Venerdì 22 Novembre 2024

Galapagos, riecco la tartaruga gigante ritenuta estinta

Sorpresa: nell'arcipelago delle Galapagos è riapparsa una specie di tartaruga gigante data ormai per estinta da un secolo

La tartaruga gigante ritrovata a Fernandina (Foto: GNDP, W. Tapia)

La tartaruga gigante ritrovata a Fernandina (Foto: GNDP, W. Tapia)

Da oltre un secolo, nell'arcipelago delle Galapagos, in Ecuador, si erano perse le tracce di una tartaruga gigante nota con il nome di Chelonoidis phantasticus. Per gli scienziati, che erano ormai pronti a certificarne l'estinzione, è stata quindi una piacevole sorpresa avvistare la presenza di un esemplare adulto sull'Isola Fernandina. L'ultima volta era accaduto nel lontano 1906. CHI SI RIVEDE La tartaruga, di sesso femminile, è stata individuata grazie allo sforzo congiunto del Galapagos National Park e della Galapagos Conservancy, i cui esperti erano in missione in un zona remota di Fernandina, una delle tredici isole vulcaniche che compongono l'arcipelago. Da una prima verifica il rettile potrebbe avere circa 100 anni, cosa che, secondo i ricercatori, documenta la spiccata propensione dell'animale a rimanere lontanissimo da occhi indiscreti.  

C'È ANCORA SPERANZA? La squadra ha ora passato il testimone al centro di conservazione dell'Isola Santa Cruz, dove sono previsti ulteriori esami clinici e genetici sulla tartaruga gigante, che ne riveleranno l'età in modo più preciso. In parallelo, verranno condotte ulteriori indagini sul luogo del ritrovamento, dove alcuni indizi (in primis le tracce di feci) fanno sperare nella presenza di altre Chelonoidis phantasticus. STAVOLTA L'UOMO NON C'ENTRA Dal 1835, anno in cui Charles Darwin sbarcò alle Galapagos, sono state classificate 15 specie di tartaruga gigante, di cui solo una decina sono sopravvissute fino ai giorni nostri. La Chelonoidis phantasticus era stata classificata dall'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) come specie forse estinta. La colpa, per una volta, sembra tuttavia non essere dell'uomo, bensì dalle dure condizioni imposte dall'habitat in cui vive l'animale, che deve fare i conti con le frequenti colate di lava che ricoprono l'isola.