Martedì 5 Novembre 2024
RITA BARTOLOMEI
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Aviaria, come cambieranno i controlli in Italia? Le ultime notizie dopo il contagio da mucca negli Usa

Calogero Terregino dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, responsabile del centro di referenza nazionale e del laboratorio di referenza europeo: “Aspettiamo gli esiti delle indagini americane. Da capire se quel ceppo abbia particolare propensione per i mammiferi. Ecco come ci organizzeremo”

Aviaria: come cambieranno i controlli sui bovini in Italia dopo i casi in Usa?

Aviaria: come cambieranno i controlli sui bovini in Italia dopo i casi in Usa?

Roma, 9 aprile 2024 - Aviaria: una mucca ha contagiato un uomo in America, è la prima volta. Qual è la prospettiva in Italia? Cambieranno i sistemi di controllo? Lo abbiamo chiesto a Calogero Terregino dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, responsabile del centro di referenza nazionale e del laboratorio di referenza europeo.

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Cosa sta accadendo in Italia?

“Attualmente non abbiamo casi di influenza aviaria. Siamo interessati storicamente dal virus nel periodo autunno-inverno, con l’arrivo degli uccelli migratori e l’ingresso anche nel territorio nazionale di animali infetti che poi inevitabilmente generano casi nel pollame. L’ultimo evento risale a febbraio, in un tacchino. Abbiamo continuato a monitorare la fauna selvatica. Da fine febbraio non abbiamo più trovato animali infetti”.

A questo link la situazione epidemiologica in Italia

Dopo i casi negli Usa come cambieranno i controlli?

“Questa situazione ha portato a pensare che i bovini debbano rientrare nella sorveglianza. E per i bovini da latte qualcosa dovrà essere incrementato. Questo comporterà che nei periodi a rischio, da settembre a marzo, dovremo valutare con le associazioni di categoria se ad esempio è necessaria una sorveglianza attiva. Nel frattempo aspettiamo i risultati delle indagini americane. Ma non possiamo più considerare i bovini come refrattari. Ci sono stati casi anche nelle capre. Già da anni abbiamo esteso la sorveglianza ai mammiferi. In Europa viene garantito il controllo anche sui carnivori selvatici, quindi ad esempio su tutti gli animali che vengono trovati morti. In caso di focolai, da un paio d’anni facciamo la sorveglianza anche su cani e gatti. Perché questi eventi di spillover sui mammiferi sono ormai da considerare possibili”.

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Come è avvenuto il contagio mucca-uomo negli Usa?

“Intanto il caso è abbastanza anomalo, peculiare. Come si spiega? Il motivo principale è dovuto probabilmente a una forte contaminazione ambientale. Chi munge le mucche da latte si trova ad essere molto vicino con il volto alla mammella. Basta anche banalmente che questa persona si sia strofinata gli occhi con le mani sporche. Ricordiamo che la congiuntivite è uno dei sintomi abbastanza comuni nell’aviaria. Non c’è stata nessuna evidenza di passaggio per via respiratoria dal bovino all’uomo”.

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Il caso latte negli Usa

“Gli americani stanno indagando su tutti gli aspetti. La lattazione degli animali malati è molto scarsa, il latte ha un colore molto scuro simile al colostro, è molto denso e naturalmente non viene commercializzato”.

Ma potrebbe contaminare il latte sano? “Per ora le autorità sanitarie Usa si raccomandano di non consumare latte crudo. Viene consigliato di utilizzare solo quello pastorizzato. Perché la pastorizzazione è in grado di inattivare completamente il virus. E’ ancora presto per dire che cosa ha determinato tutti questi eventi negli Stati Uniti. Non è ancora chiaro se questo particolare ceppo abbia una particolare propensione per i mammiferi”.