"Una scoperta sensazionale, probabilmente la più importante del secolo". Con una simile affermazione eclatante Zahi Hawass, archeologo-star da decenni punto di riferimento dell’Egittologia mondiale e direttore dei più rilevanti scavi in riva al Nilo, ha annunciato al mondo il ritrovamento di un corridoio all’interno della Piramide di Cheope a Gizah.
In realtà questa sorta di passaggio segreto era già stato accertato nel 2017, due anni dopo l’inizio del progetto ScanPyramids, vale a dire l’esplorazione tramite un sofisticato sistema radar dell’enorme monumento funerario (l’unica tra le sette meraviglie del mondo antico conservata quasi nella propria integrità): un lavoro sistematico eseguito da un’équipe internazionale (con scienziati giapponesi, francesi e tedeschi, ma soprattutto egiziani), diretta dall’Ingegnere Mohamed Mohy Elkarmoty, professore emerito all’Università del Cairo, che ha conseguito un dottorato di ricerca all’Università di Bologna.
Ciò che è avvenuto ieri è la presentazione a giornalisti ed egittologi del primo filmato all’interno del nuovo ambiente, fatto tramite la microcamera di una piccolissima sonda, "che è il primo occhio a vedere il tunnel dopo più di 4500 anni", osserva Hawass. Subito è stata ufficializzata una prima scheda tecnica del nuovo ambiente: è lungo 9 metri, ha forma di V rovesciata ed è alto e largo 2,30 metri. Alcuni studiosi (tra cui Hawass) forti di indizi ancora da verificare ritengono possibile che sotto il lungo corridoio, che si apre non distante dall’ingresso vero e proprio della piramide, ci sia uno spazio vuoto, di ampie dimensioni.
Di cosa si tratterebbe? "È una mia opinione, ma molto fondata – risponde Hawass –. Sarebbe la stanza funeraria dove era sepolto Cheope e in essa ci dovrebbe essere il sarcofago del grande Faraone della IV Dinastia che attorno al 2560 a. C. ha fatto erigere questa sua enorme sepoltura". Ma c’è di più. La nuova, sensazionale scoperta si combina infatti con quanto trovato proprio da Hawass oltre 20 anni fa: nel 2002 fu rinvenuto non distante dalla grande piramide un pozzo funerario sacro ad Osiride, dio dei morti, e dedicato a lui da Cheope, per assicurarsene la protezione durante l’esistenza ultraterrena.
Ebbene è possibile che esattamente dalla camera funeraria di Cheope partisse una ramificazione di cunicoli, che si diramava sotto la base della piramide e si collegava direttamente al pozzo funerario; e l’esplorazione continuerà tenendo particolarmente conto di questa ipotesi, che secondo gli archeologi ha un alto grado di veridicità. Intanto la piccola sonda, una sorta di endoscopio introdotto in una fessura di pochi millimetri, continuerà a esplorare eventuali vuoti che dovessero essere accertati tramite la tecnica chiamata radiografia a muoni a raggi cosmici, che misura il grado di energia cosmica presente in una determinata sezione, grado che ovviamente varia a secondo che in quella sezione ci sia un pieno o un vuoto.
La piramide di Cheope è costituita da almeno 2milioni e 300mila blocchi, ciascuno mediamente del peso di circa 2,5 tonnellate, ed è stata realizzata in quasi 30 anni di lavoro non da schiavi, ma da operai salariati (venivano pagati con vestiti, pane e anche birra), di cui sempre Zahi Hawass negli anni 90 del secolo scorso ha trovato la necropoli, anch’essa a Gizah a ridosso di piramidi e tombe di nobili e regine, a testimoniarne la considerazione quasi divina. Con quali tecniche sia stata eretta una costruzione così colossale, non è stato ancora accertato: sono molte le ipotesi, da quelle di fantarcheologia a teorie di maggiore spessore scientifico. Chissà che proprio l’esplorazione tramite il sistema ScanPyramids non dia a questo enigma millenario una risposta definitiva e accettata da tutti.