
Esempi di violenza sulla rete
Una legge che limita la possibilità di restare anonimi sui social quando ci sono casi di bullismo, offese e minacce. Il parlamento australiano dovrebbe approvare, a inizio 2022, un nuovo provvedimento che ha lo scopo di rendere più difficile la vita ai diffamatori del web. L’idea è quella di equiparare l’identità sui social a quella reale, con tutte le conseguenze del caso quando si offendono, intimidiscono o insultano le altre persone. La proposta del Primo Ministro australiano Scott Morrison è quella di ritenere responsabili direttamente le piattaforme di condivisione quando qualcuno posta contenuti sconvenienti e richiedere tutti i dati personali degli utenti che si rendono responsabili di post diffamatori. Potrebbe essere il primo passo verso la fine dell’anonimato online. Una linea da seguire anche in Italia per mettere un freno alle violenze sul web? Le legge australiana contro il bullismo online Nascondersi dietro il proprio account social per offendere le altre persone e restare impuniti, in Australia, dovrebbe diventare un po’ più difficile. La nuova legge alla quale sta lavorando il governo di Canberra, infatti, consentirebbe di richiedere alle piattaforme social i dati personali degli utenti che si rendono responsabili di comportamenti aggressivi e minacciosi e postano contenuti e commenti discriminatori, razzisti e riconducibili al bullismo. Il provvedimento dovrebbe essere approvato dal parlamento australiano a inizio 2022, anche con l’appoggio dell’opposizione. La responsabilità delle piattaforme social Secondo la nuova legge australiana la responsabilità dei comportamenti offensivi degli utenti sarà dei social. Facebook, Instagram, Twitter, Tik Tok e tutte le altre piattaforme di condivisione saranno obbligate a vigilare sui contenuti postati e pagheranno direttamente le conseguenze. I social potranno invitare gli utenti a rimuovere i contenuti incriminati ma dovranno segnalare immediatamente alle autorità i dati di chi si rifiuta di eliminare i post e i commenti. L’anonimato sui social in Italia Anche nel nostro Paese il dibattito sull’anonimato sui social è al centro di un dibattito politico acceso e controverso. Se da una parte c’è l’esigenza di salvaguardare la libertà di espressione e la privacy anche su internet, dall’altra c’è anche il dovere di porre rimedio alla deriva che sta investendo la rete. In Italia, almeno al momento, non c’è una vera e propria legge che regolamenta l’anonimato sul web. L’articolo 10 della Dichiarazione dei diritti di internet, approvata nel luglio 2015, spiega che “ogni persona può accedere alla rete e comunicare elettronicamente usando strumenti anche di natura tecnica che proteggano l’anonimato ed evitino la raccolta di dati personali, in particolare per esercitare le libertà civili e politiche senza subire discriminazioni o censure”. I commi 2 e 3 dell’articolo pongono dei limiti all’attività anonima e si esprimono sui casi in cui le autorità possono richiedere l’identificazione dell’autore della comunicazione controversa. Si tratta tuttavia di un corpus puramente culturale e politico che ha solo il compito di guidare l’attività del legislatore.