"Volevo fosse una stadium hit ma si sta comportando come She loves you" scriveva Cesare Cremonini qualche settimana fa sulla sua pagina Instagram scomodando i Fab Four per commentare l’exploit in classifica di Ora che non ho più te. Suo riferimento obbligato da sempre assieme al regale Freddie Mercury tatuato sull’avambraccio, i Beatles però nel nuovo album Alaska baby, in uscita domani, rimangono un passo indietro rispetto a una girandola di citazioni che lascia spazio ad altre referenze. Basta pensare ai Venditti, ai Battisti, ai Dalla, agli Springsteen, che affiorano da questa anticipazione benedetta dal dio delle hit-parade.
"Sono un artista con un occhio al passato e lo sguardo al futuro" ammette lui, che tra i 12 brani dell’album accoglie, fra gli altri, ospiti d’eccezione come Elisa, Luca Carboni, i Meduza e Mike Garson, storico pianista di David Bowie, tutti presenti nel documentario girato tra Antigua, California, Arizona e Alaska che accompagna l’uscita dell’album (in visione a breve su Disney+). "Sono stato partorito al centro di due mondi, che sembrano non incontrarsi più, e sento il dovere di tenerli uniti".
Un lavoraccio?
"Faccio parte di quel filo culturale caratterizzato da un passamano tra artisti fatto di scambi ed eredità da valorizzare. Poi è successo che il mondo digitale ha cambiato tutto. Oggi esiste solo il nuovo e quel che è accaduto prima non sembra più interessare. Ci sono ragazzi di 24-25 anni che ascoltano Ora che non ho più te senza avvertire certi riferimenti, ma trovandoci piuttosto influenze dell’indie nate proprio dall’ascolto di quella roba là. Insomma, un salto generazionale senza niente in mezzo. Forse, però, questo significa che nel mio dna c’è la capacità istintiva di far dialogare pubblici diversi".
Ma in Alaska c’è più luce od oscurità?
"Il tema dell’amore nell’album è affrontato attraverso un processo molto doloroso e faticoso in cui il tempio più importante è Ragazze facili, brano che racconta il coraggio di amare, di togliersi una maschera e togliere alibi delle persone, in una parola: rischiare. Il coraggio di amare è ciò con cui oggi dobbiamo fare i conti. Quindi in Alaska c’è la luce. Quindi, sentimentalmente parlando, certe canzoni si portano dietro una speranza di vita quasi da disco d’esordio".
Due anni fa lei ha incontrato un grande successo a Sanremo e nei live dell’estate, mentre l’album che accompagnava questo ritorno avrebbe potuto fare di più. Che risposta s’è dato?
"La ragazza del futuro era un disco molto concettuale perché eravamo immersi in una pandemia e il mercato italiano, non so perché, continuava a sfornare delle hit da Spotify e si parlava di tequila che nelle serate pandemiche poteva anche venire utile, ma mancava forse un approccio autorale che potesse assorbire quel silenzio dolente. Alla fine è stato giusto così".
Perché?
"A distanza di due anni lo vedo come un unicum, mentre Alaska baby mi dà la sensazione del disco d’esordio. Se quello è stato un disco di passaggio significativo, con cui sono uscito da un percorso professionale importante (quello al fianco del produttore Walter Mameli, con lui di tempi dei Lùnapop - ndr), Alaska baby è un disco di ripartenza in cui ho potuto e voluto utilizzare tutte le mie abilità umane per ricreare un team di lavoro o realizzare sinergie con altri artisti. Naturale e chiaro, quindi, che questo disco abbia un’energia tripla, quadrupla, sotto il profilo della comunicabilità col mondo esterno. Oggettivamente, però, non mi sarei aspettato da un singolo come Ora che non ho più te un successo tanto grande, largo e importante".
A giugno sarà di nuovo in tour. Oggi nei concerti con sequenze e campionamenti c’è la ricerca di una perfezione formale molto vicina a quella del disco che finisce col togliere anima al “qui e ora” del live.
"Verissimo. Penso che valga la pena fare degli sforzi per liberarci dalla morsa della tecnologia, anche in macchine ingombranti e difficili da gestire come gli show negli stadi, e dare più semplicità ed energia umana".
E l’esperienza del nuovo duetto con Luca Carboni?
"Il pezzo del nostro incontro, San Luca, sarà il prossimo singolo di quest’album, perché si porta dentro una verità e un’umanità tali da diventare qualcosa di speciale. Perché è come se gli avessi messo sotto ai piedi i sampietrini di una via e lui camminandoci sopra l’ha fatta diventare qualcosa di immenso con la sua voce leggendaria e la sua esperienza di vita".