Giovedì 26 Settembre 2024
RICCARDO JANNELLO
Magazine

Caro diario ti scrivo, sono l’enigma Virginia

Amori, desideri e segreti: escono anche in Italia gli scritti “privati“ della Woolf. Alla scoperta dei suoi sentimenti più intimi

di Riccardo Jannello

Diari di famiglia. Stanno per essere pubblicati integralmente i cinque volumi dei diari di Virginia Woolf scritti fra il 1915 e il 1941, l’anno in cui la scrittrice morì suicida a Rodmell nel fiume Ouse in cui si gettò con le tasche piene di sassi. Di famiglia perché a catalogare e pubbicare le pagine della iconica londinese è stata per prima, dal 1977 al 1985 – con l’edizione integrale del 1990 –, Anne Olivier Popham, storica dell’arte cugina del grande attore Laurence Olivier e moglie, dal 1956, di Quentin Bell, artista e scrittore, nipote di Virginia essendo figlio secondogenito della sorella Vanessa Stephen, il cognome da nubile della scrittrice. Anne Olivier, intellettule fra le più importanti del secondo dopoguerra inglese animatrice di associazioni culturali e di salotti letterari, è morta nel 2018 un mese dopo avere compiuto i 102 anni, mentre Quentin era morto nel 1996 a 86.

L’attività di prosatrice e saggista di Virginia progredì parallelamente a quella di attivista per i diritti delle donne e la parità nei confronti degli uomini. Lottava nel movimento del fabianesimo – col marito Leonard Woolf – affinché i lavoratori potessero avere accesso al controllo dei mezzi di produzione così come fece parte del Bloomsbury Group con il quale ambiva a favorire pacifismo e femminismo. Nei suoi scritti saggistici e critici di inizio Novecento assunse la difesa delle suffragette per il diritto di voto alle donne. E la sua passione gay, le molte relazioni, ne fecero un’icona della libertà sessuale. Ma al tempo stesso influirono sulla sua psiche in modo determinante: una complessità che già l’aveva portata in gioventù a tentare il suicidio, che poi le è riuscito il 28 marzo 1941 all’età di 59 anni dopo avere scritto un ultimo capolavoro, Tra un atto e l’altro, uscito postumo: "Perché perdere una sola goccia che può essere spremuta da questo maturo, da questo struggente, da questo squisito mondo?".

La produzione di Virginia Woolf varia fra romanzi e racconti, saggi e lettere, piece teatrali e appunto i diari. La complessità interiore ne ha fatto una innovatrice carismatica, una delle vette più importanti del romanzo moderno, paragonata via via per il suo stile e la sua introspezione a personaggi come James Joyce, Marcel Proust o il nostro Italo Svevo. La coscienza di sé al servizio di una verità a volte difficile da decifrare. Una presenza enigmatica che l’ha fatta diventare metafora per un lavoro teatrale di Edward Albee (1962) e poi film diretto da Mike Nichols (1966) dove il richiamo del titolo, il celeberrimo Chi ha paura di Virginia Woolf, non ha nulla a che fare con la scrittrice, mai nominata, ma con la sua interpretazione della vita, giocando sulla parola "wolf", lupo, e "woolf", e mostrando della fumosa coppia Martha e George (iconici Taylor e Burton nel film e in teatro, fra gli altri, i nostri Melato e Lavia) "la Virginia Woolf che hanno dentro, squilibrata e suicida come il loro matrimonio", spiegava il drammaturgo.

I diari sono anch’essi un importante momento della vita e della produzione letteraria e sociale della paradigmatica autrice di Gita al faro, Orlando, Notte e giorno, La signora Dalloway, Una stanza tutta per sé e altri capolavori. "La Woolf – scrive Mario Fortunato nella sua introduzione al primo volume, in uscita per Bompiani il 22 febbraio – guarda la vita quasi soltanto dal di fuori, attraverso la lente della realtà materiale, arrivando a una nuova visione insieme dall’esterno e dall’interno, dove la realtà comprende e assorbe anche il nostro modo di guardarla. È una vera e propria rivoluzione, fisica e letteraria, e darà luogo a una delle più stupefacenti metamorfosi della letteratura moderna". Facendo proprio quello che diceva Quentin Bell, il nipote della scrittrice: "Si tratta di uno dei diari più importanti del mondo".

Tradotto da Giovanna Granato, il primo volume narra le vicende dal 1915 al 1919, anni che cambieranno l’Europa e il mondo e anche la psiche di Virginia, travolta da una crisi nervosa – e quindi bloccata nella scrittura – a inizio del 1917. I quattro volumi che seguiranno presenteranno gli scritti fra il 1920 e il 1924, fra 1925 e 1930, fra 1931 e 1935, e infine fra il 1936 e il 1941 con le ultime righe vergate poco prima che la Woolf, dilaniata dalla sua stessa forza che ne era la debolezza, ponesse fine ai suoi giorni.