Giovedì 6 Marzo 2025
STEFANO MARCHETTI
Magazine

Caravaggio 2025, mostra titanica a Roma. Le opere riunite come in un sogno

A Palazzo Barberini di Roma, da oggi e fino al 6 luglio, ben 24 capolavori del Merisi, arrivati da tutto il mondo. Sarà l'evento del 2025: attesi 300mila visitatori

Caravaggio 2025, mostra titanica a Roma. Le opere riunite come in un sogno

Roma, 6 marzo 2025 – Michelangelo Merisi, il Caravaggio, era arrivato a Roma da pochi mesi, quando nel 1595 si (auto)ritrasse nel volto nel Bacchino malato con gli occhi scuri e già inquieti: “Aveva 24 anni e stava ancora orientandosi sul nuovo mercato, eppure già mostrava tutte le sue ambizioni, mettendosi nelle vesti del dio del vino e dell’ebbrezza”, fa notare Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese.

Quindici anni dopo, nel 1610, Caravaggio era ormai più che famoso quando a Napoli dipinse per Marcantonio Doria il Martirio di Sant’Orsola: alle spalle della santa, nell’oscurità della scena, tornò a effigiare se stesso con il volto trafitto da una luce intensa. Pochi giorni dopo, l’artista avrebbe intrapreso il suo ultimo viaggio.

MARTIRIO
Caravaggio, Martirio di Sant’Orsola, 1610 - Collezione Intesa Sanpaolo, Gallerie d’Italia, Napoli - ph M. Coen © Galleria Borghese

Due tele simbolo: l’inizio e la fine di una vita tormentata

Queste due tele sono come l’inizio e la fine, l’alfa e l’omega di una vita tormentata, burrascosa e per molti versi ancora misteriosa: non a caso, dunque, i due capolavori aprono e chiudono la straordinaria mostra Caravaggio 2025 che da oggi al 6 luglio riunisce alle Gallerie Nazionali di arte antica a Palazzo Barberini ben 24 dipinti del pittore lombardo, concessi eccezionalmente in prestito da musei e collezioni private italiane e internazionali.

IBARI
Caravaggio, I bari, 1595 circa, Kimbell Art Museum, Fort Worth, Texas

Il direttore: "Impresa titanica”

“Per un titano dell’arte abbiamo realizzato un’impresa titanica, in un anno di intenso lavoro”, spiega Thomas Clement Salomon, direttore delle Gallerie nazionali di Palazzo Barberini. E sarà l’evento del 2025: in prevendita sono stati già prenotati 60mila biglietti, si attendono almeno 300mila visitatori. “I dipinti conosciuti di Caravaggio sono circa una sessantina, dunque in questi mesi a Roma (fra la mostra e le opere custodite nelle chiese) sarà possibile ammirare quasi i due terzi della sua intera produzione”, aggiunge Maria Cristina Terzaghi che cura l’esposizione insieme a Cappelletti e Salomon. Si potrà visitare eccezionalmente anche l’unico dipinto murale (Giove, Nettuno e Plutone) che Caravaggio eseguì nel 1597 al Casino dell’Aurora a Villa Ludovisi.

Il percorso della mostra

Le quattro sezioni seguono un percorso cronologico, riportando a casa (“come in un sogno”, aggiunge Salomon) tanti splendori. C’è la “pittura comica“ e ancora lucente del Caravaggio giovanile, con I bari che tornano dal Kimbell Art Museum di Fort Worth (Texas) per riunirsi ai Musici arrivati dal Metropolitan di New York e alla Buona Ventura dei Musei Capitolini. Poi – da palazzo Odescalchi – la prima versione (preziosissima, su legno di cipresso) della Conversione di Saulo, una delle due tavole che il pittore eseguì per la chiesa di Santa Maria del Popolo.

Incontriamo quindi il Caravaggio che via via iniziava a “ingagliardire gli oscuri” (come scrisse il suo biografo Bellori), in quei sconvolgenti contrasti di ombre e di luci che sono stati la sua cifra. In una sala sono affiancate tre sue iconiche figure femminili, la Maddalena (tornata da Detroit), Giuditta che decapita Oloferne (già di casa a Palazzo Barberini) e Santa Caterina d’Alessandria, tela che venne venduta nel 1934 e fu acquistata dal barone Thyssen - Bornemisza per le sue collezioni madrilene: nei volti delle tre donne si riconosce un’unica modella, forse la cortigiana senese Fillide Melandroni, “che Caravaggio vestiva e illuminava come un regista”, fa notare Maria Cristina Terzaghi. C’è poi il Caravaggio dei drammi sacri e dello stile tragico, della Cattura di Cristo o del San Giovanni Battista arrivato da Kansas City per incontrare il “fratello“ delle Gallerie nazionali. E il potentissimo David con la testa mozzata di Golia dove, ancora una volta, Caravaggio ritrasse se stesso.

IMUSICI
I musici, 1595 circa, The Metropolitan Museum of Art, New York

Le novità

Fra le sorprese della mostra, la possibilità di vedere accostate, per la prima volta, le due versioni del ritratto di Maffeo Barberini, entrambe custodite in collezioni private. E l’Ecce Homo (del 1606 o 1609), “ricomparso“ recentemente in Spagna: era andato all’asta come dipinto della “bottega di Jusepe de Ribera” con una stima di 1500 euro, ma gli esperti non hanno avuto dubbi ad attribuirlo a Caravaggio.

BACCHINO
Autoritratto in veste di Bacco (Bacchino malato), 1595 circa, Galleria Borghese, Roma, ph M. Coen © Galleria Borghese

È stato acquistato (si dice per 36 milioni) da un collezionista britannico residente in Spagna, poi esposto per tre mesi al Prado e torna in Italia dopo quattro secoli. In parallelo il restauro del Martirio di Sant’Orsola, ultima opera dell’artista, ha rivelato la presenza di altre tre figure che prima non si vedevano: per questo dipinto (che Intesa Sanpaolo usualmente espone alle Gallerie d’Italia a Napoli) è stato perfino creato uno speciale climaframe che ne garantisce una conservazione ottimale. Trattamento vip per una superstar.