L’attesa è finita: a Cannes è il giorno della prima mondiale di Furiosa, insieme spinoff e prequel della saga postapocalittica di Mad Max. Spettacolo allo stato puro, Furiosa è stato presentato ieri sera fuori concorso al Grand Théatre Lumière. Sarà nelle sale italiane dal 24 maggio. Torna una saga spettacolare, titanica, metafisica iniziata nel ’79, con Mel Gibson superstar, e – nel capitolo precedente, Fury Road, 2015 – "maledetta". Segnata dallo scontro fra i due protagonisti, Charlize Theron e Tom Hardy, con una tensione insostenibile sul set. Il regista è lo stesso, l’australiano 79enne George Miller, l’unico ad avere i nervi e il coraggio di affrontare un progetto così grandioso. Ma loro due non ci sono. Protagonista maschile è il superbello già supereroe Thor Chris Hemsworth. Protagonista femminile – la vera eroina del kolossal – è l’attrice anglo/argentina Anya Taylor-Joy, la magnetica "regina degli scacchi" della fortunatissima serie Netflix. Ventotto anni, una formazione da ballerina classica, la disciplina ferrea come unica fede, come bussola nel cammino di artista. Sul tappeto rosso, ieri a Cannes, è un incanto: una bellezza pura, luminosa, quasi sovrumana, una Grace Kelly del Terzo Millennio. La sua missione, nel film: non far rimpiangere Charlize Theron.
"L’ho incontrata una sola volta, brevissimamente, agli Oscar", dice. "Era meravigliosa. Mi piacerebbe stare a cena con lei e chiacchierare". Anya Taylor-Joy, in quanto a carisma, non ha nulla da invidiare a Charlize Theron. Con quegli occhi spalancati, dritti verso l’obiettivo, dritti verso di te, sembra frugare nella tua anima, o consegnarti la sua. Ha talento, precisione espressiva, tecnica. Eppure, quando racconta di Furiosa sembra raccontare una battaglia contro un mostro.
"Mi sono sottoposta a uno stress psicofisico enorme per sei mesi e mezzo. E alla fine delle riprese, nell’inverno 2022, ho avuto la sensazione che avrei avuto bisogno di due anni per riprendermi". Aggiunge: "Non mi sono mai sentita così sola come nel realizzare questo film. E tutto quello che pensavo sarebbe stato facile si è rivelato difficile. Che cosa esattamente? Beh, parliamone fra vent’anni".
"Non voglio essere fraintesa: io amo George Miller, mi sono messa totalmente nelle sue mani", aggiunge. "Ma non è stato semplice avere pochissimi dialoghi e dover parlare solo con gli occhi. Per farcela, ho pensato a Holly Hunter in Lezioni di piano di Jane Campion: interpreta un personaggio che parla solo con gli occhi, eppure riesce a dire tutto". Aggiunge: "Non sono molti al mondo quelli che hanno fatto un film Mad Max, e tutti quelli che ho incontrato che l’hanno fatto, hanno negli occhi uno sguardo come per dire: noi sappiamo che cosa significa".
Chissà che cosa si direbbero, Anya e Charlize, in quella cena per ora soltanto immaginaria. Chissà se Charlize le racconterebbe dei drammi della lavorazione del film di nove anni fa. Un film nato a fatica, con vent’anni di gestazione, con i produttori che ogni piè sospinto lo sospendevano, terrorizzati dall’enorme spreco di denaro. E nel mezzo, i continui scontri fra Tom Hardy e Charlize Theron, le due star. Con il set convocato alle otto, Charlize arrivava spaccando il secondo. Tom Hardy doveva essere trascinato di peso fuori dal suo caravan. Theron, un giorno, dovette aspettare tre ore i comodi di Hardy, già vestita in costume di scena. Fu la goccia che fece traboccare il vaso: volarono insulti, e Theron pretese una produttrice sul set in Namibia, per impedire che la cosa si ripetesse.
Alla fine, Mad Max: Fury Road è stato acclamato come uno dei più grandi film d’azione mai realizzati, ha vinto sei Oscar e ha aperto la strada alla realizzazione di Furiosa. E l’avventura – da ieri – continua.