Giovedì 29 Agosto 2024
MARINA SANTIN
Magazine

Carlo Ciucchi. Alla Biennale un messaggio di pace e solidarietà

Carlo Ciucchi, artista toscano noto come 'Picchio', si definisce un migrante dell'arte che comunica messaggi critici sulla condizione umana. Le sue opere esplorano temi come la guerra, la migrazione e la disuguaglianza, con l'obiettivo di promuovere la fratellanza tra gli esseri umani e sensibilizzare sulle ingiustizie del mondo contemporaneo.

Carlo Ciucchi. Alla Biennale un messaggio di pace e solidarietà

Carlo Ciucchi, artista toscano noto come 'Picchio', si definisce un migrante dell'arte che comunica messaggi critici sulla condizione umana. Le sue opere esplorano temi come la guerra, la migrazione e la disuguaglianza, con l'obiettivo di promuovere la fratellanza tra gli esseri umani e sensibilizzare sulle ingiustizie del mondo contemporaneo.

"Mi sento un cittadino del mondo e mi definisco un migrante dell’arte. Non mi sento, invece, né scultore, né pittore, ma un messaggero che cerca di comunicare attraverso tutto quello che ha disposizione. L’importante infatti, sono i messaggi, soprattutto se riguardano i temi critici della nostra attuale esistenza".

Così si racconta Carlo Ciucchi in arte ’Picchio’, maestro toscano che allea talento poliedrico e impegno sociale. Nato a Dicomano (Fi), paese in cui ancora oggi vive e lavora, e formatosi nell’ambente annigoniano dopo aver frequentato la scuola Statale d’Arte e l’Accademia di Belle Arti di Firenze, è un’artista versatile, nei temi e nella tecnica (che "dev’essere il mezzo e non il fine per l’opera" spiega), abile nel mettere le sue doti espressive al servizio "di un’arte messaggera, ora più che mai".

"La mia formazione è classica – racconta ’Picchio’ – ma ormai da molti anni affronto temi importanti per un mondo che sta evolvendo in un modo che non mi piace. Ad esempio, per la Biennale di Venezia 2024, è stata scelta una mia opera che rappresenta una bara di vetro con all’interno tutte le tragedie del mondo, dalle guerre ai migranti che muoiono nel Mediteraneo".

L’opera esposta (fino al 24 novembre), è ’Umanità e migrante’, una tomba trasparente attraversata da filo spinato con torrenti di persone inermi che trovano la morte fra le sue spire. Nemmeno la distesa d’acqua che giace dinnanzi è una via di fuga, neppure per i predatori, ormai ridotti a scheletri. Ogni luogo é una prigione che non offre futuri rosei o speranze, le popolazioni terracquee svelano una condizione infausta che è, ormai, realtà.

"Sentendomi cittadino del mondo – sottolinea Ciucchi – vorrei che tutti gli umani fossero fratelli, senza frontiere e senza appartenenza a un popolo, una nazione, una cultura o una religione, che creano sempre problemi e odio. Ci sono 60 guerre nel mondo, bambini che muoiono di fame e nessuno ne parla; il 10% delle persone possiede la ricchezza di tutto l’altro 90, non possiamo andare avanti in queste condizioni".

Carlo Ciucchi, che espone in mostre italiane e internazionali, nel creare le sue opere parte sempre da un’idea che come ha scritto nel suo libro ’Tre idee al tempo del Covid 19’, "è il disegno della mente, del pensiero umano che è collegato alla coscienza che è la manifestazione invisibile e intangibile dell’anima". "Può capitare però – spiega – che sia un materiale o un oggetto a ispirarmi. Come quando ho trovato un albero che stava morendo. Vedendolo ho pensato alla vita e l’ho fatto germogliare con boccioli di colore".

In fervida attività, Ciucchi guarda già al domani. "Sto lavorando giorno e notte per completare un monumento – conclude l’artista fiorentino – e ne ho già in menta un altro legato alla guerra nel mondo e alle grandi potenze che rappresento con dei soldati nascosti in cunicoli che però non si incontreranno mai. Ci sarò anch’io con loro, vestito con la tuta della Pace e la maschera anti-gas perchè anche se non lo dicono siano a rischio nucleare. Io sono un ottimista ma 15mila bombe atomiche nel mondo non possono non preoccupare".