Venerdì 22 Novembre 2024
Fruzsina Szikszai
Magazine

Abbiamo visto davvero l’aurora boreale in Italia? Ecco cos’era lo spettacolo di luci rosse nel cielo

La sera del 5 novembre abbiamo assistito a un evento straordinario. Le spiegazioni dell’Istituto nazionale di astrofisica

Roma, 10 novembre 2023 – La sera del 5 novembre, in Italia come in altri paesi europei, molti hanno avvistato e ammirato uno spettacolo di luci rosse nel cielo, identificato prontamente come l’aurora boreale. Successivamente, però, alcuni esperti hanno affermato che si trattava di un fenomeno completamente diverso, chiamato SAR. In realtà, entrambe le parti potrebbero avere ragione: si ritiene che ci sia stata una concomitanza di fenomeni. A precisarlo è Daria Guidetti dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), responsabile del progetto Sorvegliati Spaziali.

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Aurora boreale, SAR, o entrambi?

Per dare una risposta netta a questa domanda, prima di tutto bisognerebbe fare un’analisi molto più approfondita, sottolinea Guidetti. “Non possiamo escludere con certezza che abbiamo visto solo delle aurore, come non possiamo dire con certezza che abbiamo visto solo gli archi SAR”, afferma, aggiungendo che questi ultimi, in realtà, sono sempre una forma di aurora di seconda classe. “Il fenomeno alla base è sostanzialmente lo stesso: un'eruzione violenta e improvvisa di gas da parte del Sole che si chiama eiezione di massa coronale”, spiega l’astronoma. “È un pezzo di Sole di gas ionizzato che si stacca e viaggia a migliaia di chilometri al secondo, per cui ci raggiunge nel giro di pochi giorni o anche di un giorno e mezzo”. Le particelle del Sole altamente energetiche penetrano il campo magnetico della Terra (che ha due punti deboli sopra i Poli) e interagiscono con i gas della nostra atmosfera che fanno sì che venga emessa luce di vari colori sotto forma di aurora. Nel caso dei SAR, invece, questi pezzi enormi di plasma interagiscono prima di tutto con particelle cariche attorno alla Terra che creano delle correnti ad anello da est a ovest. Queste particelle “si caricano di energia quando ricevono l’impatto di questa eiezione di massa coronale del Sole e a un certo punto lo scaricano”, racconta l’esperta dell’Inaf. E a quel punto iniziano ad interagire con gli atomi della nostra atmosfera. “In questo caso si parla di ossigeno atomico che produce luce rossa, nella forma soprattutto di archi luminosi”. La parte più alta delle aurore, infatti, è generalmente rossa a causa della presenza dell’ossigeno atomico sopra i 300 km di quota. A quote diverse dominano gas diversi che, poi, producono colori diversi: l’ossigeno molecolare dà il verde, l’azoto invece dà il blu che è tipicamente nelle quote più basse.

Altri spettacoli in arrivo

Una buona notizia per coloro che si sono persi lo spettacolo dello scorso weekend è che il Sole sta andando verso il massimo della sua attività; perciò, è possibile che rivedremo un fenomeno del genere. “Nella nostra vita quotidiana ci può sembrare sempre uguale, invece il Sole va incontro a dei cicli di attività che durano in media circa 11 anni”, spiega Guidetti. “Adesso siamo nel ciclo che è classificato come numero 25. A cavallo tra il 2024 e il 2025 si prevede che cada il massimo di attività del Sole, quindi è possibile che si ripeta un fenomeno di questo tipo, anche se non possiamo fare previsioni”, aggiunge. “Chiaramente questo non significa che giorno dopo giorno il Sole diventerà sempre più turbolento, sempre più attivo – prosegue -. Avrà anche dei giorni di calma, un po’ come il meteo”. Per gli appassionati di meteorologia spaziale, sul sito del progetto Sorvegliati Spaziali viene pubblicato quotidianamente il bollettino solare che monitora l’attività del Sole, nonché tanti approfondimenti. In più, con l’applicazione Sorvegliati Spaziali che offre contenuti in realtà aumentata, uno può portare le aurore anche nella propria stanza.

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