Sydney, 29 marzo 2023 – Mentre l’Italia vieta la commercializzazione di carne sintetica, in Australia si producono polpette di Mammut. Sì, stiamo parlando proprio del mammifero estinto oltre 3.500 anni fa, lontano parente dell’elenfante.
Attenzione, non sono commestibili. E allora perché un’azienda ha pensato bene di investire per produrle? Ne scrive in esclusiva The Guardian in un articolo di Damian Carrington, giornalista che si occupa di ambiende.
L’azienda in questione, – si chiama ‘Vow Food’ – punta a dimostrare le potenzialità della carne colvitata a partire da cellule staminali, dunque senza la macellazione degli animali e senza i costi ambientali stratosferici degli allevamenti.
Ma perché, di diceva, le polpette di mammut? E’ un esempio estremo di carne sintetica. Una provocazione? Una manovra di marketing?
La ‘mission’ di Vow non è produrre “carne sintetica convenzionale”, pollo, manzo, maiale, ma sperimentare nuovi tipi di carne mescolando cellule di specie diverse.
L’azienda ha già sperimentato il potenziale di più di 50 specie – scrive il Guardian – tra cui alpaca, bufalo, coccodrillo, canguro, pavone, e diversi tipi di pesci. “Cerchiamo cellule che possano essere coltivate in laboratorio con facilità, ma anche gustose e nutrienti, e poi le mischiamo per creare una carne davvero saporita”, ha spietato il Ceo e fondatore dell’azienda, George Peppou, citato dal Guardian.
La prima carne sintetica destinata a finire sui ristoranti asiatici è la quaglia giapponese. Vow conta che già quest’anno sarà nei menù dei locali di Singapore.
Torniamo al mammut. Tim Noakesmith, co-fondatore dei Vow, spiega che l’animale estinto è “simbolo di una diversità perduta e del cambiamento climatico”. La teoria più accreditata è che i mammut siano scomparsi dalla faccia della Terra a causa del rapido cambiamento del paesaggio e della vegetazione dopo la fine dell’era glaciale. Cambiamento questa specie non hanno fatto in tempo ad adattarsi.
Per produrre proteine di muscolo di mammut, ‘Vow’ ha lavorato con il Prof. Ernst Wolvetang dell’’istituto australiano di bioingegneria dell’Università del Queensland. I ricercatori hanno preso una sequenza di Dna che codifica per la mioglobina di mammut e hanno riempito i ‘vuoti’ genetici utilizzando Dna di elefanti. Questa sequenza è stata poi inserita nelle cellule staminali muscolari di una pecora, che si sono replicate fino a 20 miliardi di unità e poi utilizzate dall’azienda per coltivare carne di mammut”. Tempo impiegato? Due settimane.
Perché allora non mangiare mammut una volta prodotto? Perché non si può prevedere l’effetto di una proteina che l’essere umano non è abituato a ingerire. Non è possibile prevederne l’effetto sul nostro sistema immunitario, spiega Wolvetang.
La carne sintetica attualmente viene venduta solo a Singapore ma gli Stati Uniti stanno concedendo le prime autorizzazioni. Consuma molta meno terra e acqua rispetto all’allevamento di bestiame e non produce emissioni di metano. Il governo italiano ne ha appena vietato la vendita.