Mercoledì 26 Giugno 2024
GIOVANNI BOGANI
Magazine

C’eravamo tanto amati. Virzì, Micaela e la lite: un dolore come nei film

L’ex coppia al centro di un diverbio in pubblico, in un ristorante romano. Tante le famiglie in crisi nelle pellicole di Paolo, da “Fiere d’agosto“ in poi.

C’eravamo tanto amati. Virzì, Micaela e la lite: un dolore come nei film

C’eravamo tanto amati. Virzì, Micaela e la lite: un dolore come nei film

Urla al ristorante, piatti che volano. I carabinieri che arrivano, un’ambulanza. Un litigio fra due persone che si sono amate che finisce in piazza, sotto gli sguardi di tutti, come una ferita aperta. Fa male pensare a quanto male possa avere fatto, ai due protagonisti di questa storia, e ai figli che ne sono stati testimoni. Se ne sono occupate le cronache, e non poteva essere altrimenti. L’altra sera, a Roma, verso le dieci di sera, il regista Paolo Virzì, 60 anni, con la figlia maggiore, trentacinquenne, e con il figlio quattordicenne nato dalla sua relazione con Micaela Ramazzotti, l’attrice – e regista – che ha sposato nel 2009 a Livorno, e dalla quale si è separato da qualche tempo incontra nel déhors di un ristorante proprio lei. Lei, che sta cenando insieme al nuovo compagno, e con la figlia di lei e di Paolo, di 11 anni.

La discussione fra i due si accende, dura più di venti minuti. Pare siano volati piatti, addirittura sedie. Alla fine arrivano i carabinieri e un’ambulanza, secondo alcuni per soccorrere Micaela, 45 anni,secondo altri per soccorrere la figlia 35enne di Virzì, Ottavia. Scene da un matrimonio. Schegge taglienti di un matrimonio andato in pezzi. Un tipo di dolore, un tipo di furore che Virzì aveva provato a esorcizzare più volte, nei suoi film. Grandi commedie umane, anche amare.

Ne La prima cosa bella, interpretato nel 2010 proprio da Micaela Ramazzotti – e questa interpretazione le varrà il David di Donatello e il Nastro d’argento come migliore attrice – la Ramazzotti litiga furiosamente col marito, interpretato da Sergio Albelli. I figli sono costretti ad ascoltare le grida dei genitori: il marito picchia la moglie, la spinge a terra. Lei fugge via da casa, trascinando con sé i figli, mentre il condominio intero, curioso, si affaccia a guardare. Lei, fra le lacrime, s’inventa una tranquillità che non possiede, e dice ai figli "venite con me, sapete che con mamma ci si diverte sempre". Li trascina abbracciati a sé, nella città di notte, come naufraghi su una zattera col mare in tempesta. Fuggono in autobus, cantando La prima cosa bella. Lei piange, senza farsi vedere dai bambini.

Pochi istanti dopo, il marito – in divisa da maresciallo – fa una scenata sul set dove la moglie fa la comparsa, e si riprende i figli. Lei, notte tempo, li fa fuggire dalla finestra, sotto la pioggia, e se li riprende, un’altra volta. Un balletto tragico, di cui i figli sono le prime vittime. Virzì mostra di capire molto bene le dinamiche di questi scontri, e tutto il dolore che portano con sé. Per i figli, per la donna, per l’uomo.

C’è una tavola imbandita in Caterina va in città, del 2003, con Sergio Castellitto insegnante frustrato con improvvisi scoppi d’ira, e con Margherita Buy, moglie esasperata, che d’un tratto getta in terra tutti i piatti, uno dopo l’altro. E ci si scontra, con una tavola imbandita in mezzo, anche in Ferie d’agosto, il film del 1996 in cui si litiga fra il clan dei progressisti, Silvio Orlando in testa, e quello dei qualunquisti, con Ennio Fantastichini. Sono litigi politici che mascherano anche crisi sentimentali. E che si ripresenteranno anche nel sequel di 28 anni dopo, Un altro Ferragosto, da oggi su Netflix.

"Invoco il diritto alla riservatezza per tutta la mia famiglia – ha dichiarato ieri Virzì –. Desidero solo, in questo doloroso frangente, ribadire che Micaela Ramazzotti è stata per me una donna importantissima, la madre di due miei figli e un’attrice di straordinario talento, protagonista di film da me molto amati. Confido che troveremo tutti il modo di risolvere questo incidente".