Torre del Lago (Viareggio), 15 luglio 2024 – L’uomo è abituato ai colpi di scena. Così ieri sera in occasione della prima della Bohéme a Torre del Lago per il Festival Pucciniano. E’ bastato poco. Una benda calata sugli occhi e una dichiarazione d’intenti prima di alzare la bacchetta da direttore d’orchestra. Lui è il direttore Alberto Veronesi. Il contesto è il Gran Teatro che si affaccia sul lago caro al compositore Giacomo Puccini, proprio davanti alla villa che custodisce le sue spoglie. Il resto è un attimo.
Un’opera tra le più note, un direttore d’orchestra non nuovo a colpi di scena (sette anni fa il 13 luglio si rifiutò di dirigere l’opera la sera in cui il Tar sospese l’elezione del sindaco di Viareggio) e altre proteste (come quando nel settembre 2020 si travesti da uomo sandwich contro l’allora segretario della Lega Salvini). Ieri ha inscenato la sua protesta (contestata da pochissimi “vergogna” e qualche rapido mugugno dalla platea) in una produzione per la regia di Christophe Gayral che propone una nuova lettura del capolavoro pucciniano allestito nel pieno delle rivolte del Maggio Francese. Una Bohème rivoluzionaria e sessantottina. Che aveva già scatenato le ire del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi che poche ore prima aveva invitato “il maestro Veronesi a non dirigere l’orchestra della Bohème”. “Mi auguro che un vero musicista come Alberto Veronesi – aveva dichiarato Sgarbi tarda serata – oltretutto presidente del Comitato promotore delle celebrazioni pucciniane, abbia la forza e l’orgoglio di non dirigere l’orchestra del Festival per una ‘Bohème’ che, di regia sicuramente pregevolissima (Christophe Gayral), tradisce nelle scene pensate da Christophe Ouvrard ogni visione e spirito pucciniano”. Detto fatto. Il maestro Veronesi è arrivato poco prima che si alzasse il sipario (creando qualche ansia nello staff della Fondazione) e poi quando è entrato inscena si è calato la benda. “Non voglio vedere queste scene”, ha urlato. Poi ha diretto tutta l’opera ad occhi chiusi. Del resto lui è abituato a dirigere Puccini e conosce lo spartito a memoria.
Alla fine ne esce una bella esecuzione del cast, con degli eccezionali Musetta (Federica Guida) e Marcello (Alessandro Luongo) che, nel secondo quadro, hanno strappato due applausi a scena aperta. Buona anche l’interpretazione di Mimi (Claudia Pavone), con qualche momento tremulo spiegabile con il caldo e l’umidità che aleggiava sopra il lago. Discreto anche Rodolfo (Oreste Cosimo), nonostante qualche evidente difficoltà nel registro più alto. Nel complesso però le partiture, il cantato e le parole non sono andate d’accordo con il libretto (dal camino sostituito da una stufa, dalla sedia sostituita da un divano) che hanno provocato non pochi dubbi e mugugni tra i melomani affezionati a Giacomo Puccini.