Roma, 26 ottobre 2024 – Torna anche nel 2024 l’appuntamento con il cambio ora. Quest’anno il momento ferale cadrà nella notte tra sabato 26 e domenica 27 ottobre, anche se ormai grazie alla tecnologia molti di noi non sono più costretti a terribili levatacce e possono affidarsi agli automatismi dei propri smartphone e computer per non rischiare di svegliarsi all’orario sbagliato (ricordiamoci, tra l’altro, che avremo la possibilità di dormire un’ora in più). Ma vi siete mai interrogati sul perché lo facciamo? Ecco, in breve, un po’ di storia di un gesto che ormai diamo tutti per scontato.
Il senso dell’ora solare
Partiamo dal presupposto che mentre in primavera dobbiamo seguire l’ora legale, utile per sfruttare al massimo l’irraggiamento del sole e dunque risparmiare sui costi dell’energia, in autunno dobbiamo allineare i nostri dispositivi all’orario che coincide con quello del meridiano del fuso orario di riferimento, chiamato anche “ora civile convenzionale” (un termine, quest’ultimo, che ha senso solo a livello strettamente nazionale, essendo l’ora locale diversa in ogni singolo punto del globo).
Non si tratta, tra l’altro, di una convenzione universale come alcuni potrebbero pensare, tutt’altro. Esistono infatti dei Paesi dove l’ora legale è sospesa, e dove al contrario viene adottata per tutto l’anno l’ora solare.
Rispetto al risparmio, più nel dettaglio, l’azienda Terna, che nel nostro Paese si occupa della gestione della rete elettrica, ha stimato nel 2020 che l'adozione dell'ora legale ha consentito un risparmio di circa 400 milioni di kWh di energia. Questo valore corrisponde all'incirca al fabbisogno elettrico annuale di 150.000 famiglie. Oltre ai sopracitati benefici, ci sono in parallelo anche vantaggi ambientali non indifferenti, che corrispondono a una riduzione di 250.000 tonnellate di CO2 emesse nell'atmosfera, e aspetti positivi dal lato economico, quantificati in circa 66 milioni di euro.
Il cambio dell’ora prima degli orologi
Al giorno d’oggi dare un’occhiata a un orologio, sia esso digitale o analogico, è un gesto banale. Ma non lo stesso si può dire per i nostri avi, che per regolarsi nelle attività quotidiane seguivano il naturale susseguirsi di luce e ombra e delle stagioni, e i cui ritmi erano normalmente scanditi da albe e tramonti. Nell'Impero Romano, inoltre, l'ora prima corrispondeva sempre al periodo immediatamente successivo all'alba, a prescindere dall'orario esatto in cui il sole sorgeva. In epoca moderna, con l'introduzione dell'ora legale si è quindi cercato di replicare, perlomeno in parte, questa antica adattabilità dei bioritmi umani in base ai cambiamenti della natura.
Le prime proposte
Un’idea primigenia legata a quella che oggi definiamo ora legale emerse dal genio creativo di Benjamin Franklin, l’inventore del parafulmine, che sul giornale Journal de Paris cercò di sviluppare proposte concrete per risparmiare sull’uso delle candele, proponendo però soluzioni piuttosto bizzarre e difficilmente attuabili (come uno sparo di cannone per svegliare i cittadini). Fu soltanto nel rinnovato contesto della Prima Guerra Mondiale che si pensò seriamente di istituzionalizzare il cambio dell’ora, e così nel 1916 la Camera dei Comuni britannica approvò il British Summer Time, che prevedeva di spostare le lancette un'ora avanti durante i mesi estivi. Molti altri Paesi seguirono l'esempio del Regno Unito, poiché in tempo di guerra il risparmio energetico era, evidentemente, essenziale.
L’ora legale in Italia
Per l’arrivo dell’ora legale nel nostro Paese sarebbe stato necessario aspettare ancora mezzo secolo. La misura è stata adottata nel 1965, inizialmente con una durata estiva di soli 4 mesi. Considerati gli indubbi vantaggi a livello energetico, il periodo fu poi prolungato per massimizzare l'uso della luce naturale e ridurre i consumi destinati all'illuminazione, con chiari vantaggi anche per quanto riguardava le tasche degli italiani, che sono così riusciti ad alleggerire le bollette a fine mese. A partire dal 1996, in seno all'Unione Europea, tutti i Paesi applicano un calendario uniforme per l'ora legale.
L’idea dell’abolizione dell’ora legale
A ogni modo, è possibile che dovremo presto rinunciare all’ora legale alla quale ci siamo abituati. Si tratta, va detto, di una semplice possibilità, ma è da ormai diverso tempo che nell’Unione Europea alcuni hanno ventilato questa soluzione.
Partiamo dal presupposto che il Consiglio dell’Unione Europea disciplina l’uso dell’ora legale nei suoi Stati membri tramite la direttiva 2000/84/CE. È importante ricordare che sul suolo comunitario la differenza tra il fuso orario adottato e l'ora solare reale varia da area ad area e cambia nel corso dell'anno: ciò è dovuto al passaggio tra l'ora invernale e l'ora estiva, che comporta l'implementazione (in primavera) e la cancellazione (in autunno) dell'ora legale.
Se si decidesse di abbandonare questa pratica, si eliminerebbe la variabilità stagionale, ma non si risolverebbe del tutto il disallineamento tra l'ora locale e l'orario legale.
In questo contesto, il 12 settembre 2018, la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva riguardante i cambi stagionali dell'ora, che includeva i seguenti punti principali:
- eliminazione dei cambi semestrali dell'ora in tutti gli Stati membri dell'UE;
- procedura di notifica che un paese dell'UE deve seguire se intende modificare il proprio orario standard.
Se questa direttiva venisse approvata, si porrebbe fine ai cambi semestrali dell'ora, comunemente noti come "ora legale". C’è un però: a oggi ancora latita una decisione da parte delle istituzioni comunitarie sul tema. Pertanto, il sistema attuale, che prevede il passaggio in avanti o indietro di un'ora per prolungare le ore di luce durante l'estate, continua a essere in vigore (fino, ovviamente, a un eventuale contrordine).
La situazione attuale
Per il resto, a meno di particolari modifiche, che momentaneamente sembrano piuttosto improbabili, ogni Stato membro ha la totale libertà di scegliere il fuso orario che desidera adottare. Attualmente, all'interno dell'UE si possono distinguere tre diversi fusi orari:
- ora dell'Europa occidentale (utilizzata in Irlanda e Portogallo);
- ora dell'Europa centrale (in 17 Stati membri di questa area);
- ora dell'Europa orientale (adottata da Bulgaria, Cipro, Estonia, Finlandia, Grecia, Lettonia, Lituania e Romania).