Venerdì 10 Gennaio 2025
ANDREA SPINELLI
Magazine

Brunori Sas a Sanremo: “Io, perfetto sconosciuto sulle ali di una canzone"

Il musicista debutta all’Ariston con il brano “L’albero delle noci“ "Forse sarò schiacciato dal Festival e dai tanti concorrenti, ma credo nel mio lavoro"

Il musicista debutta all’Ariston con il brano 'L’albero delle noci'

Il musicista debutta all’Ariston con il brano 'L’albero delle noci'

Il rigore di Baggio e le sigarette col Cynar. Dopo aver aperto la sua società in accomandita semplice a Riccardo Sinigallia, facendolo sedere con lui dietro al banco di regia del singolo La vita com’è e poi tenendoselo accanto pure nelle esperienze successive, Brunori Sas debutta al Festival con L’albero delle noci, brano che si tira dietro un album dalle tante anime, in uscita il 14 febbraio sempre col prezioso contributo dell’ex Tiromancino. Sesta fatica musical-letteraria di una discografia varata nel 2009, L’albero delle noci, oltre ad avere il medesimo titolo del brano in gara all’Ariston, ha lo stesso sguardo sul mondo, in bilico tra pubblico e privato sempre con l’occhio puntato sulla canzone d’autore.

"Il pezzo me l’ha ispirato l’albero che ho di fronte alla finestra dello studio di casa, che da anni sono convinto contenga i testi e le musiche che poi scrivo" spiega il musicista cosentino, 47 anni, per l’anagrafe Dario Brunori. "Ma ho un po’ di paura a rivelare questa cosa al pensiero che i detrattori possano venire ad abbattermelo… Anzi, c’è stato un momento, seguito a un evento luttuoso privato, in cui ho pensato che pure l’albero fosse morto. E invece no, tant’è che il brano è uno dei pochi del disco nati tutti d’un fiato. M’è venuto un sabato di Pasqua di qualche anno fa, anche sulla spinta dell’arrivo di mia figlia Fiammetta, e parla di nascita e rinascita".

Il suo nome girava da anni nel toto-Festival. Stavolta cosa l’ha convinto?

"La canzone. E il disco che c’è dietro: un album di “rigenerazione“ per dirla con un termine caro a Sinigallia, non di “rivoluzione“, perché non sarebbe nelle mie corde, che mi sembra giusto portare a una grande platea come quella di Sanremo. Anche perché, coi tempi che corrono, lavori due anni su un progetto e poi nel giro di pochi giorni si brucia tutto, mentre il Festival lo mette sotto a un riflettore importante che dovrebbe permettere di allungargli la vita. Il disco ha visto la luce nell’azienda agricola che ho creato in Calabria insieme ad alcuni amici: un luogo importante perché intimo. Ho cercato un tipo di racconto che potesse piacere anche a miei nipoti che ascoltano la trap, abbiamo fatto tanti esperimenti. Alla fine il disco è un inno ai moderati ma nel modo più estremo possibile".

Sanremo: decisione sofferta?

"Non è stata una scelta semplice. Ma se hai in mano una canzone di cui sei convinto, tutto si fa più tranquillo. Una volta me l’ha detto pure Samuele Bersani: all’Ariston bisogna andare solo con quella che pensi sia la canzone giusta. Altrimenti, meglio lasciar stare. Ecco perché finora non avevo mandato niente. So bene di essere un perfetto sconosciuto per il grande pubblico, così punto su un brano che è un sunto, un Bignami, di Brunori Sas".

Insomma, va a Sanremo (anzi, torna visto il blitz di 6 anni fa ospite degli Zen Circus) per lasciare un segno.

"Viviamo un’epoca molto complicata per le cose che propongo io, quindi può anche starci che rimanga schiacciato dal contenitore e dal gran numero di concorrenti, ma va bene così. Nessuna paura degli eventuali fallimenti".

Per la serata delle collaborazioni quale sarebbe il desiderio (purtroppo) irrealizzabile?

"Ho scritto una canzone intitolata Il morso di Tyson e mi piacerebbe molto interpretarla con lui. O, perché no, Canzone contro la paura, visto che nelle interviste dice essere proprio quella la molla che fa scattare la sua irruenza di boxeur. In alternativa, la passione di Iron Mike per l’allevamento di piccioni mi suggerirebbe di omaggiare il Festival con Vola colomba".

Venendo al resto dell’album, la squillante Più acqua che fuoco sembra un viaggio nel lato rock di un De Gregori o di un Battiato.

"È frutto dei tentativi fatti con Sinigallia per provare a spostarmi dalla zona comfort della formula chitarra e voce o piano e voce verso qualcosa di più articolato. Battiato è stato sicuramente una fonte d’ispirazione per quel pezzo, così come i Cccp. Riccardo, per scombinare certi riferimenti e portare tutto su un asse più anglo-americano, ci ha messo dei fiati simil Talking Heads e la cosa m’è piaciuta perché svincola il disco dai suoi episodi più prettamente cantautorali".

Il rigore di Baggio a Usa 94 l’hanno citato in tanti, da Dalla ai Pinguini, a Diodato…

"In questo album lo faccio pure io. Perché è uno di quei momenti che, quando li citi, tutti si ricordano dove fossero e cosa stessero facendo e quindi mi sembrava azzeccato per raccontare la storia di un passaggio importante della mia vita".

Cosa direbbe al Dario di cinque anni fa?

"Le parole di mio nonno: stai tranquillo, che tutto s’aggiusta".

Pure Sanremo.