Roma, 18 dicembre 2024 – Come ogni anno dalla fine dell’estate all’inizio della primavera parte la caccia all’aurora boreale più spettacolare. Risultato dell’interazione tra il vento solare e il campo magnetico terrestre, questo intenso spettacolo di luci colorate si verifica tendenzialmente nelle regioni polari, dove l’attività geomagnetica è più intensa, ma negli ultimi anni si è avvistata anche a latitudini più vicine a noi, come l’Irlanda. E, poco fa, anche nel Nord Italia.
Quando si può vedere l'aurora boreale
L’intensità e la frequenza dell’aurora boreale dipendono dal ciclo solare, un periodo di circa 11 anni durante il quale l’attività del Sole varia. Sembra che il nuovo anno che sta per iniziare e quelli immediatamente successivi saranno molto fortunati per chi cerca di avvistare l’aurora polare poiché il prossimo massimo solare, che registra i picchi dell’attività solare, è previsto proprio nel 2025. Ogni aurora è unica e si manifesta attraverso onde luminose dai toni del verde, rosso e viola, dovuti ai diversi gas atmosferici coinvolti: l’ossigeno emette sfumature verdi e rosse, mentre l’azoto produce bagliori blu e viola.
Come nasce l'aurora boreale?
Nota anche come aurora polare, si tratta di un fenomeno ottico causato dall’interazione tra le particelle cariche del vento solare e la magnetosfera terrestre. Le particelle, entrando in contatto con l’atmosfera, generano onde luminose cromaticamente intense e atipiche, con tonalità dal rosso acceso e viola fino ai toni freddi dell’azzurro e del verde, un colore decisamente inusuale rispetto ai cieli a cui siamo abituati. Quando le particelle emesse dal Sole raggiungono la Terra, vengono deviate dalla forza di Lorentz, che agisce perpendicolarmente alla loro direzione di movimento.
Il campo magnetico terrestre, concentrato nelle fasce di Van Allen, “imbriglia” le particelle cariche e le dirige verso i poli magnetici. Scendendo a spirale lungo le linee del campo magnetico, le particelle entrano in contatto con i gas presenti nell’atmosfera, come l’ossigeno e l’azoto, finendo per produrre le spettacolari bande luminose dell’aurora boreale e australe che rendono celebri i cieli del Nord Europa.
L’aurora in realtà non è un fenomeno esclusivo della Terra. È stata osservata su Giove, Saturno, Urano e persino su Marte, dove si forma in modo diffuso perché il pianeta non ha un campo magnetico globale, ma solo zone localizzate di magnetismo.
L’aurora boreale: dove avvistarla?
Tra le destinazioni più note in cui osservare l’aurora boreale occupa un posto di primo piano il Nord Europa con località come Tromsø e le Isole Lofoten, in Norvegia, oltre il Circolo Polare Artico. I mesi tra novembre e febbraio rendono questa finestra temporale uno dei momenti migliori in cui assistere al fenomeno dell’aurora che generalmente tende a fare la sua comparsa tra le 18 e l'1 di notte.
Il Parco Nazionale di Abisko nella Lapponia svedese è considerato uno dei luoghi più magici per i cacciatori di aurore boreali. Il motivo? La quasi totale assenza di inquinamento luminoso. Qui si trova l’Aurora Sky Station, un punto di osservazione privilegiato raggiungibile tramite una seggiovia panoramica, che permette di salire in quota e godere di una visibilità straordinaria. Nelle notti più fredde e serene, l'aurora sembrerà galleggiare nel cielo con l’effetto di una vera e propria danza, a pochi passi da chi osserva.
In Finlandia un posto d’eccezione è occupato dalla Lapponia: gli appassionati del Natale sognano di andare almeno una volta nella vita a Rovaniemi, resa celebre come la terra di Babbo Natale. Come godersi il cielo stellato notturno? Fra le esperienze più richieste le escursioni a bordo di una motoslitta o attraverso il paesaggio candido con una slitta trainata da cani husky, o una notte in un igloo per un soggiorno fuori dal comune.
Tuttavia, ai più fortunati il cielo può sempre riservare qualche sorpresa: c’è chi è riuscito nell’impresa di vedere l’aurora polare già dalla scaletta dell’aereo, nel momento di sbarcare a Reykjavik. L’Islanda, con i suoi paesaggi vulcanici, geyser e cascate, è un palcoscenico naturale straordinario e luoghi come il Parco Nazionale di Thingvellir o le spiagge nere di Vik permettono di ammirare i colori dell’aurora che risplendono nel bianco di un ghiacciaio o sui campi di lava. Fra la fine di settembre e l’inizio di aprile uno spettacolo di luci danzanti illumina di magia i vasti paesaggi vulcanici del Parco Nazionale Þingvellir e le formazioni laviche di Dimmuborgir presso il lago Mývatn. Facilmente accessibile da Reykjavik, la penisola di Reykjanes, con i suoi campi lavici, costituisce un’altra delle mete più interessanti per i viaggiatori sulle tracce dell’aurora boreale.
Quando vedere l’aurora boreale?
Il periodo migliore per ammirare l’aurora boreale è tra settembre e marzo, quando le notti sono più lunghe e buie. L’attività aurorale raggiunge spesso il suo picco durante l’equinozio d’autunno, a fine settembre, e l’equinozio di primavera, a fine marzo. Questo intervallo offre le condizioni ideali per osservare le luci danzanti nel cielo notturno. Inoltre, nelle regioni artiche durante i mesi di dicembre e gennaio il buio raggiunge il culmine, fattore che influisce positivamente sulla visibilità del fenomeno.
Consigli per osservare l’aurora boreale
Per aumentare le possibilità di avvistamento è fondamentale allontanarsi dai centri abitati e dalle luci artificiali. Negli ultimi anni esiste la possibilità di controllare le previsioni meteo tramite app dedicate che allertano sulla percentuale di probabilità della comparsa di un’aurora boreale rispetto al luogo in cui ci si troverà. I cieli sereni sono essenziali per poter ammirare l’aurora boreale, la quale non è affatto detto che debba apparire nel cuore della notte: potrebbe essere osservata già verso l’ora del tramonto, intorno alle 18, purché ci sia buio a sufficienza. Per catturare al meglio il fenomeno è essenziale l’utilizzo di una fotocamera con impostazioni manuali e un cavalletto.
Come vestirsi per vedere l’aurora boreale
Preparare la valigia in modo adeguato è un passaggio obbligato, soprattutto quando si tratta di temperature inferiori allo zero. Per affrontare le rigide temperature delle regioni artiche aiuterà la vecchia abitudine di vestirsi a strati. La tecnica dell'abbigliamento a cipolla consente di mantenere il calore corporeo e adattarsi alle variazioni di temperatura.
La base può essere costituita da un intimo termico traspirante in lana merino o materiali sintetici che mantengano asciutta la pelle. Lo strato intermedio deve includere capi isolanti, come pile o maglioni in lana, in grado di trattenere il calore. Lo strato esterno, infine, deve essere antivento e impermeabile, come giacche invernali imbottite o parka tecnici. Accessori fondamentali includono guanti o moffole isolanti, cappelli in lana o pile che coprano bene orecchie e fronte, sciarpe o scaldacollo per proteggere viso e collo.
Ai piedi, è importante indossare calzini termici e scarponi invernali resistenti al freddo e all'umidità. Scaldamani e scaldapiedi, sempre più diffusi negli ultimi anni, potranno fare la differenza e aggiungere comfort, soprattutto nell’ipotesi di lunghe escursioni all’aperto nelle ore notturne.