
I vicoli del centro alla sera sono ancora silenti. Ma, da qui a poche settimane, torneranno a brulicare. L’inverno con...
I vicoli del centro alla sera sono ancora silenti. Ma, da qui a poche settimane, torneranno a brulicare. L’inverno con le sue giornate rigide non ha ancora lasciato spazio alla primavera. Ma passeggiare nel cuore di Brixen, a ogni ora del giorno, è sempre piacevole e rilassante. L’eleganza della capitale della Valle Isarco, nei secoli sotto dominazione ecclesiastica del principe vescovo (oggi la sede della diocesi Bolzano-Bressanone è a Bolzano), si palesa nelle cromie dei palazzi, nel garbo della sua gente, nella qualità dell’offerta enogastronomica. Il vento talvolta scompiglia i capelli e graffia i volti. È utile ripararsi dal freddo e curare anima e sensi.
Christoph Mayr, la sesta generazione famigliare alla regia del ristorante ’Oste scuro’, accoglie gli ospiti con un gran sorriso e una passione che riesce a trasmettere al primo sguardo. Passione per la sua terra, per le sue eccellenze, per un luogo carico di storia che racconta di storie e persone dal XIII secolo a oggi. Da sempre di proprietà del Capitolo del Duomo, l’edificio – tra i più antichi della città – fungeva da abitazione dei canonici. Dal 1734 però i religiosi iniziarono a utilizzarlo come osteria in cui veniva servito il ’Zehentwein’, ovvero il vino usato dai contadini per pagare i tributi. Per non disturbare la quiete pubblica, il locale avrebbe dovuto chiudere all’imbrunire con il divieto di accendere qualsiasi luce. Regola non sempre osservata, il nome ne è testimonianza diretta. Nel 1881 l’Oste scuro viene acquistato da Anton Mayr e così inizia l’avventura in questo posto leggendario da parte di questa famiglia.
Christhoph – grazie al contributo della compagna Silvana, del suo giovane e dinamico team e alla new entry, lo chef di origini indiane Singh Gurpreet – offrea ai suoi ospiti un viaggio nel desco altoatesino attraverso rivisitazioni gourmet e un rispetto totale della materia prima. Un chilometro ridottissimo e una vera e propria artigianalità nella preparazione dei piatti fa sì che la testina di vitella sublimi il valore della carne ai massimi livelli, mentre la zuppa di vino unisca tradizione e creatività sprigionando sapori antichi con un carattere contemporaneo. E che dire dei canederli allo speck, i preferiti da chef Gurpreet il quale ama giocare con le basse temperature e declinare i sapori delle portate attraverso l’utilizzo di erbe selvatiche o, magari a breve, di spezie orientali. Chi verrà, vedrà.
Diego Casali