Martedì 22 Aprile 2025
GIOVANNI BOGANI
Magazine

Carlotta Gamba: "Il mio cinema?. Studio e vita"

Tra le giovani attrici vincitrici del David Rivelazione "Recitare mi fa sentire di avere un motivo per esistere".

Tra le giovani attrici vincitrici del David Rivelazione "Recitare mi fa sentire di avere un motivo per esistere".

Tra le giovani attrici vincitrici del David Rivelazione "Recitare mi fa sentire di avere un motivo per esistere".

Ha ricevuto, venerdì a Firenze, il David Rivelazione, il premio dei David di Donatello dedicato agli attori giovani. E in effetti, se c’è una rivelazione di questo momento del cinema italiano, è lei. Carlotta Gamba, ventisette anni, torinese, dopo l’esordio in America latina dei fratelli D’Innocenzo, ha recitato in molti dei film più interessanti, più sorprendenti, più coraggiosi delle ultime stagioni.

Da Gloria! di Margherita Vicario a Vermiglio di Maura Delpero, il candidato italiano per gli Oscar al miglior film internazionale; da L’albero di Sara Petraglia alla serie tv ora su Sky Dostoevskij ancora dei fratelli D’Innocenzo, in cui Carlotta interpreta Ambra, adolescente che è un grumo di rabbia e desolazione, lacerata dall’abbandono subìto dal padre, interpretato da Filippo Timi. E, dice, con Ambra entra in "territori della recitazione in cui non si osa entrare".

Carlotta come vive questo riconoscimento, il David Rivelazioni Italiane, che celebra il suo anno straordinario?

"Sono felice, soprattutto perché vedo la felicità negli occhi dei miei genitori, del mio compagno. E poi perché è un premio collettivo: con me sono state premiate Tecla Insolia, Celeste Dalla Porta, Federico Cesari, Matteo Giuggioli ed Emanuele Palumbo. Sento che il cinema italiano è vivo, sento tanto fermento, sento il nuovo che avanza".

Come vede questi suoi ultimi tre anni, dall’esordio ad ora? E verso quali orizzonti vorrebbe tendere?

"Travolgenti. Tre anni di emozioni, in cui non ricordo un solo momento in cui non fossi entusiasta. Il futuro? Il mio mito è stato Gena Rowlands, quindi sì, mi piacerebbe lavorare all’estero, espandere i miei modi di guardare, di interpretare la vita. Mentre in questo momento, la recitazione mi sembra un bel nascondiglio. Mi fa sentire protetta, e mi fa sentire anche di avere un motivo per esistere".

Vermiglio, film a piccolo budget, dopo il Leone d’argento a Venezia è arrivato alla sestina dei candidati ai Golden Globes, oltre a essere il candidato italiano agli Oscar. Che effetto fa?

"Sono innamorata di questo film fatto con sincerità. Maura Delpero, la regista, ha lavorato con molti attori non professionisti, persone che vivono nelle valli dove è stato girato il film. Lavorare con loro mi ha dato un’energia nuova. Ho sentito la loro libertà, la loro naturalezza come un dono".

A Roma, all’Accademia d’arte drammatica ricevette un primo no, e il sì solo al tentativo successivo. Ora qual è il suo approccio al lavoro? Studia molto, o preferisce lasciare spazio al caso?

"Sono una che studia molto. Studiare mi serve per lasciarmi andare, per essere istintiva sul set: la libertà, anche l’improvvisazione la puoi affrontare se hai studiato molto".

Il personaggio di Ambra in Dostoevskij è molto forte e crudo. È stato difficile interpretarlo?

"È stato impegnativo. Ma è anche il personaggio che mi porto nel cuore più di tutti. Avevo paura di essere “cattiva“: ero impaurita da questo aspetto di Ambra, io – Carlotta – ho più freni, più sovrastrutture di lei. Ma sul set credo di esser riuscita a lasciarmi andare. Con il personaggio di Filippo Timi ci siamo odiati, picchiati, amati, fino all’estremo limite. È il personaggio che mi porto nel cuore più di tutti".

Il regista Fabio D’Innocenzo è anche il suo compagno. Com’è parlare di cinema anche fuori dal set?

"È bellissimo. Sia lui sia io ci facciamo sempre domande, su questo mestiere, sul cinema. Fabio mi ha fatto vedere un sacco di film, ci ispiriamo, ci contaminiamo a vicenda. È bellissimo condividere la stessa passione".