Domenica 19 Gennaio 2025
CHIARA DI CLEMENTE
Magazine

Caro David Lynch, sei stato la mia vita

Lettera aperta di una fan al mito del cinema

David Lynch

David Lynch

Caro David Lynch,

ti scrivo questa lettera dopo averci pensato tanto, ed essermi autocensurata per giorni nel nome della lezione giornalistica alla quale ho sempre aderito (mai pezzi egotici in prima persona. cosa vuoi che interessi agli altri della tua esperienza personale), e dopo non aver trovato comunque scampo.

Il senso della lettera è che ci sono rimasta malissimo alla notizia della tua morte perché uno so che sei immortale, due perché pensavo che comunque l’enfisema di cui avevi parlato nell’intervista di qualche mese fa non fosse in realtà poi così grave da condurti così presto alla scomparsa. Poi c’è il fatto che mi sono resa conto che nonostante tutte queste differenze anagrafiche e geografiche tra me e te _ io di anni ne ho 58 e sono nata a Firenze, Italia, tu di anni ne avevi 78 e sei nato a Missoula, nel Montana _ alla fine in realtà non c’è _ tra me e te _ nessun grado di separazione.

Iniziamo da Twin Peaks: all’epoca della trasmissione tv in Italia di quella serie tv, 1991, io ero talmente infoiata che _  non c’erano notizie online perché semplicemente ancora Internet non era alla portata di tutti _ pur di sapere le anticipazioni su chi mai avesse ucciso Laura Palmer telefonavo (roba da un sacco di soldi) di nascosto dalla famiglia a un amico che avevo a New York per di avere qualche anticipazione: chi  ucciso Laura Palmer? ho bisogno di saperlo, dimmelo per pietà.

Quando andai a vedere al cinema “Cuore selvaggio” che aveva appena vinto la Palma d’oro a Cannes uscì così emozionata, esaltata e sconvolta dalla sala che non mi capacitavo: fu un amico di mio fratello, più grande di me, a spiegarmi perché mi avesse colpito così tanto: “Il sonoro è usato in maniera inedita (la tipa, ex Twin Peaks, che dopo l’incidente si tocca la testa e vi trova un varco mortale) ma soprattutto la grandezza di questo film è che non c’è mai un centro: è tutto eccentrico, è tutto ellittico, è questo che fa la differenza”. Fu lì che mi innamorai di questo ragazzo, perdutamente ma senza speranza, e solo e proprio perché avevamo visto insieme “Cuore selvaggio” e lui aveva dato una forma all’emozione dirompente che io avevo provato vedendo il film, e solo lui era riuscito a spiegarmela. 

Nessun grado di separazione. Mio padre è morto abbastanza giovane, 68 anni. Tanti anni fa, in salotto, insieme, stavamo vedendo alla tv “The Elephant Man”. Verso il finale mi voltai verso di lui, e vidi le sue lacrime che scendevano sulla sua bellissima faccia. Non lo potrò mai dimenticare.

Nessun grado di separazione. Lessi in un’intervista a David Lynch che lui praticava la meditazione trascendentale, quella insegnata da Maharishi Mahesh Yogi ai Beatles, che l’aveva aiutato a superare dipendenze, scatti d’ira e quant’altro. Letto fatto: cercai subito un insegnante di MT, e iniziai anch’io _ evito di raccontare i particolari sui costi spropositati per lasciarmi suggerire nell’orecchio una parolina in sanscrito _  a meditare, come lui.

Nessun grado di separazione. Ricordo una sera in cui tornai a casa dopo il lavoro. Mio marito spense tutte le luci. Prese una piccola lampada, non so come e dove l’avesse trovata, una lampada che illuminava solo il suo volto, al buio, e si mise a cantare, come lo scagnozzo di Dennis Hopper in “Velluto Blu”, “In Dreams”, di Roy Orbinson.  E se potevo amare già tanto mio marito, quella sera _ e da allora in poi, altro che il ragazzo di “Cuore selvaggio” _ l’ho amato sempre e  ancora di più.

Nessun grado di separazione: ho fatto vedere a mia figlia adolescente “Cuore selvaggio”, adesso che lei è all’università e studia cinema abbiamo riguardato insieme “Mulholland Drive” – incantate, sconvolte, esterrefatte _, e io solo il mese scorso, per caso, ho rivisto “Inland Empire”. Quando pochi anni fa è uscito il sequel tv di “Twin Peaks” sono talmente sprofondata dentro l’episodio numero 8  da non pensare ad altro per settimane e ascoltare in loop Penderecki. Ho seguito Lynch su Internet quando ancora Internet era all’inizio, l’ho continuato a seguirlo sui social quando parlava di scoiattoli e di venerdì. L’ho adorato quando faceva coppia con Isabella Rossellini, perché anch’io considero Isabella Rossellini una delle donne più belle e ganze del mondo. Ho sempre detto a me stessa di fronte ai suoi film, e ai suoi telefilm, che non importava arrivare a capirli fino in fondo: l’importante era il viaggio che ogni volta Lynch mi imponeva di intraprendere verso la loro conoscenza. Un invito alla vita, e al suo mistero che resterà sempre incomprensibile. Ma che se non mi sforzo di capire, tanto vale non viverla affatto, la vita.