Spesso esiste un solco incolmabile tra la purezza degli ideali e la violenza della realtà: il cineasta russo Andrei Konchalovsky, classe 1937, ha voluto mettere questa dolorosa constatazione al centro del film presentato nel concorso principale della Mostra del cinema di Venezia 2020: si intitola 'Dorogie tovarischi!' (titolo italiano 'Cari compagni!') ed è ispirato a una storia realmente accaduta e per molti anni rimasta segreta. Le prime proiezioni rappresentano uno dei piatti forti della giornata di lunedì 7 settembre: non solo per l'argomento dell'opera (che tra l'altro rischia di essere strumentalizzato), ma anche perché stiamo parlando di un regista e sceneggiatore molto amato dal circuito dei Festival e che a Venezia ha vinto in carriera un premio speciale della giuria (per 'La casa dei matti', 2002) e due Leoni d'argento per la migliore regia, grazie a 'Paradise' (2016) e 'Belye nochi pochtalyona Alekseya Tryapitsyna' (2014).
Cari compagni!, il film di Venezia 77
La Storia con la S maiuscola racconta che il 2 giugno 1962 la città sovietica di Novocherkassk fu teatro di uno sciopero e una manifestazione indetta dagli operai di una fabbrica di locomotive. Per reprimere quelli che vennero bollati come disordini, soldati dell'esercito e agenti del KGB
aprirono il fuoco sui manifestanti. Furono impiegate armi da guerra, compresi carri armati e fucili da cecchini: 26 persone disarmate persero la vita, oltre 200 furono arrestate e di esse 7 vennero condannate a morte e decine condannate ad anni di prigione. L'evento fu segretato e il regime fece in modo che la stampa non ne parlasse. Solo il 2 giugno 1994, caduto il segreto di Stato, la storia venne a galla.
'Cari compagni!' riprende questa vicenda e la narra
attraverso gli occhi di una convinta militante del partito comunista locale, che assiste al massacro rimanendo interdetta. Nei giorni successivi, quando la città è teatro di arresti e coprifuoco, la figlia della donna scompare e così la fiducia negli ideali comunisti si sgretola irrimediabilmente, mentre inizia un'affannosa e pericolosa ricerca della ragazza. "Volevo fare
un film sulla generazione dei miei genitori", ha dichiarato Andrei Konchalovsky, "quella che ha combattuto ed è sopravvissuta alla seconda guerra mondiale con la certezza che si potesse morire "per la Patria, per Stalin" e con una fiducia incondizionata negli ideali comunisti: milioni di persone che cercavano di fondare una nuova società. Ho voluto ricostruire con la massima accuratezza un fatto realmente accaduto e un'epoca in cui la storia ha rivelato
l'incolmabile divario fra gli ideali del comunismo e la drammatica realtà dei fatti. Questo film è un tributo alla purezza di quella generazione, ai suoi sacrifici e alla tragedia che ha vissuto nel vedere crollare i propri miti e traditi i propri ideali".