrutturare le credenze disfunzionali e a ridurre l’associazione tra felicità e pericolo. Nei casi più complessi, il supporto di uno psicoterapeuta specializzato può essere fondamentale per esplorare e superare i meccanismi e le resistenze interiori che alimentano la cherofobia. Parallelamente, tecniche di rilassamento quale la mindfulness possono offrire un valido aiuto nella gestione dell’ansia.
Discipline come lo yoga, la danza o l’arteterapia, che coinvolgono corpo ed emozioni, possono essere integrate nel percorso terapeutico per favorire una riconnessione profonda con la propria sfera emotiva. Questo aspetto è cruciale per affrontare la cherofobia: il rapporto con le emozioni. Riconoscere che la nostra vita emozionale può essere talvolta travolgente e accettare l’incertezza come parte integrante dell’esistenza sono passi fondamentali del processo di consapevolezza.
La canzone della cherofobia
“Questa è la mia cherofobia
No, non è negatività
Questa è la mia cherofobia
Fa paura la felicità
Questa è la mia cherofobia”
Una delle rappresentazioni più famose della cherofobia nella musica è la canzone "Cherofobia" di Martina Attili, che ha emozionato il pubblico durante le audizioni di X Factor Italia nel 2018. Il brano esplora con delicatezza il tema della paura della felicità, mettendo in luce le difficoltà emotive di chi vive questa condizione. Il tema della cherofobia è stato affrontato anche in alcuni romanzi, tra cui "Cherofobia" di Alessia Merisi, che narra la storia di un giovane alle prese con questa paura e il suo percorso di accettazione.
Allenare la felicità
Uno degli strumenti più efficaci per superare la paura della felicità e migliorare la capacità di vivere senza ansia è la pratica della gratitudine. Studi scientifici dimostrano che coltivare la gratitudine può avere un impatto significativo sul benessere mentale e sulla percezione della felicità come meritata.
Un esempio è uno studio pubblicato sul Journal of Happiness Studies, che ha osservato come tenere un diario della gratitudine, in cui annotare quotidianamente momenti positivi e cose per cui si è grati, possa aumentare la soddisfazione generale e ridurre i livelli di ansia. La pratica della gratitudine aiuta a spostare l’attenzione dalle preoccupazioni alle esperienze positive, permettendo alle persone di vivere pienamente la felicità senza percepirla come un rischio.
Un contributo stimolante è fornito dal lavoro del professor Martin Seligman, pioniere della psicologia positiva, che nei suoi studi ha evidenziato come esercizi focalizzati sulla gratitudine possano migliorare la qualità della vita, rafforzando il senso di connessione con gli altri e promuovendo un atteggiamento più aperto verso la gioia.
Perché parlarne è importante
La cherofobia è una condizione ancora poco conosciuta, ma che può avere un impatto profondo sulla vita di chi ne soffre. Promuovere la consapevolezza su questa tematica è fondamentale per abbattere lo stigma e incoraggiare le persone a cercare aiuto. La felicità non è una minaccia e nemmeno un obiettivo superfluo o irraggiungibile, bensì un diritto umano fondamentale: riconoscerlo è il primo passo per riappropriarsi di una vita piena e soddisfacente.