Mercoledì 17 Luglio 2024

I cavalli non sono nati veloci. Ed è allarme sui difetti congeniti

Il più grande studio mai compiuto sul genoma dei cavalli evidenzia un tratto evolutivo recente (la velocità) e lancia un allarme

Cavallo al galoppo

Cavallo al galoppo

Da una ricerca mastodontica, che ha coinvolto 121 scienziati e che rappresenta il più ampio studio sul genoma mai realizzato sui non umani, è emerso che i cavalli non sono nati veloci e che nel corso dei secoli c'è stato un drastico calo della diversità genetica, con il conseguente aumento di difetti congeniti. I CAVALLI NON SONO NATI VELOCI Una curiosa conseguenza dell'indagine operata sul DNA di circa 278 razze equine è che la proverbiale velocità dei cavalli è in realtà un'acquisizione relativamente recente, dovuta alla selezione operata dagli esseri umani a partire dal VII secolo d.C. Di suo, questo animale era fatto soprattutto per la resistenza: Ludovic Orlando, archeologo molecolare coinvolto nello studio, ha paragonato la differenza a quella che intercorre fra un maratoneta e un velocista dei 100 metri piani. DIVERSITÀ GENETICA A RISCHIO L'indagine sul genoma ha anche rivelato che attualmente esistono due lignaggi di cavalli al mondo, quello domestico e il cosiddetto cavallo di Przewalski o pony della Mongolia (che è in pericolo d'estinzione). Ne sono esistiti altri due, ormai estinti: uno che viveva nella penisola iberica e l'altro in Siberia, entrambi circa cinquemila anni fa. Questo dato, unito alle moderne pratiche di allevamento, che puntano a privilegiare determinate caratteristiche (in primis la velocità), ha determinato un crollo della diversità genetica. Per fare un esempio: tutti e venti i purosangue inglesi che disputeranno sabato 4 maggio il celebre Kentucky Derby hanno un cromosoma Y che deriva da un singolo stallone, nato nel 1700 e chiamato Darley Arabian. Di più: il 95% dei purosangue inglesi odierni discende da lui. Come ben sanno gli scienziati, la scarsa diversità genetica porta a difetti congeniti e già oggi ve ne sono di visibili: ad esempio la cecità notturna e la miopatia, che colpiscono i cavalli con sempre maggiore frequenza. Antoine Fages, biologo molecolare e uno dei primi firmatari della ricerca, afferma che nell'arco degli ultimi due secoli la diversità genetica si è ridotta fra il 14 e il 16%: numeri molto bassi. Leggi anche: - Come le leonesse difendono i cuccioli dai leoni killer - In Florida lotta ai pitoni giganti, l'ecosistema soffoca - Sente un ronzio all'orecchio, la colpa è di una zecca attaccata al timpano