Mercoledì 15 Gennaio 2025
ARISTIDE MALNATI
Magazine

C’è un altro Euripide in un frammento di papiro

Si tratta di uno dei più importanti ritrovamenti di testi di uno dei maggiori poeti tragici greci. Versi che cambiano il significato di due suoi drammi

Euripide nel bassorilievo tardo-ellenistico del Museo Archeologico di Istanbul

Euripide nel bassorilievo tardo-ellenistico del Museo Archeologico di Istanbul

Tesori preziosi antichi di millenni. Un consistente frammento di papiro, che contiene un testo poetico scritto in greco antico, rivela parte di due opere del tragediografo Euripide (485-406 a. C.), prima d’ora note solo da citazioni di autori successivi, greci e latini. Si tratta di Poliido e Ino, due drammi potenti in cui emergono figure, soprattutto di donne, dotate di spessore psicologico rilevante, come molte delle eroine del poeta greco, fine indagatore dell’universo femminile e sostenitore (sorprendente, vista l’epoca) della valorizzazione del ruolo della donna.

In particolare è nell’ Ino che Euripide dà vita a una rappresentazione sofferta ma nobilitante della protagonista, utilizzando una versione secondaria del mito che nella sua struttura canonica la descrive come matrigna egoista, senza analizzarne le sfaccettature psicologiche. Ino è una zia del dio greco Dioniso e fa parte della famiglia reale di Tebe; in frammenti precedentemente noti di un papiro trovato a Ossirinco e pubblicato con il numero 5131, Ino è appunto matrigna spietata, intenzionata per vendetta e cieca gelosia a uccidere i figli del marito, il re della Tessaglia, nati da un precedente matrimonio.

Il nuovo frammento introduce una nuova trama: qui un’altra donna è la matrigna cattiva, e Ino è la vittima. Questa nuova, per ora anonima protagonista sposa il sovrano e ne uccide lei i figli di primo letto e poi si suicida. Una tragedia d’altissimo pathos con ingredienti del miglior Euripide (morte, caos e suicidio, che in parte ricordano Medea), ma con la protagonista, Ino, animata da amore limpido, dotata di equilibrio (“sophrosyne”) nei suoi rapporti e quindi eroina positiva e modello di un sentimento non tormentato.

Tematica di diverso tipo è quella sottesa alla seconda opera rivelata dal papiro appena decifrato, il Poliido: il contenuto del dramma racconta di un antico mito cretese in cui il re Minosse e la regina Pasifae (famosi per le vicende del mostruoso minotauro rinchiuso nel labirinto vicino alla reggia di Cnosso) chiedono all’indovino Poliido di resuscitare il loro figlio Glauco, annegato in una vasca di miele. Il veggente è in grado di far rivivere il ragazzo utilizzando un’erba che aveva visto usare da un serpente che voleva ridare vita a un proprio simile. Un mito fantasioso per un finale felice con un’importante digressione, riportata nel nuovo frammento, sulla liceità o meno di ridare vita ai defunti, elemento centrale di molte culture antiche (e della religione cristiana). Un aspetto che Euripide ha trattato anche nell’ Alcesti e che qui analizza con lucida razionalità pur in un testo poetico: il tragediografo è spesso riuscito in molti dei suoi drammi a dare forma poetica a concetti pregnanti della filosofia dei sofisti.

Un papiro, il nuovo frammento, che è tra i più importanti testi euripidei, forse secondo solo all’ampio frammento con annotazioni musicali (i corali delle tragedie greche erano cantati e accompagnati da musica). Un’identificazione, quella degli 88 versi (di cui 66 nuovi), dovuta all’acribia di Yvona Trnka-Amrhein e di John Gibert, che hanno ricevuto da Basem Gehad (archeologo del Consiglio supremo delle antichità in Egitto) le foto del manoscritto e il permesso di analizzarlo in loco (il reperto proviene dal sito di Filadelfia, oggi Darb Gerze, nell’oasi del Fayum, a 110 km sud ovest del Cairo). I due studiosi americani hanno dapprima datato lo scritto in base alla grafia, stabilendo che è del III secolo d. C. (quindi periodo romano, successivo di quasi 8 secoli a Euripide) e in seguito hanno stabilito l’autore di quei versi, utilizzando il Thesaurus Linguae Graecae, una database digitale di tutti i testi antichi greci noti, gestito dall’Università di California.