Aveva una vera mania per i selfie ante litteram, la contessa di Castiglione. Una precorritrice, che oggi avrebbe una carriera da influencer assicurata. Si amava e amava farsi ritrarre. Basta guardare le decine di foto e ritratti per capire il perché.
Ma non per la sua bellezza ha fatto la storia. Nata a Firenze e cugina di Camillo Benso di Cavour, definita "una statua in carne ed ossa", "la più bella donna del secolo", Virginia Oldoini viene ricordata come "la seduttrice che fece l’Unità d’Italia". Agente di Cavour e Vittorio Emanuele II alla corte di Napoleone III per conquistare con le arti della seduzione l’imperatore dei francesi alla causa italiana.
Il matrimonio in giovanissima età (aveva 17 anni) con Francesco Verasis Asinari, conte di Costiglione d’Asti e Castiglione Tinella, le aprì le porte della corte di Torino e la strada per una speciale amicizia con il re Vittorio Emanuele II, che la volle come sua favorita. Aveva un corpo splendido, un seno "che sembrava voler lanciare una sfida a tutte le altre donne", scrivevano di lei, i capelli biondo cenere, gli occhi verde mare. E in più, un temperamento incontenibile. Alla corte dei Savoia conquistò fama e molti uomini, tra questi l’ambasciatore in Francia Costantino Nigra, il ricchissimo barone Rothschild e i fratelli Doria. Le donne invece non la apprezzano particolarmente anzi spesso le erano ostili a causa del suo comportamento giudicato troppo presuntuoso, della sua grande vanità, avidità e del suo egocentrismo.
Siamo a metà dell’Ottocento, quando l’Italia era divisa in sette stati. Cavour aveva bisogno dell’aiuto della Francia per realizzare contro gli austriaci l’unificazione italiana sotto lo scettro di Vittorio Emanuele II, re di Sardegna e principe di Piemonte.
Ma come convincere l’imperatore francese Napoleone III? Certo, si sapeva che il monarca transalpino aveva simpatia per l’Italia e che da giovane era stato addirittura iscritto alla Carboneria. Ma occorreva una leva più forte. Se è vero, com’è vero, che l’erotismo è un’arma più efficace di cento cannoni, quale ’migliore freccia’ da scagliare della giovane contessa di Castiglione.
Tutti sapevano che Napoleone III aveva un debole per il fascino femminile e Cavour, fine stratega, giocò la sua carta più appetibile. Informò la cugina e lei, anziché scandalizzarsi, trovò il gioco eccitante e la missione alla sua ’portata’. Decise di andare in Francia e sedurre l’imperatore. Evitando di spiegare al marito – da lei soprannominato ’il nobile cornuto’ – il reale motivo della trasferta parigina.
Il primo incontro tra Virginia Oldoini e l’imperatore non andò come sperato dalla diplomazia italiana. Troppa responsabilità pesava sulle candide spalle della Contessa di Castiglione, che fallì, perdendo una battaglia ma non certo la guerra. Il re la giudicò bella, ma poco interessante.
Secondo i diari di Nicchia (questo il soprannome affettuoso che le aveva dato Massimo D’Azeglio), dopo i rimproveri del potente cugino – per cui provava una certa soggezione – ci fu il secondo assalto. Il 9 gennaio 1856 la contessa si fece invitare al ballo della corte: arrivò in notevole ritardo, scalza, come sua usanza, e sullo scalone incontrò l’imperatore. "Arrivate troppo tardi, madame" la redarguì. "No Sire, siete voi che ve ne andate troppo presto". E la scintilla scoccò, fatale. L’impresa si compì il primo luglio, pochi mesi dopo, a Compiegne. L’imperatore ebbe finalmente la donna più bella del secolo, vestita solo con una sottoveste di seta verde (secondo alcuni storici una copia impudente della camicia nuziale dell’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III) e il suo interesse per la questione italiana si accese. "La mia camicia da notte dovrebbe sventolare assieme al tricolore per celebrare l’Unità d’Italia", scrisse Virginia Oldoini nei suoi diari.
Per circa un anno diventò l’amante ufficiale di Napoleone III suscitando scandalo e le ire della consorte, Eugenia de Montijo. Nel frattempo, la Francia si era alleata con il Piemonte. Missione compiuta, il resto è storia... La rivalità con l’imperatrice Eugenia giunse al punto che, per danneggiare la rubamariti, sua maestà inventò addirittura un finto attentato ai danni del consorte: la fortuna della contessa cominciò ad appannarsi. Per gelosia Virginia venne allontanata dalla Francia, per tornarci in un secondo tempo: lì trascorse gli ultimi anni della sua vita, straziata dal totale rifiuto della fine della propria bellezza.
Morì sola, nella sua casa parigina di Rue Cambon 14, dove era stata costretta a trasferirsi dopo essere stata sfrattata, nel 1893, dal prestigioso appartamento di Place Vendôme, quando l’intero stabile fu acquistato dal gioielliere Boucheron. Fino a vecchiaia avanzata conservò come reliquia, all’interno di una piccola teca sferica di cristallo, la vestaglia di seta verde con la quale, durante la notte passata con Napoleone III di Francia era convinta di "aver cambiato la storia d’Italia". E proprio con quel vezzoso trofeo avrebbe voluto essere sepolta, ma i suoi eredi non rispettarono le sue volontà.
La sua tomba si trova al cimitero Père-Lachaise di Parigi.
Qui il ritorno all’attualità. Dopo vent’anni è stata ritrovata tra i reperti della liquidazione del vecchio Premio Grinzane Cavour, la lapide originale della sua sepoltura: se n’erano perse le tracce quando, in occasione del centenario della morte della contessa di Castiglione, venne portata a Torino. Abbandonata in un deposito è ora ricomparsa in attesa di tornare in Francia.