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Camilla Lackberg, regina del noir scandinavo, al centro di un giallo: ha un ghostwriter?
Roma, 9 ottobre 2023 – Camilla Lackberg è la regina dei noir ma stavolta è proprio lei – la scrittrice svedese da milioni di copie con i delitti di Fjällbacka – ad essere al centro di un giallo.
L’accusa – che le era già stata rivolta due anni fa – è un classico per chi sforna bestseller: avere un ghostwriter.
La rivelazione ha una doppia firma: quella di un giornalista della rivista online svedese Kvartal e quella dell’intelligenza artificiale che ha svolto l’esame sui testi per lui.
Camilla Lackberg al centro di un giallo
I romanzi che destano sospetti sono in particolare due, La gabbia dorata e Ali d’argento (scrive il Guardian). Le analogie riscontrate portano dritto a Pascal Engman, che per Camilla Lackberg ha lavorato come editor.
Su cosa si basa l’analisi
Ma il giornalista come è arrivato a formulare l’accusa? Lo strumento utilizzato è quello dell’intelligenza artificiale. Prima una ricerca sullo stile, poi l’uso del tool Jgaap (Java Graphical Autorship Attribution Program), alimentato dall’IA. Lo stesso che 10 anni fa aveva ‘smascherato’ J. K. Rowling: la vera identità dietro Robert Galbraith e Il richiamo del cuculo.
La smentita della scrittrice
Camilla Lackberg è tornata a smentire le accuse, ribadendo di aver sempre lodato il collega “per averle insegnato “un modo nuovo di scrivere”. Poi è passata al contrattacco, accusando la ‘casta’ letteraria di giudicarla con la puzza sotto il naso. “Per 20 anni – ha scritto su Instagram – ho vissuto in due mondi. Un mondo all’estero, dove i miei libri sono spesso lodati, anche in contesti di alto livello. E un mondo in Svezia, dove vengo costantemente presa di mira da “persone di cultura” che vogliono dire quanto scrivo male”.
"Mi dicono: non meriti tutti questi lettori”
La conclusione della scrittrice è che i suoi detrattori vogliono sostenere una tesi, “dicono che non sono una “stilista” abbastanza brava e quindi non merito il mio successo e così tanti lettori. I lettori hanno semplicemente torto. Secondo loro. Il mio linguaggio è troppo semplice, troppo colloquiale. Secondo loro. Ciò che sfugge loro in questa equazione è che uno scrittore dovrebbe essere prima di tutto un NARRATORE! (scritto in maiuscolo). Ed è qui che risiede la mia forza. Sono una narratrice, non una stilista. E non ho mai sostenuto il contrario. Il mio linguaggio quotidiano è un buon veicolo per le mie storie. Non ho mai avuto l’ambizione di vincere il premio Nobel”.