Martedì 2 Luglio 2024
ROBERTO GIARDINA
Magazine

Chanel N.5, profumo di Russia

La fragranza consacrata da Marilyn in realtà è nata a Mosca: "Il bouquet preferito dell’imperatrice Caterina II"

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Dopo la rivoluzione d’ottobre, dalla Russia si fuggiva con gioielli e monete d’oro cuciti nelle fodere, e se non si riusciva a trafugare un piccolo tesoro, i nobili sopravvivevano grazie all’educazione e al talento, diventavano tassisti a Parigi, o camerieri in ristoranti di lusso. Ernst Beaux arrivò a Parigi con una bottiglietta di profumo e la ricetta segreta di una miscela, e si presentò in Rue Cambon all’atelier di Gabriella Chanel, la geniale Coco. Lo racconta lo storico Karl Schlögel in Der Duft der Imperien (Il profumo degli imperi, Hanser Verlag; 23 euro).

"In una goccia di profumo, è racchiusa la storia del XX secolo", scrive, anzi nella goccia di due profumi, che poi erano uno.

Ci sono molti racconti e leggende sulla nascita di Chanel N.5, il profumo più venduto al mondo da cento anni, 80 milioni di flaconi, forse oltre cento.

Si dice che Coco lo rubasse a un concorrente, e che scelse il nome perché il 5 era il suo numero fortunato, oppure che fu una furba scelta promozionale per conquistare il mercato americano, partendo dalla boutique di New York aperta sulla Fifth Avenue.

In realtà, scrive Schlögel, il profumo originale nacque in Russia, nel 1913, l’ultimo anno della Belle Époque, alla vigilia della Grande Guerra. Tutti erano sicuri che non ci sarebbe stata, quella primavera lo Zar Nicola andò a Berlino al matrimonio della figlia del Kaiser Guglielmo che era suo cugino. "Il sangue non è acqua", affermò il padre della sposa. Ma si sbagliava. La moglie dello Zar, Alessandra, era una nipote della Regina Vittoria, e il suo profumo era il Bouquet de Catherine, prodotto dalla Casa Christophe Rillet, fornitrice della casa imperiale. Identico allo Chanel che piaceva a Marilyn Monroe. "Vado a letto nuda, solo con qualche goccia del N.5", rivelò in un’intervista, moltiplicando i profitti di Coco.

Beaux era uno dei profumieri della Rillet, aveva ideato il profumo, o collaborato a crearlo, e quando nel 1919 la rivoluzione vietò Dio e il lusso, se ne andò a Parigi. Non c’è una prova, commentano i critici di Schlögel, autore del saggio Das sowietische Jahrhundert, il secolo sovietico, apparso nel 1917. "Basta il vostro naso", risponde. Nella casa Rillet, comunque sopravvissuta alla rivoluzione, a Stalin e alla caduta dell’impero sovietico, è conservata una boccetta originale del Bouquet de Catherine, ribattezzato per opportunità politica Krasnaja Moskwa, Mosca Rossa. E che è sempre in vendita.

Gli storici, dice Schlögel, hanno il torto di non usare il naso per capire l’aria dei tempi. La rivoluzione non riuscì a soffocare lo spirito religioso e i desideri delle donne. Ma i profumi piacciono anche agli uomini, perfino ai dittatori. In piena éra stalinista, dal 1932 al ’36, a dirigere l’industria cosmetica dell’Urss era Paulina Molotova, la moglie del ministro degli esteri, Molotov. Ed era lei a occuparsi della produzione di Mosca Rossa, sempre quello usato dall’ultima zarina, e uguale al profumo della decadenza occidentale, che faceva la fortuna di Coco.

La produzione di Chanel N. 5 iniziò nel 1921, e fino al ’24 veniva venduto solo alle clienti dell’atelier di Coco. Un profumo rivoluzionario scampato alla rivoluzione. I profumi storici avevano come base una sola essenza, Coco presentava una miscela di 31 sostanze diverse, gelsomino, arancia e altre essenze, mescolate grazie a un procedimento moderno.

Il profumo segue la storia, dallo Zar a Stalin a Hitler, da una guerra all’altra. Parigi è occupata dai nazisti, il Führer passeggia sotto l’Arco di Trionfo. E Coco diventa l’amante del nobile Hans Günter Dincklange, addetto stampa all’ambasciata tedesca, cioè una spia. Lei ha 57 anni, e lui tredici di meno. Vivono insieme in una suite dell’Hotel Ritz.

Una collaboratrice? Quando, dopo la guerra, verrà processata, risponderà ai suoi giudici: "Io ho fatto entrare un tedesco nel mio letto, voi avete lasciato entrare in Francia le divisioni di Hitler". E l’amante la convince a diventare la protagonista di un complotto per far finire la guerra e salvare il III Reich: Coco va a Madrid, incontra l’ambasciatore britannico e gli consegna la proposta di tregua da consegnare a Churchill. La Germania non crollerà, i sovietici non conquisteranno Berlino e metà Europa. Ma il profumo degli Zar e di Coco non sarà un’arma convincente.