Viva la monarchia, abbasso la repubblica, ma per carità resti immutata la cialtroneria: giovedì 21 novembre esce nelle sale cinematografiche italiane 'Cetto c'è, senzadubbiamente', terzo film della saga di Cetto La Qualunque, dopo 'Qualunquemente' (2011) e 'Tutto tutto niente niente' (2012). Alla regia ritroviamo Giulio Manfredonia, mentre l'attore protagonista è l'insostituibile Antonio Albanese. Secondo la critica italiana è lui il centro gravitazionale di tutto il film, nel bene e nel male.
'Cetto c'è, senzadubbiamente': tutto sul film
La trama è ambientata una decina di anni dopo i fatti raccontati nei film precedenti: Cetto La Qualunque si è trasferito in Germania, ha avviato una catena di ristoranti e pizzerie, ha trovato moglie ed è diventato padre. Torna in patria quando si aggravano le condizioni di salute della zia che l'ha cresciuto: sul letto di morte lei gli rivela che in realtà non è figlio di un venditore ambulante, come credeva, bensì l'erede naturale del principe Luigi Buffo di Calabria. Da qui l'idea: vivere come un nobile, restaurare la monarchia e diventare re d'Italia. 'Cetto c'è, senzadubbiamente' è una commedia dell'assurdo che rappresenta una chiusura (forse) della saga comica ideata da Antonio Albanese, dal regista e sceneggiatore Giulio Manfredonia e dallo sceneggiatore Piero Guerrera: i tre lavorano insieme sin dall'inizio e nel corso del tempo hanno riproposto un personaggio che nel 2011 scimmiottava il berlusconismo e ora prende di mira gli italiani che "si bevono qualsiasi minchiata: e io sono la minchiata giusta al momento giusto" (parola di Cetto La Qualunque).
Il trailer
Com'è 'Cetto c'è, senzadubbiamente': le recensioni
Secondo molti recensori l'idea di Cetto re d'Italia ha portato 'Cetto c'è, sensadubbiamente' in territori da commedia dell'assurdo e questo ha giovato al film, fornendo ad Antonio Albanese un territorio nel quale il suo personaggio si muove meglio. Il problema, però, è proprio la caratteristica intrinseca di Cetto La Qualunque, che nasce come invenzione televisiva ed è perfetto per gli sketch brevi e fulminanti, tutti incentrati sulla fisicità e l'innegabile talento del suo interprete. Il passaggio su grande schermo necessita di un respiro diverso, che manca a 'Cetto c'è, sensadubbiamente': finché Antonio Albanese fa il suo si ride, nei raccordi fra una scenetta e la successiva emerge invece una certa debolezza strutturale del film. Leggi anche: - L'ufficiale e la spia, il film di Roman Polanski - Light Of My Life, com'è il film di Casey Affleck