Giovedì 21 Novembre 2024
RITA BARTOLOMEI
Magazine

Caravella portoghese e le altre: le creature esotiche che hanno invaso i nostri mari

Ferdinando Boero (fondazione Dohrn): "Mille specie tropicali arrivate in 40 anni per i cambiamenti climatici". Iss: le punture che provocano senso di panico. Il caso Israele

Roma, 26 luglio 2022 - Caravella portoghese ma non solo. Cerchiamo di capire quali specie vivano nei nostri mari (non sempre pericolose come  il celenterato marino che ha mandato all'ospedale una donna in Sicilia. "E  per quello che ne sappiamo - aggiunge il professore - la caravella ha provocato una sola vittima in Sardegna, il fatto risale a 7-8 anni fa. Ma era una donna ormai anziana con problemi di salute".

Quindi Boero premette, e non è uno scherzo: "La specie più pericolosa nel Mediterraneo è l’uomo. Basta vedere le cronache di questi giorni, "il maggiore numero di vittime è provocato da incidenti e imbarcazioni". Dopo questo chiarimento doveroso Ferdinando Boero, professore di Zoologia all'univeristà Federico II di Napoli e presidente della fondazione Dohrn chiarisce: "Da quasi 40 anni abbiamo una migrazione di specie tropicali nel Mediterraneo, ormai saranno un migliaio. Il fenomeno è dovuto soprattutto al cambiamento climatico e al caldo, che provoca la morte delle specie autoctone: è iniziato in sordina, oggi è sicuramente più spinto". Ecco qualche esempio di inquilini delle nostre acque, alcuni sicuramente da evitare, tanto che anche l'Iss - l'istituto superiore di sanità - ha dedicato spiegazioni e raccomandazioni.

Hermodice carunculata

Da bagnanti possiamo entrare in contatto con l'Hermodice carunculata o verme del mare, "ha delle setole che sembrano un po’ lana di vetro quindi restano infisse nella pelle e provocano irritazioni", avverte il professore. 

Tracina o pesce ragno

Temibile per i suoi aculei sulla pinna superiore anche la tracina, "che vive sepolta nella sabbia e ha un veleno potente, quando si viene punti si sente un    gran male". Insidiosa perché si mimetizza, camminando sulla sabbia può capitare di metterci inavvertitamente un piede sopra".

Chiarisce una scheda dell’Iss: “Le tracine vivono esclusivamente in mare, in particolare su fondali sabbiosi e/o fangosi, abitualmente entro i 30 metri di profondità, anche se sono state segnalate a profondità maggiori, sino a 150 metri. Sul fondo del mare le tracine si mimetizzano perfettamente ed è molto difficile individuarle dalla superficie, anche in acque poco profonde. Il pericolo si nasconde nelle spine dorsali (da 5 a 7) del pesce che sono robuste e velenose; in condizioni di riposo sono abbassate, ma vengono erette appena la tracina si sente disturbata (ad esempio dall’avvicinarsi di bagnanti) o quando caccia le prede. Le spine dorsali sono collegate ad un tessuto spugnoso che produce veleno. ll veleno è ancora poco noto, ma contiene una miscela di più sostanze tossiche di natura proteica e, tra queste, la più nota è la dracotossina, una molecola molto instabile che avrebbe una azione emolitica (distrugge le cellule del sangue) ed è sensibile alla temperatura. Sono presenti anche altre sostanze come la serotonina e l’istamina, che contribuiscono alla reazione alla puntura ma provocano anche reazioni generali come il senso di panico che subentra nelle persone immediatamente dopo essere state punte".

Medusa Pelagia noctiluca

"Se una persona è stata punta da una medusa nel Mediterraneo al 90%, si tratta di questa specie", chiarisce Boero.

Il bottone blu

Non ha invece alcun impatto sulla nostra salute la Porpita porpita o bottone blu del mare, "una bellissima specie che di recente è stata avvistata a Fano, nelle Marche. Parente della Velella velella, chiamata la barchetta blu di San Pietro.

La rotta del canale di Suez

"La morte delle specie che non amano troppo il caldo favorisce le specie tropicali - chiarisce Boero -. Che non arrivano qui perché uccidono le altre ma arrivano qui perché il caldo ha ucciso le altre mentre loro al caldo si trovano bene. Possono arrivare fino a noi con le acque di zavorra delle navi ma la maggior parte passa dal canale di Suez. La barriera corallina australiana, che la più grande formazione biologica del pianeta ed è lunga 2mila chilometri,  sta soffrendo per il troppo caldo e sembra che mille di questi chilometri siano in cattive condizioni. Questi animali sono adattati a vivere al caldo ma non al troppo caldo. Così tendono a spostarsi verso nord, dove trovano condizioni che sono più idonee alla loro sopravvivenza. Nel Mediterraneo quindi stanno trovando condizioni buone.  Le possiamo considerare profughi climatici, è lo stesso principio che vale per gli esseri umani".

Il caso Israele

La medusa Rhopilema nomadica, urticante, ha provocato un disastro in Israele, ricorda il professore, "perché ce ne sono talmenter tante che hanno intasato le condotte di raffreddamento delle centrali e i dissalatori".

L'Hermodice carunculata o verme del mare
L'Hermodice carunculata o verme del mare