Domenica 24 Novembre 2024
STEFANO MARCHETTI
Magazine

Byron amante e cantore del Risorgimento

Il museo dedicato al poeta inglese inaugurato a Ravenna a Palazzo Guiccioli, teatro della sua love story con la contessa Teresa Gamba

Byron amante e cantore del Risorgimento

Il museo dedicato al poeta inglese inaugurato a Ravenna a Palazzo Guiccioli, teatro della sua love story con la contessa Teresa Gamba

In Italia Lord George Gordon Byron, esule dall’Inghilterra, arrivò inseguendo il "fatal dono della bellezza" di una terra ricca di cultura millenaria. A Ravenna approdò inseguendo un amore, forse l’unico, vero e profondo amore di un’esistenza irriducibilmente libertina. Dandy ribelle, geniale simbolo del Romanticismo, dal 1819 al 1821 Byron alloggiò a Palazzo Guiccioli, nel cuore della città romagnola, dove abitava Teresa Gamba, ventenne sposa (poco felice) del conte Alessandro Guiccioli di quarant’anni più anziano. George e Teresa si erano conosciuti in un salotto veneziano e la loro fu una passione travolgente: "A Ravenna Lord Byron diede una svolta alla sua esistenza. E con l’amore germogliò in lui anche il seme di quel Risorgimento che avrebbe poi fondato una nuova Italia", spiega Antonio Patuelli, presidente della Cassa di Ravenna, che già più di dieci anni fa è stato il ‘motore’ della nascita del Museo Byron che aprirà ai visitatori nel prossimo weekend.

Per iniziativa della Fondazione Cassa di risparmio di Ravenna, l’elegante Palazzo Guiccioli – dove Byron compose anche alcuni dei suoi capolavori, come Don Juan o il Marin Faliero – è divenuto un complesso museale di 2200 metri quadri in cui si riannodano i fili della love story fra George e Teresa e si ripercorre l’opera del celebre scrittore ma si rilegge anche il suo impegno civile al fianco della Carboneria, primo passo di un percorso che lo avrebbe poi portato, pochi anni dopo, a unirsi agli indipendentisti greci. "Ravenna è città romana, bizantina, ostrogota, dantesca – sottolinea Ernesto Giuseppe Alfieri, presidente della Fondazione Cassa di Ravenna e anche dell’Italian Byron Society – Ora offriamo ai visitatori anche la possibilità di ‘camminare’ nella città ottocentesca e risorgimentale".

A Ravenna Lord Byron portò la sua insaziabile sete di vita e di amore. "Non mi stancavo mai delle mie cavalcate nella pineta – scrisse – Vi si respira il Decameron, è una terra poetica, Dante vi fu esiliato e morì". Nelle stanze di Palazzo Guiccioli e nello studiolo (che aveva fatto affrescare con riproduzioni della Venere di Urbino e della Danae di Tiziano, ricomparse durante i lavori di restauro) fiorirono il suo estro poetico e la sua vis di grande amatore: "Dopo il pranzo, quando il conte Guiccioli andava a riposare – rievoca Patuelli – il cicisbeo diventava amante appassionato con sistematicità inglese".

Teresa impazziva per lui: in un cestino foderato di velluto conservò tutte le sue lettere, ma anche un medaglione con i riccioli dell’amante e perfino una scatolina con frammenti della sua pelle. Byron portò a Palazzo Guiccioli anche il suo zoo personale, struzzi che si affacciavano dalle finestre, volpi che scorrazzavano lungo lo scalone. E in pineta conobbe anche coloro che si presentavano come gli ‘americani’ ma che erano esponenti della Carboneria, sostenuti dal padre e dal fratello di Teresa.

Quello che si apre a Palazzo Guiccioli è un museo narrativo, con le tecnologie immersive ideate da Studio Azzurro: sotto le volte affrescate apriamo una scatola bianca e riviviamo la fiamma dell’amore fra Teresa e George, ci sediamo in una poltrona e li sentiamo raccontare, mentre le penne d’oca di tanti calamai ci ‘leggono’ brani degli scritti che Byron dedicò all’Italia... Nelle vetrine sono esposti ritratti miniati, cimeli unici, edizioni originali e le testimonianze di quella “Byromania“ che fece diventare lo scrittore una figura ‘cult’. Nell’ultima sala vengono scrutati gli orizzonti politici di Byron ed è esposta l’ultima lettera scritta a Teresa da Missolungi, in Grecia, dove morì il 19 aprile 1824.

Il percorso prosegue quindi al Museo del Risorgimento che riunisce anche preziosi cimeli garibaldini e mazziniani concessi dalla Fondazione Spadolini e dalla Fondazione Craxi, armi, divise, medaglie, bandiere e il ricordo di Anita Garibaldi che nel 1849 morì nelle valli attorno a Ravenna. Per poi completare la visita gioiosamente al Museo delle bambole della Collezione Graziella Gardini Pasini, più di duemila esemplari (già dal primo Ottocento) che evocano la fantasia e l’incanto. E la nostalgia del ricordo.