Giovedì 26 Settembre 2024
GIOVANNI BOGANI
Magazine

'C'era una volta a Hollywood', la moglie di Polanski contro Tarantino

Emmanuelle Seigner: "Nel film hai umiliato Roman, sfrutti la sua tragedia"

Margot Robbie nel film 'C'era una volta a Hollywood'

Margot Robbie nel film 'C'era una volta a Hollywood'

Parigi, 30 maggio 2019 - È polemica contro Tarantino e il suo film, Once Upon a Time in Hollywood. L’attacco viene da Emmanuelle Seigner, attrice e cantante francese, e moglie di Roman Polanski, il regista polacco premio Oscar per Il pianista. In un post in francese sul suo profilo Instagram, l’attrice pubblica un’immagine in bianco e nero del regista. Una foto del 1969 che lo ritrae insieme alla moglie di allora Sharon Tate: l’attrice che nella notte dell’8 agosto 1969 venne uccisa, insieme al bambino che portava in grembo da nove mesi, e insieme ad altri tre amici, nella loro villa di Bel Air da alcuni membri della setta di Charles Manson. È attorno a questo episodio che ruota il film di Tarantino: con l’attrice Margot Robbie chiamata a interpretare Sharon Tate, e l’attore polacco Rafal Zawierucha nei panni di Polanski. Tutto questo, Tarantino lo ha fatto senza interpellarlo: che non è solo un illustre collega, ma anche la persona che più ha sofferto per quei tragici eventi. Alla conferenza stampa a Cannes, Tarantino è stato chiaro: non ha mai parlato con Polanski del suo progetto. E quando gli è stato chiesto se si fosse fatto dei problemi, all’idea di raccontare la storia tragica di una persona reale, ha risposto con un secco 'no'.

Tarantino, del resto, è così. Per lui la Storia ha la stessa consistenza di un fumetto, o di una serie televisiva: Hitler per lui, in Bastardi senza gloria, era come un personaggio di fiction. Con la stessa consistenza del personaggio di un western di Sergio Corbucci. Non stupisce che anche Polanski, o la sua moglie massacrata da una banda di invasati istupiditi dalle droghe, possano essere per lui solo pretesti di un gioco con il cinema, l’unica cosa che lo interessa. Sul suo profilo Instagram, molti i commenti di sostegno alla Seigner. Altri, invece, su Twitter continuano ad attaccare Polanski per un altro episodio. Il regista oggi 86enne - vincitore, oltre all’Oscar e alla Palma d’oro, di due Golden Globes e di un Orso d’oro a Berlino - fu condannato negli Stati Uniti per aver avuto rapporti sessuali con una modella di 13 anni durante una festa nella villa di Jack Nicholson, nel 1977. Durante il processo, saputo che il giudice aveva intenzione di non concedergli la condizionale e farlo andare dritto in galera, Polanski fuggì, prima a Londra e poi in Francia. Da allora non ha più messo piede negli Stati Uniti, dove pende su di lui ancora quella condanna. La vittima da tempo ha perdonato, e afferma di non voler nessuna pena per lui. Recentemente, sull’onda del movimento #MeToo, Roman Polanski è stato espulso dalla Academy degli Oscar, proprio per l’ombra di quell’episodio. Paradossalmente, è stata invitata a farne parte - sempre per la 'femminilizzazione' seguita al #MeToo - sua moglie Emmanuelle Seigner. La quale ha rifiutato l’invito lo scorso 8 luglio, denunciando 'l’insopportabile ipocrisia della Academy', che le proponeva di far parte dei suoi membri dopo averne radiato il marito.

La Seigner, 52 anni, figlia e nipote di attori, fu scoperta diciannovenne da Jean-Luc Godard nel bar di un hotel. Godard le diede il ruolo che la rivelò al pubblico in Détective. Poi, fu l’era Polanski: il regista la sceglie per Frantic, al fianco di Harrison Ford. Lei, a 21 anni, sensuale, romantica, drammatica, impressiona tutti e diventa una star. Polanski la dirige ancora in Luna di fiele, nel 1992: il suo personaggio vive una storia d’amore con un uomo di 25 anni più grande di lei. Poi, per lei, un’attività di cantante pop rock, e una presenza nel cinema rarefatta, spesso con registi italiani: da Monicelli a Salvatores, a Giovanni Veronesi, a Dario Argento. Il suo film più recente è il biopic su Van Gogh diretto da Julian Schnabel.