Stoccolma, 13 ottobre 2016 - Bob Dylan ha vinto il premio Nobel per la Letteratura 2016. Nel giorno della morte di Dario Fo, l'accademia sceglie un altro menestrello per uno dei suoi riconoscementi più ambiti. Quasi un passaggio di consegne, con il giullare lombardo che prima dell'annuncio del suo Nobel, nel 1997, aveva detto: "Sarei proprio contento che vincesse lui", proprio riferito al rocker. Una scelta a sorpresa, quella dell'Accademia svedese, che spiazza anche i bookmakers: pagavano la vittoria di Dylan 16 a 1. Fino a ieri i favoriti erano il keniota Ngugi Wa Thiong'o (a 4,00), il giapponese Haruki Murakami (a 5,00) e il poeta siriano Adonis (a 6,00).
Bob Dylan, un Nobel che fa discutere
IL GIGANTE - Dylan ha 75 anni, è nato a Duluth (Stati Uniti) il 24 maggio 1941, all'anagrafe Robert Allen Zimmerman. Celebre come cantautore e compositore, si è distinto anche come scrittore, poeta, attore, pittore scultore e conduttore radiofonico. Viene considerato un gigante della cultura degli ultimi 50 anni, forse una delle più importanti figure nel campo musicale e in quello della letteratura a livello mondiale. E' uno dei più enigmatici tra i geni della musica popolare. Il Nobel gli è stato assegnato "per aver creato nuove espressioni poetiche nella grande tradizione musicale americana".
Tra i suoi successi, come cantante, si ricordano fra gli altri, Blowing in The wind (1963), Like a Rolling Stones (1965) e Knocking's on Heaven's Door (1973). Tra i primi a commentare il riconoscimento a Dylan, il premier Matteo Renzi: "Mentre siamo al lavoro sui numeri della Stabilità - twitta Renzi - arriva la notizia di Bob Dylan Nobel per la letteratura". E aggiunge: "La poesia vince, sempre". Esprime la sua soddisfazione anche Barack Obama: "Uno dei miei poeti preferiti", dice a proposito del menestrello del rock.
IL PERSONAGGIO - Di Bob Dylan si ricordano le scelte soprendenti che hanno spiazzato pubblico e fan durante la sua lunga carriera. Si va dalla chitarra elettrica degli anni '60 alla conversione al credo dei Cristiani rinati fino al recente approdo agli spot pubblicitari, Victoria's Secret compreso. Dal gennaio 1988 è entrato nella Rock and Roll Hall of Fame, con i dischi incisi negli anni '60 all'inizio della sua carriera, ha aperto alla musica popolare le porte della grande letteratura, creando un modello (il cantautore) e un mito contro cui ha lottato tutta la vita. Il fatto è che proprio le sue canzoni più celebri di quel periodo, così immerse nella tradizione popolare americana e al tempo stesso assolutamente anti retoriche nella loro essenza, hanno rappresentato, e ancora rappresentano, la sintesi perfetta dello spirito di quel tempo, diviso tra le aspirazioni a un mondo migliore, il rifiuto della guerra, la ricerca di un'identità per i giovani, da poco diventati effettivamente una nuova categoria sociologica. Non c'è evento che possa cambiarne la natura: possa essere un'esibizione di fronte a papa Wojtyla e a 300 mila persone, come a Bologna nel 1997 per il Congresso eucaristico nazionale, o, di recente, i suoi concerti in Cina o a Saigon. Inutilmente i media hanno sperato di sentire da lui parole contro la censura praticata dal governo di Pechino o qualche allusione alla guerra del Vietnam. Ma così come ha fatto tante volte, Dylan è riuscito a sorprendere tutti: dopo più di 30 anni, i suoi album più recenti, Modern Times e Together Through Life sono tornati in classifica e a mettere d'accordo la critica, cosa che non succedeva dalla fine degli anni '80 con il bellissimo Oh Mercy. Nel frattempo è diventato anche conduttore di un programma radiofonico di grande successo.