Giovedì 16 Gennaio 2025
BENEDETTA IACOMUCCI E ANNA MARCHETTI
Magazine

L’atleta di Fano? Non è di Lisippo

Il direttore ministeriale Osanna: “Attribuzione superata. Ma il valore non cambia: auspichiamo che dagli Usa torni presto in Italia”

Il direttore generale dei musei Massimo Osanna e l'Atleta di Fano

Il direttore generale dei musei Massimo Osanna e l'Atleta di Fano

Fano, 16 gennaio 2025 – Da quando fu recuperato nelle acque davanti a Pedaso, circa sessant’anni fa, per Fano quello è sempre stato “il Lisippo”, dal nome dello scultore greco al quale si attribuiva la paternità della pregiata statua di bronzo risalente al IV secolo avanti Cristo.

Quale sorpresa, dunque, nell’apprendere oggi da una delle massime autorità ministeriali che sì, quel bronzo è effettivamente un pregiato esempio di arte classica, ma che no, non fu scolpito dal Lisippo. Ad affermarlo è Massimo Osanna, direttore generale dei Musei del ministero della Cultura, atteso a Fano, proprio domani, per una conferenza su questo bronzo da sempre al centro di una contesa internazionale.

“Non è opportuno – chiarisce il professor Osanna – continuare ad accostare questa statua a Lisippo, poiché la più recente ricerca scientifica ha ormai superato l’interpretazione che legava l’Atleta di Fano allo scultore e sulla quale il Getty ha costruito e perpetuato la propria narrazione”. Una sorta di “marchio di fabbrica“ ormai entrato nel parlare comune, benché nel mondo scientifico, stando alle affermazioni del professor Osanna, l’incongruità della attribuzione sembrasse da tempo acquisita. Ma un conto è il mondo accademico (la storia critica ebbe inizio nel 1978 con la pubblicazione di Jiri Frel che attribuì l’opera a Lisippo, attribuzione contestata a partire dal 1983 da Frédéric Louis Bastet e nel 1993 da Luigi Todisco i quali preferirono assegnare il bronzo ad ambito lisippeo invece che al maestro stesso), un altro è lo Stato, e questa è probabilmente la prima volta che un funzionario del Ministero sgombera il campo da ogni equivoco.

STATUE_OF_A_VICTORIOUS_YOUTH_FRONT_-_GETTY_MUSEUM_77.AB.30
L’Atleta di Fano, bronzo datato tra il IV e il II secolo a.C., attribuito (dal 1978, da Jiri Frel) allo scultore greco Lisippo

Una restituzione della verità che nulla toglie comunque al valore dell’opera, chiunque l’abbia concepita e realizzata. Ripescata da un peschereccio fanese nelle acque dell’Adriatico al largo di Pedaso, nell’agosto del 1964, il destino di quella statua del giovinetto dalla posa atletica, si è poi legato a una serie di passaggi di mano non sempre leciti fino ad approdare al museo Getty di Malibu, dove è stato dal 1977 sino ad oggi, fatto salvo il recente trasferimento per metterlo al sicuro dalle fiamme che divoravano la collina.

Una vicenda che negli anni sembrava essersi avvitata in una contesa internazionale su cui hanno, alla fine, messo un punto inequivocabile ben due sentenze: quella italiana del 2018 e quella europea del 2024. Affermando che la statua deve tornare in Italia.

“Sono fiducioso che la vicenda possa concludersi in modo positivo – dice in prosito il professor Osanna –. Sin dal recupero del cratere di Eufronio dal Metropolitan Museum di New York, il primo grande successo di diplomazia culturale per il rientro di opere sottratte illecitamente, il Ministero della Cultura ha perseguito una linea chiara: ricostruire i contesti di provenienza e valorizzare i territori. L’auspicio è che, anche per l’Atleta di Fano, si possa replicare questo percorso virtuoso”. Ma non chiamatelo Lisippo.