Lunedì 20 Gennaio 2025
GIOVANNI ROSSI
Magazine

Bufera su Instagram: premia le foto sexy

Uno studio rivela come l’algoritmo della piattaforma promuova sulle bacheche gli scatti più piccanti. "È un incentivo a spogliarsi"

Bella scoperta. Instagram valorizza i corpi seminudi, e chi si mostra sapientemente svestito (coperto solo dove indispensabile) è premiato dall’algoritmo con visibilità aggiuntiva e una scarica di cuoricini. Non che gli utenti non avessero empiricamente capito come funziona il social più votato alle immagini e alle storie fotografiche. Però adesso il sospetto si fa scientifico e per la società di proprietà di Facebook sarà parecchio dura ridimensionare il caso. Merito del team investigativo congiunto di Algorithm Watch ed European Data Journalism Network, autore di un lavoro sistematico aggredendo il social network da tre lati: interviste ai creatori di contenuti, studio approfondito dei brevetti, analisi dei post e loro veicolazione previa adesione di 26 volontari a un programma di campionamento concordato. Ovvero, mediante apertura dei propri account Instagram a intervalli regolari per registrare le caratteristiche dei contenuti spediti dall’algoritmo in cima alle singole bacheche.

Ricorda il team investigativo su Mediapart: "Prima del 2016 le immagini di Instagram erano presentate in ordine cronologico. Oggi non è più così. Ogni giorno vengono pubblicate 95 milioni di foto sul social network. Non tutte hanno la stessa esposizione". Una selezione basata su criteri tutt’altro che trasparenti organizza il traffico. Instagram non ha mai reso noto i principi secondo i quali ogni immagine, nel nanosecondo che precede la pubblicazione, riceve un "punteggio di ingaggio" ispirato alla "probabilità" di interazione di quell’oggetto con gli utenti. Però evidentemente il brevetto Feature extraction based image scoring, depositato nel 2015, valorizza anche "lo stato di svestizione" delle persone (e il lato sexy della finzione social).

La dimostrazione arriva sul campo. Il gruppo di 26 volontari ha iniziato a seguire gli account di 37 professionisti (di 12 Paesi) specializzati nella promozione di brand o nell’attrazione di nuovi utenti nei classici campi di utilizzo del social, dal cibo al fitness, dalla moda alla cosmesi: "1.737 pubblicazioni per un totale di 2.400 foto". E qui ecco la prima scrematura. "Delle 2.400 foto analizzate tra febbraio e maggio, 362, ovvero il 21%, erano corpi con parti nude. Tuttavia, queste stesse foto – scrivono gli autori dello studio – rappresentavano il 30% della massa totale delle foto mostrate" nelle bacheche degli utenti, con una proiezione di visibilità di + 54% per i corpi seminudi femminili e di +28% per quelli maschili. Una raccomandazione algoritmica a tutto svantaggio delle storie ’vestite’ o di altro contesto, come per esempio quelle su cibo o paesaggi.

"I nostri risultati – esemplificano gli investigatori – ci permettono di affermare che una foto di una donna in biancheria intima o in costume da bagno viene mostrata 1,6 volte di più di una foto di lei completamente vestita. Per un uomo, questo tasso è di 1,3 volte". Non è una differenza da poco. Perché qualifica una gerarchia e rappresenta una scelta editoriale non dichiarata permettendo ad alcuni account di essere meglio esposti e spingendone altri nell’ombra. Ovvero la differenza tra il guadagno e il fallimento per chi con Instagram lavora. Vedi i cosiddetti micro-influencer con seguito sotto le 10mila persone.

"Gli utenti della rete percepiscono e anticipano il funzionamento dell’algoritmo anche inconsciamente", afferma Ala Krinickyté, avvocato della fondazione Not Your Business: "Per me è una forma di manipolazione implicita", seppur ben nota ai forzati della rete. Ecco alcuni pareri dal vivo presentati dall’inchiesta. Yasmine K., autrice di Body Positive Attitude: "Quasi tutte le foto con più likes sono io in mutande o in costume da bagno". Il tasso di copertura esplode non appena si spoglia un po’. "Le foto che sono piaciute di più sono quelle in cui sono quasi nudo", ammette Basile, personaggio sportivo con 120mila follower.

Secondo Mediapart, l’interfaccia di programmazione brevettata da Instagram consente non solo di calcolare il livello di nudità di ogni foto pubblicata ma anche di considerare il colore della pelle. Che ruolo gioca "la carta dei colori della pelle?", si chiedono i protagonisti dello studio. Instagram bolla la ricerca di incompletezza ( "non ci sono criteri arbitrari come i costumi da bagno"), ma si guarda bene dal rispondere – nel merito – alle contestazioni dell’inchiesta.