Roma, 10 settembre 2023 – “Non mi piace parlare di due generazioni: preferisco parlare di due stagioni dell’esistenza”, dice Sergio Castellitto. Lo dice a proposito del film Enea, in concorso alla Mostra del cinema, in cui recita diretto da suo figlio Pietro. E i due, anche nella finzione cinematografica, interpretano padre e figlio. “C’è una generazione di adulti perbene, nel film, ma crepati dentro, spezzati nell’anima. E una generazione di giovani ‘per male’, ma romantici, più veri dei loro genitori”.
Da una generazione all’altra. Sergio e Pietro Castellitto, padre e figlio, sono insieme all’incontro stampa per Enea. Un film – interpretato anche da Benedetta Porcaroli, Chiara Noschese e Matteo Branciamore – in cui i padri non riescono a controllare i figli, in cui i figli trovano dei modi molto poco ortodossi per reagire al male di vivere. Le feste, lo sballo, lo spaccio, il circolo esclusivo della Roma bene. Enea si muove con disinvoltura, re del divertimento, burattinaio del benessere suo e degli altri. Fa il primogenito protettivo e prepotente con il fratello studente, dialoga con i genitori borghesi, gestisce un ristorante di sushi. Conosce una ragazza bellissima, la seduce, se ne appropria.
Arriva in sala stampa Pietro Castellitto, 31 anni, al suo secondo film, che ha fra i padrini anche Luca Guadagnino, coproduttore con Frenesy. "Aoh! Dalla televisione sembrava più grande!”, dice Pietro Castellitto della sala delle conferenze. Il suo precedente film, I predatori, era stato presentato a Venezia ma nella sezione Orizzonti, e aveva vinto il premio per la migliore sceneggiatura.
"Ho provato in tutti i modi a non fare un film con mio padre”, dice Pietro. “Ma nessuno avrebbe intercettato quel sentimento, quel registro di recitazione, ironica e drammatica. Nessuno al mondo, beh, forse Adam Driver…”, dice, alludendo alla polemica sollevata negli scorsi giorni, sul fatto che all’attore americano Adam Driver è stata affidata l’interpretazione di un personaggio italianissimo come Enzo Ferrari, nel film ‘Ferrari’ di Michael Mann.
E racconta come è nato l’incontro fra le due generazioni, fra i due Castellitto sullo schermo. “In realtà abbiamo orari totalmente diversi: io – dice Pietro – mi addormento tardissimo, lui prestissimo. Una sera, verso l’una di notte, che per me è tardo pomeriggio, chiamo mio padre e gli dico: “Vorrei che tu interpretassi un mio film“. Lui mi manda a quel paese, mi dice che sta dormendo da due ore. Ma capisco che in quel modo mi ha detto di sì”.
Sergio la racconta un po’ diversamente: "Quella notte, avevo guardato il sito di cinema Imdb, e ho scoperto che mi accreditava 99 film. Quello con mio figlio sarebbe stato il centesimo. L’ho preso come un segno del destino. Credo molto nei segni un po’ romantici: ho pensato che, con questo film, azzeravo il contatore”, aggiunge.
“Come mi sono trovato, diretto da mio figlio? Ho cercato di fare quello che faccio con tutti i registi: tradirlo. Ho cercato di sorprenderlo, con qualcosa che lui non aveva immaginato".
“Pietro è un regista pazzesco, con una energia incredibile”, dice Matteo Branciamore. “C’era una scena da girare in una discoteca, ma i figuranti erano tutti mosci, non c’era energia. E a un certo punto Pietro corre alla consolle, strappa il microfono e con tutto il fiato che ha in gola urla: ‘Siamo o non siamo una generazione di m…????’. E tutti, d’improvviso, hanno cominciato a ballare come se non ci fosse un domani”. Enea uscirà nelle sale italiane il 25 gennaio.