Venerdì 18 Ottobre 2024
BEATRICE BERTUCCIOLI
Magazine

Carolina Crescentini: "Io, connessa e felice. Mai schiava dei social"

L'attrice di 'Sconnessi': "Alle elezioni la mia scelta non sarà per qualcuno ma contro qualcuno. Sul set mai subito avances"

Carolina Crescentini (LaPresse)

Carolina Crescentini (LaPresse)

Roma, 26 febbraio 2018 - "Nessuna dipendenza da cellulare", assicura Carolina Crescentini. E precisa: "Certo, se c’è qualche urgenza, ci tengo a rimanere connessa. Altrimenti, non è necessario né piacevole essere sempre a disposizione". Insomma, la bella attrice romana non è come i personaggi del film di cui è interprete, Sconnessi di Christian Marazziti. Una pellicola che, in chiave di commedia, si occupa della dilagante nomofobia, l’ansia che prende le persone quando perdono tutti i contatti con la Rete. E mentre è nelle sale anche con ‘A casa tutti bene’ di Gabriele Muccino, sta girando a Napoli la seconda serie di Raiuno ‘I bastardi di Pizzofalcone’, in cui è una severa pm.

Carolina, con i social che rapporto ha?

"Sono su Twitter e su Instagram soprattutto per parlare del mio lavoro, per mettere foto e notizie relative a quello che sto facendo. Ho poi anche due pagine Facebook, una non gestita da me, che riguarda sempre il mio lavoro, un’altra privata che utilizzo soprattutto per continuare a mantenere i rapporti con gli amici, anche con quelli che sono andati all’estero".

Talvolta sui social succede di essere criticati o anche aggrediti. A lei è mai successo?

"Qualche volta è capitato. Una volta avevo detto, prendendo spunto dalla copertina di Internazionale, di essere preoccupata per il ritorno di movimenti di estrema destra, fascisti, nel nostro Paese e che mi dispiaceva che arrivasse all’estero questa immagine dell’Italia. Sono stata insultata ma ho risposto a tono, perché lo ritengo un argomento serio, sul quale non lasciar correre".

Quindi si interessa di politica?

"Certo, riguarda tutti noi. Non si può non interessarsene. Leggo i giornali, voglio sapere quello che succede".

Sta seguendo anche la campagna elettorale?

"La seguo e mi sta facendo arrabbiare perché non trovo un politico che davvero mi convinca e mi rappresenti. Alla fine il mio voto non sarà tanto per qualcuno, quanto contro qualcuno. Voterò chi mi sembra possa meglio impedire che prevalga chi non voglio".

Dopo il caso Weinstein, lo scandalo molestie si è allargato anche all’Italia. Lei ha firmato la lettera delle donne di cinema, attrici e registe, di solidarietà alle donne?

"Non l’ho firmata materialmente soltanto perché in quel momento ero fuori. Ma è come se l’avessi firmata, sono totalmente d’accordo. Certo, occorre molto di più per cambiare le cose ma è importante essere vicine alle donne vittime di abusi. E non mi piace l’atteggiamento di chi vuole sminuire o addirittura ridicolizzare la questione".

Lei ha mai subito molestie?

"Sul set non mi è mai successo niente, ma nella vita capita a tutte. Del resto è una società in cui si denigra la donna anche con battute, con gli sguardi. Capita anche a me, a Trastevere, dove abito, di sentirmi un certo tipo di sguardi addosso. Ma io so gestirli gli sguardi, e anche le battute. Bisogna, però, difendere, anche con una legge, chi non riesce a farlo".

Anche Meryl Streep e Jennifer Lawrence hanno denunciato discriminazioni economiche tra attori e attrici. Niente parità, dunque?

"Sono differenti i compensi, ma non solo quelli. Quasi tutti i film hanno protagonisti maschili e la donna è relegata nel ruolo di moglie, fidanzata, figlia. Raramente la protagonista è una donna. E anche la troupe è formata quasi soltanto da uomini. Le donne fanno le segretarie, le costumiste, le sarte, le truccatrici".

Anche le registe scarseggiano. Su una ventina di film da lei girati, soltanto una volta è stata diretta da una donna, Laura Morante, in Assolo. È così?

"È così. Ed è stata un’esperienza meravigliosa perché lei è una donna straordinaria, che mi ha insegnato tanto".

Ha lavorato anche con registi come i fratelli Taviani, Ozpetek e Giuliano Montaldo. Ha imparato anche da loro?

"Sono stati tutti incontri importanti. Con Montaldo ho fatto due film, ‘I demoni di San Pietroburgo’ e L’industriale, e il modo in cui lui tratta la troupe è davvero speciale, di grande rispetto. Chiamava ognuno di loro col nome di un pittore, del resto, diceva, curavano le luci, la fotografia, insomma l’immagine. E quando era il momento di girare una scena particolare, li esortava, cerchiamo di provare la stessa emozione del personaggio e dell’attore. Mi ha insegnato che per fare un film, si deve essere una squadra".

Le piacerebbe fare la regista, dirigere un film?

"Chissà, vedremo. Bisogna prima di tutto trovare la storia giusta".

I viaggi sono una sua passione. Preferisce l’avventura o le vacanze ben organizzate e tranquille?

"Dipende dal tempo che ho a disposizione. Posso viaggiare zaino in spalla, oppure arrivare direttamente a destinazione. Tra quelli fatti finora, il più avventuroso è stato forse in Kenya, dove sono stata anche a cena nelle capanne, con i locali. Un’esperienza molto bella, davvero unica. Vorrei andare a Bali, in Indonesia, nello Sri Lanka e in Australia, ma occorrono almeno tre settimane. Penso che il prossimo sarà un viaggio più semplice, dieci giorni a Buenos Aires. Ma fino ad aprile sarò a Napoli, sul set dei ‘Bastardi di Pizzofalcone’".