Mercoledì 12 Marzo 2025
ALBERTO MATTIOLI
Magazine

Casanova, più influencer che seduttore

Trecento anni fa nasceva a Venezia il celebre avventuriero: famoso per essere famoso, interessante solo quando parlava di sé

Ritratto di Giacomo Casanova (1760) attribuito a Francesco Narici

Ritratto di Giacomo Casanova (1760) attribuito a Francesco Narici

Per avere trecento anni, li porta benissimo. Giacomo Girolamo Casanova nacque a Venezia, in calle della Commedia che oggi si chiama Malipiero, il 2 aprile 1725, appunto tre secoli fa e, ci piaccia o no, resta uno degli italiani più famosi della storia, uno dei pochi ad aver battezzato con il suo nome un "tipo" umano. Per il fausto anniversario, è in corso una mostra a Palazzo Mocenigo sul costume maschile dell’epoca, già decisamente metrosexual con tutti quei pizzi, nei e ricami, mentre è annunciata un’Edizione nazionale delle opere, che avrà molto da lavorare perché Casanova era un grafomane incallito e, per esempio, delle tremila lettere che sono sopravvissute, metà sono inedite.

Certo, in questi tempi di #MeToo e patriarcato imputato di ogni possibile nequizia, anche del maltempo, la figura di un seduttore seriale potrebbe sembrare anacronistica, perfino provocatoria. Ma, a differenza di Don Giovanni (per inciso, forse Giacomo collaborò alla stesura del libretto di Da Ponte per l’opera di Mozart, e di certo era presenta alla prima, nell’87 a Praga), Casanova fu sempre affettuoso, perfino tenero, con le sue innumerevoli ex. Era un femminiere, non uno sciupafemmine, forse più innamorato dell’amore che del sesso, benché alcune prodezze raccontate nell’Histoire de ma vie facciano impallidire le prestazioni delle più reputate pornostar nazionali e no, e con l’unico additivo degli afrodisiaci disponibili all’epoca: nella celebre notte d’amore con la suor M.M., per dire, il nostro si ricaricò con delle uova. E comunque sarebbe il caso di smetterla di considerare Casanova un mero donnaiolo, sia pure capostipite del latin lover e della relativa sdrucita saga nazionale modello "italians do it better", ormai un po’ cringe perfino per i bagnini della Riviera.

Casanova è, intanto, un grande scrittore: forse non sempre, ma di sicuro quando racconta i casi suoi (ci torneremo). Il guaio è che è un grande scrittore non della nostra letteratura, ma di quella francese. Poiché "la langue française est plus répandue que la mienne", la lingua francese è più diffusa della mia, la usò per scrivere le sue memorie. Anche Goldoni si comportò allo stesso modo: il francese era l’inglese del Settecento. Semmai, Casanova fece qui uno dei molti errori di calcolo della sua vita perché l’autobiografia fu pubblicata soltanto postuma (e molto: nel 1826) per la semplice ragione che era impubblicabile, troppo scandalosa, troppo cinica, diremmo: troppo sincera. Riletta oggi, specie nell’edizione originale edita soltanto negli anni Sessanta del Novecento, senza le censure o le manomissioni per trasformare Casanova in un improbabile proto giacobino, resta un libro straordinariamente divertente, un romanzo d’avventure di un picaro elegante a zonzo nell’elegantissima Europa del Settecento: e davvero si capisce perché Talleyrand diceva che chi non aveva vissuto l’autunno dell’ancien régime non aveva conosciuto la dolcezza di vivere (per quelli seduti nei salon, beninteso, un po’ meno per chi stava in scuderia o in cucina).

Però oggi l’attualità di Casanova è forse un’altra. Per tutta la vita, Casanova non fece che raccontare, celebrare, divulgare e mettere in scena un solo personaggio: sé stesso. Questo era e questo soltanto poteva vendere in una società dominata da un’aristocrazia di cui non faceva parte. Seduttore, avventuriero, evaso dai Piombi, biscazziere, alchimista, diplomatico, violinista, scroccone, letterato, spia, spiato: Casanova era famoso per essere famoso. Il suo prodotto sociale, mondano e letterario era la sua stessa vita. Il principe di Ligne, forse il più straordinario protagonista di quella civiltà della conversazione, lo disse chiaramente: Casanova era interessante soltanto quando parlava di sé; se discorreva d’altro, diventava subito noiosissimo. Giacomo non sapeva fare altro che essere Casanova. Fatte le debite proporzioni di mode e modi, come una qualsiasi Ferragni o Gianluca Vacchi, insomma quelle persone che sono riuscite a trasformarsi in personaggi. Tre secoli dopo, fra i molti meriti e gli altrettanti rimproveri che si possono attribuire a Giacomo Casanova c’è anche quello di essere stato il primo influencer della storia, e senza Instagram.